PASSIONEI, Domenico Silvio
PASSIONEI, Domenico Silvio. – Nacque a Fossombrone il 2 dicembre 1682, secondo dei due figli del conte Gian Benedetto e di Virginia Sabbatelli (talora indicata come Vittoria) in una delle famiglie più ragguardevoli della cittadina della valle del Metauro che, incorporata nel Ducato di Urbino fino al 1631, era ormai unita allo Stato della Chiesa.
Per promuovere il prestigio del casato, alla cui storia Passionei dedicò poi attenti studi (Caracciolo, 1968, pp. 21 s.), fu trasferito tredicenne a Roma presso lo zio Guido, segretario della Cifra (Notizie, 1721, pp. 331 s.), per essere istruito dai somaschi del Collegio clementino, dove si mostrò presto particolarmente versato per le lettere (Universae Philosophia..., 1701; Paltrinieri, 1795, pp. 34-36, 103; Crescimbeni, 1702, p. 144). Terminati gli studi a diciannove anni, si applicò agli studi greci, della lingua ebraica e siriaca, godendo già delle robuste e colte protezioni che ne favorirono reputazione e carriera: primi fra tutti l’urbinate Clemente XI, il nipote Alessandro Albani e il cardinale Fabrizio Paolucci. L’ammissione al circolo di Giusto Fontanini lo mise in contatto con filologi, letterati ed eruditi di primo piano. Tale rapporto di amicizia e formazione durò circa cinque anni, fin quando non fu più utile, e Passionei prese a trattare Fontanini «con marmorea durezza», rivelando l’uso disinvolto di persone e opportunità che ne caratterizzò la personalità.
Nella primavera del 1706, qualificato «per le doti naturali e dell’animo» (Caracciolo, 1968, p. 58), si trovò incaricato di portare a Parigi la berretta cardinalizia a Filippo Antonio Gualterio. Si avviava a cambiare la sua vita – dalle lettere alla politica ecclesiastica – senza conoscere la lingua, protetto dalla rete culturale che lo seguiva a distanza, tappa su tappa, facendolo precedere da lusinghiere presentazioni. Forte dell’autorevole mandato e introdotto dai suoi circoli dotti, fu ammesso a corte e nei salotti cardinalizi (de Noailles, Janson, D’Estrée), accolto a Saint-Germain-des-Prés dai benedettini di Saint-Maur, il più multidisciplinare e aperto centro di ricerca dell’epoca, dove passava gran parte del tempo (Goujet, 1763, p. 27) tra «persone di vasto sapere» fortemente inclini al giansenismo (Necrologio di Jean Mabillon, 1724). Per quelle frequentazioni, negli anni successivi, si trovò spesso associato a tale indirizzo polemico e rigoroso e spesso ne usò la buona opinione negli ambienti culturali.
Il fare da diplomatico ufficiale e la familiarità con le alte gerarchie gli valsero l’opposizione della Nunziatura che, insofferente verso il suo atteggiamento ritenuto filofrancese, «arrogante e impertinente», ne chiese l’espulsione. Il suo agire propositivo e «magnetico» era nei fatti concorrenziale con la linea «poco politica» del nunzio Agostino Cusani, e fu forse complice degli avvicendamenti realizzatisi nella primavera 1708 con l’arrivo del nunzio straordinario Alamanno Salviati. Dopo inutili ricorsi all’amico ministro Jean-Baptiste Colbert de Torcy, Passionei fu espulso il 14 maggio e partì verso le Fiandre con le preziose stampe regie e del Louvre donategli dal re.
Era da tempo un noto bibliofilo, in contatto con i grandi collezionisti di edizioni rare di cui arricchire la sua già cospicua biblioteca romana. Tale passione per i libri, che caratterizzò tutta la sua vita, gli valse l’incarico di bibliotecario vaticano nel gennaio 1755 e costituisce il suo lascito prezioso, le cinquantamila opere a stampa e i cinquecento manoscritti riuniti alla Biblioteca Angelica dopo la sua morte per volontà di Clemente XIII (e del generale degli agostiniani Francisco Xavier Vasquez).
