ROSSETTI, Domenico
ROSSETTI, Domenico. – Figlio degli artigiani Nicola e Maria Francesca Pietrocola, Domenico Francesco Liberio nacque a Vasto (Chieti) il 10 ottobre 1772, dopo Andrea (1765-1833) e Antonio (1770-1853), ai quali seguirono Gabriele (1783-1854) e tre sorelle. Fu Andrea che, fra casa e chiesa, impartì a Domenico i primi rudimenti scolastici. In seguito il giovane ampliò le conoscenze, letterarie e scientifiche, con le lezioni private di uno dei padri del locale convento di S. Spirito, alle quali unì una robusta preparazione da autodidatta. Rivelò subito speciale sensibilità per la poesia estemporanea: del resto, sin da giovanissimo Domenico era l’orgoglio della famiglia, e per livello culturale e per versatilità nello studio.
Verso il 1792-93 partì da Vasto diretto a Napoli per frequentare gli studi di giurisprudenza e votarsi alla carriera del foro. La capitale partenopea gli riservò le prime sorprese: il giurista Luigi Serio scoprì nello studente di pandette il genio della poesia estemporanea; folgorato sulla strada di Posillipo, davanti alla tomba di Virgilio, spesso Domenico declamava i suoi versi, ed era un successo di pubblico. Godeva già di larga fama quando a Napoli gli avvenimenti precipitarono per l’impatto della Rivoluzione francese; quando il sovrano decretò l’invio di truppe a Tolone in aiuto degli alleati inglesi, accerchiati dalle armi dei rivoluzionari, Rossetti disertò e fuggì alla volta dello Stato della Chiesa. Nella Roma di Pio VI diede prova di intelligenza versatile, studiò patristica e scolastica alla Sapienza, facendosi apprezzare dal corpo docente: la sua tesi su Eusebio di Cesarea ricevette l’elogio degli ‘illustri accademici’.
Con l’arrivo di Napoleone in Italia e con il triennio rivoluzionario Rossetti non saltò sul carro del ‘liberatore’, ma scelse di nuovo la condizione del profugo fuggendo da Roma verso il Granducato di Toscana, che peraltro rimase coinvolto dall’invasione francese.
In questi mesi infuocati si confermò personaggio con ambizioni pubbliche: prima entrò in scena nell’isola d’Elba come intermediario fra gli invasori francesi e i rappresentanti dei paesi di S. Pietro, S. Ilario e Marciana, intenzionati a non deporre le armi; in un secondo momento diede alle stampe a Firenze e a Pisa un canto allegorico, di 56 ottave, La superbia de’ Galli punita, a firma di Stitemenios Veldacodrotos, anagramma di Domenico Rossetti di Vasto: è tutta una gustosa derisione dei francesi, messi in fuga in Toscana dagli austro-russi.
Nello stesso 1799 Rossetti si trasferì nel Regno di Sardegna, a Cagliari. Qui incontrò il suo mecenate, il viceré Carlo Felice. Il momento di maggior successo nell’isola Domenico lo ebbe a Sassari, con la messa in scena della sua corposa tragedia San Gavino, avvenuta il 29 novembre 1800 nella chiesa di S. Giacomo, opera importante anche sotto il profilo storico, poiché inaugurava la stagione teatrale sassarese. Nei due anni e mezzo del suo soggiorno in Sardegna intrecciò una fitta rete di amicizie.
Nella primavera del 1803, dopo la partecipazione a un concorso di poesia a Genova (1802), lo troviamo a Nizza e in Costa Azzurra nelle vesti di turista, speleologo e cantore della natura.
Pubblicò il resoconto della scoperta di un antro nella montagna di Nizza nel poemetto, di 165 ottave, La grotta di Monte-Calvo (Torino 1804), realizzando a modo suo l’ideale di philosophe illuminista, volto alla divulgazione scientifica attraverso la poesia. A Torino fece parte della ‘colonia della Dora’, frequentata dall’abate Tommaso Valperga di Caluso, maestro di Vittorio Alfieri.
Raggiunse quindi il Ducato di Parma (1804) e, dopo aver sperimentato a Bologna la sua abilità come librettista nel dramma Sofonisba, fu nuovamente nell’‘Atene d’Italia’, ultima tappa delle sue peregrinazioni. A Parma sostenne con il professor Godi l’esame di laurea (di conferma) in diritto, l’8 agosto 1808, dedicandosi dunque all’attività forense, senza mai trascurare gli interessi letterari. Qui, nel 1813, diede alle stampe la copiosa produzione in versi, a conferma della fama poetica che aveva conquistato e che era stata riconosciuta già nel 1812 dalle autorità francesi, che gli affidarono la direzione della Gazzetta di Parma, rinata con il nome di Giornale del Taro. L’incarico di redattore durò fino al crollo di Napoleone: nel 1814 la sua firma scomparve infatti dal giornale.