Il più gravoso impegno istituzionale di Passionei riguardò gli affari diplomatici. Lasciata Parigi, e intenzionato a raggiungere Londra dopo una sosta nei mercati librari olandesi, nell’agosto 1708 si propose per un incarico nei Paesi Bassi attivando una convulsa corrispondenza con Roma (e offrendosi a margine a de Torcy per qualche «servizio a codesta Corte»: Caracciolo, 1968, p. 79). Ottenne il mandato nell’agosto successivo e partecipò alle trattative di pace a l’Aja, Utrecht, Baden, facendosi «largo coll’operare», pensando a un incarico in Spagna, stringendo amicizia con il legato veneto Marco Foscarini, che lo presentò ad Angelo Maria Querini, e con Eugenio di Savoia. Fu destinato a Soleure, per seguire come rappresentante pontificio le trattative per il rinnovo dell’alleanza tra Francia e i cantoni cattolici svizzeri.
Tale incarico, che gli giovò l’eredità di una casa con biblioteca da destinarsi a seminario (lettera in Serrai, 2004, pp. 19 s.), lo mostra alla ricerca di libri rari, che si procurò spesso nei conventi, usando potere e affabulazione per estorcerli ai frati secondo le accuse di Charles De Brosse (1836, p. 273), sottraendoli con l’inganno secondo François Fertiault (1886, pp. 91, 108; Lumachi, 1910, 2004, pp. 91 s.). A Soleure fu però attento ai problemi pastorali, su linee già mostrate nel contesto altrettanto delicato della Chiesa di Utrecht (Caffiero, 1971).
Chiusa la missione, nel 1716 passò a Parigi, accolto dalle gazzette come un ministro pontificio; ma i suoi rapporti forti si erano indeboliti e d’Estrée e de Noailles, delusi per la sua mancata risposta del 1708 alle accuse di Cusani contro cui si erano tanto battuti, non vollero riceverlo (Caracciolo, 1968, pp. 135 s.). Giunse a Roma poco dopo la pubblicazione della costituzione di condanna del giansenismo Unigenitus, sperando inutilmente di occuparsi «fuor di ogni impiego» dei suoi risvolti francesi. Per la risolutezza mostrata nelle conferenze di pace, fu ricevuto in udienza dal papa, introdotto a palazzo con dignità prelatizia, nominato referendario di ambedue le segnature (Weber, 2005); ma non era più nel cuore di Clemente XI, il quale, nel suo nuovo corso politico, e sospettandolo di complicità nella circolazione di versi incauti, preferì promuovere altre figure ai ranghi importanti. Morto l’autorevole teatino cardinale Giuseppe Maria Tomasi di cui si diceva discepolo, Passionei riprese le amicizie dei tempi giovanili, ma sapeva ormai che la fortuna politica e il riconoscimento delle corti non passava per le lettere.
Rifiutò un incarico inquisitoriale a Malta (Ciappara, 2010; Miranda, 2002) e si ritirò a Fossombrone fino al 1719, quando fu eletto accademico della Crusca e poi prosegretario della Propaganda Fide, incarico che gli permise di accedere ai manoscritti delle missioni e così di arricchire di scenari inediti la sua idea della storia, della storiografia, della cartografia, entrando in contatto con il geografo Jean-Baptiste d’Anville (Marcel, 1904), nonché di riflettere sui temi della conversione cui si dedicò negli anni viennesi (Galletti, 1762, pp. 133 s.). Fu poi destinato dal nuovo papa Innocenzo XIII a Lucerna (1721-29) come nunzio presso gli svizzeri; qui tenne dotti sermoni, richiamò il clero a mostrarsi degno dello «spirito de’ canoni», intervenne a disciplinare nomine e uffici (ibid., pp. 103-119); con il teologo Fortunato Tamburini in qualità di segretario, si occupò anche di promuovere edizioni di libri spirituali-pastorali (Borromeo, Tomasi, Bossuet: Serrai, 2004). A tale cura pastorale, segnata dal rigorismo, si applicava ormai a pieno titolo, avendo concluso nel 1721 il presbiterato e acquisito il terzo grado del sacramento dell’ordine con la nomina ad arcivescovo di Efeso.