Negli anni della Restaurazione gli fu affidato il nuovo prestigioso incarico di segretario del governatore della Toscana, il generale austriaco conte di Starhemberg. Neppure in questa impegnativa esperienza tecnico-amministrativa, svolta a Firenze, Rossetti lasciò cadere la passione per il verso estemporaneo, e continuò ad alimentare la poliedricità del suo genio, riaffermandone l’ideale cosmopolita, dedito al solo servizio delle lettere e della scienza, alieno – come amava dire – da ogni spirito di partito. Ma poco dopo l’assunzione di questo incarico, probabilmente a causa dell’attività frenetica, Rossetti fu colpito da un ictus nel 1815, cui fece seguito una lunga paralisi; si spense nella sua casa di Parma, al n. 21 di via S. Niccolò, presso la cattedrale, il 7 luglio 1816.
Opere. Componimenti poetici sopra il Santissimo Natale di N.S. Gesù Cristo, Roma 1795; La superbia de’ Galli punita. Canto estemporaneo, Pisa 1799; A Gavino Murro, nominato vescovo della città di Bosa. Acrostico, Sassari 1800; La vittoria riportata sopra l’ingannato popolo del villaggio di T[h]iesi, il giorno 6 ottobre 1800. Cantica, Sassari 1800; Poesie e Sonetti, Sassari 1800 e 1801; San Gavino. Tragedia, Sassari 1801 (rist. Oristano 1885); Descrizione del magnifico catafalco per la Regina di Sardegna Maria Clotilde Adelaide, Sassari 1802; Sonetti, Sassari 1802; Per le nozze di Don Serafino De-Candia con Marietta De-Cize. Canto epitalamico, Sassari 1802; Agli amatori delle scienze e delle utili scoperte, Parma 1804; La grotta di Monte-Calvo. Poemetto, Torino 1804; Sofonisba. Dramma serio per musica, da rappresentarsi in Bologna, in occasione dell’apertura del nuovo teatro detto del Corso, la primavera del 1805, Bologna 1805; articoli e componimenti nella sezione Varietà del Giornale del Taro (già Gazzetta di Parma) compaiono dal 27 giugno 1812 (n. 34) fino a marzo 1814 (1812: 11 agosto n. 47; 18 agosto n. 49; 22 agosto n. 50; 3 ottobre n. 62; 10 ottobre n. 64; 16 ottobre n. 65; 17 ottobre n. 66; 24 ottobre n. 68; 7 novembre n. 72; 1° dicembre n. 79; 12 dicembre n. 82; 1813: 16 marzo n. 22; 13 aprile n. 30; 18 settembre n. 75, 1814: 1° gennaio n. 1, 20 marzo, supplemento al n. 24); Opere poetiche, Parma 1813.
Fonti e Bibl.: S. De-Rubeis, Notizie storico letterarie, in D. Rossetti, Opere poetiche, Parma 1813, pp. I-XIV; A. Mazzarella da Cerreto, Elogio di D. R., in Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, V, Napoli 1818, pp. 577-584; La Gazzetta di Parma dal Settecento a oggi, Parma 19252; M.L. Giartosio De Courten, I Rossetti. Storia di una famiglia, Milano 1928; R. Ciasca, Bibliografia sarda, I-III, Roma 1931; L. Marchesani, Storia di Vasto, a cura di M. Sacchetti, Pescara 1966; P. Tola, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, I, Bologna 1976, p. 142; C. Capra, Il giornalismo nell’età rivoluzionaria e napoleonica, in V. Castronovo - N. Tranfaglia, Storia della stampa italiana, I, Bari 1980, p. 486; I Rossetti fra Italia e Inghilterra. Atti del Convegno internazionale..., Vasto... 1982, a cura di G. Oliva, Roma 1984; G. Pietrocola, Nuove acquisizioni rossettiane, Vasto 1992; P. Spadaccini, D. R., direttore della “Gazzetta di Parma”, dal 1812 al 1814, in Vasto Domani, XXX (1997), 5; E. Mugoni, “Pellegrin pel mondo”: D. R. (1772-1816) tra Illuminismo e Restaurazione, in Studi medievali e moderni, 1999, n. 2, pp. 27-51; Ead., Il fratello perduto: Gabriele e D. R., ibid., 2004, n. 2, pp. 169-182; Ead., R. D., in Gente d’Abruzzo. Dizionario biografico, a cura di E. Di Carlo, IX, Castelli 2007; Ead.- G. Oliva, D. R. Il fratello perduto, in I Rossetti. Album di famiglia. Documenti testimonianze immagini, a cura di G. Oliva, Lanciano 2010; P. Spadaccini, D. R. e la Grotta di Monte Calvo, fra mito e leggenda, Vasto 2014.