Nel decennio successivo, la carriera diplomatica si accompagnò ad alte cariche ecclesiastiche e a riconoscimenti culturali: nell’ottobre 1730 fu promosso dal nuovo pontefice Clemente XII nunzio apostolico a Vienna, dedicandosi agli studi, alla musica e alla ricerca di libri e codici, stilando per i suoi corrispondenti una memoria per discernere i più pregevoli e conoscere i migliori stampatori (riportata in nota da Galletti, 1762, pp. 134-137), riprendendo la corrispondenza con Fontanini dopo anni di silenzio e proprio a causa di un libro e di riflessioni sulla storia (Gar, 1843, p. 6; Morpurgo, 1880, p. 32).
Gli impegni diplomatici (su cui Vella, 1949; Id., 1950; Squicciarini, 1998, pp. 162 ss.) si giustapponevano alla frequentazione della corte di Carlo VI nell’età di pacificazione con la Francia siglata anche dal matrimonio, celebrato da Passionei, di Francesco Stefano duca di Lorena con l’arciduchessa Maria Teresa, seguito di lì a poco dai funerali dell’amico Eugenio di Savoia a cui dedicò un’orazione funebre ammirata per «forza e vaghezza [quale] non si è veduta dal tempo di Demostene» (così per Galletti, 1762, p. 148, il poeta e librettista Paolo Antonio Rolli, che al cardinale dedicò versi: Rolli, 1733, pp. 28-31).
Nel 1738 fu creato cardinale con titolo commendatario di S. Bernardo alle Terme e poi ascritto a diverse congregazioni romane (Riti, Propaganda Fide, Indice, Indulgenze e sacre reliquie, Riti e cerimonie, sopra la Correzione dei libri orientali), nominato protettore dei cistercensi riformati e segretario dei Brevi (1739). Rifiutata la nomina ad abate di Farfa, di cui si era già occupato scontrandosi con l’arcivescovo Alessandro Borgia (Tassi, 2013), nel gennaio 1755 divenne bibliotecario della Vaticana (di cui era primo custode dal 1741 e che aveva contribuito ad arricchire di nuove acquisizioni) e nel corso dello stesso anno socio dell’Académie des Inscriptions et des Belles Lettres di Parigi e della Kurfürstlich Akademie der Wissenschaften di Berlino.
La fama europea del cardinale contribuiva a richiamare figure importanti dell’arte, della politica, della cultura nel suo fastoso romitorio presso l’eremo di S. Romualdo in Frascati, allestito dal 1739 su progetto di Ferdinando Fuga come un’accademia-salotto ricca di collezioni antiquarie e artistiche (Antinori, 2004), avversa ai monaci camaldolesi che alla morte del cardinale cancellarono ogni traccia di quell’«inopportuno passaggio».
Tra il pontificato di Benedetto XIV e l’avvio di Clemente XIII, in una Chiesa quasi ormai sulla difensiva per il peso crescente dei Lumi e di indirizzi giurisdizionalistici, riformistici, rigoristi, anticuriali e per l’intensificarsi di scontri dottrinali e polemiche pubbliche, Passionei fu spesso protagonista di scelte sensibili, incaricato all’occorrenza di esprimersi su nodi dottrinali dai forti risvolti politici. La sua avversione per i gesuiti fu esplicita nel Voto del 5 maggio 1763 contrario alla canonizzazione di Roberto Bellarmino (reso più evidente dal favore per quella di Juan de Palafox y Mendoza), e già nelle cose di Portogallo e delle reduciones di Paraguay, con il Breve (da lui stilato nell’aprile 1758) di nomina di Francisco de Saldanha a visitatore e riformatore dei gesuiti (La vita del p. Lorenzo Ricci, 2006, pp. 51 s.; Miller, 1978, pp. 28-146). A tale antigesuitismo facevano riscontro interventi facilmente interpretabili come interni allo schieramento opposto: Passionei era intervenuto presso Benedetto XIV per evitare una condanna solenne delle proposizioni della Sorbonne (con una «apologia» e ispirando la ritrattazione di Jean Martin de Prades) e, con Querini e l’ambasciatore francese Nivernais, contro una condanna speciale dell’Esprit des lois di Montesquieu, «semplicemente» inserito nell’Indice nel marzo 1752; aveva inoltre ispirato la particolare risposta del papa (settembre 1745) alla provocatoria dedica del Mahomet di Voltaire (Rosa, 2000).
Tali atti guardavano alla Chiesa e alla Corona francesi, ed erano ispirati alla pluralità di orientamenti dottrinali e programmatici di forte segno culturale che aveva segnato il primo decennio del pontificato di Benedetto XIV e finito per favorire le correnti agostiniane, gianseniste o giansenisteggianti a cui Passionei si trovò associato (Dammig, 1945, pp. 116 ss.). La familiarità con gli ambienti religiosi francesi, la stessa passione per i libri (l’«arma giansenista per eccellenza»: Paolozzi, 1941, p. 76) e forse l’accettazione lusingata da parte del cardinale per essere compreso tra i «giansenisti/rigoristi» intesi nel senso dell’apertura intellettuale moderna e cosmopolita, lo misero al centro di insinuazioni e sospetti. Si trovò criticato e al contempo ammirato, da Giovanni Gaetano Bottari, Daniele Concina, omaggiato dal Giornale de’ letterati (Donato, 1997), in una lettura binaria che, in piena questione giansenista e alla vigilia dell’emergenza gesuitica, individuava a fatica quel «terzo partito» profilatosi anche a Roma dopo l’Unigenitus a cui Passionei sostanzialmente appartenne (Appolis, 1960; Rosa, 1969).
Costretto dal nuovo pontefice Clemente XIII a firmare il Breve di condanna del catechismo di matrice giansenista di François-Philippe Mésenguy, fu colpito da «fierissimo colpo di apoplessia» e morì il 5 luglio 1761 nell’eremo di Frascati.
Opere. Universae Philosophiae studia beatissimo… Clementi 11… in Collegio Clementino… exhibita, Romae 1701; Necrologio di Jean Mabillon in Ouvrages posthumes de D. Jean Mabillon et de D. Thierri Ruinart, Paris 1724, pp. 542-548; Sermo I. De regularis praesidis electione rite instituenda, in Bernardi Pezii… Bibliotheca Ascetica Antiquo-Nova…, t. VI, Ratisbonae 1724, pp. I-XVIII; Sermo II. De electione abbatis Sancte Suscipienda, ibid., pp. XIX-XXVIII; Acta apostolicae legationis Helveticae ab anno 1723 ad annum 1729…, Tugii (Lugo) 1729, Romae 1738; Orazione in morte di Eugenio Francesco Principe di Savoja, Padova 1737; Monita ad continendos sacerdotum mores… pro clero Abbatii Farfensis, Roma 1739; Lettera apologetica intorno all’edizione fatta in Roma… della Vulgata latina l’anno 1590, Lovanio 1754; Voto… causa di beatificazione del venerabile Servo di Dio cardinale Roberto Bellarmino, Venezia 1761. Per l’elenco completo delle opere si veda A. Serrai, D.P. e la sua biblioteca, Milano 2004, pp. 136-201.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Ottoboni lat., 3168, 3189; Vat. lat., 8129, 8130, 9806-9815; altre fonti archivistiche indicate nella bibliografia, e da Sgreccia, 1973, per il Fondo Passionei della Biblioteca Oliveriana di Pesaro.
G.M. Crescimbeni, Commentari… intorno alla sua istoria della volgar poesia, I, Roma 1702; Notizie istoriche degli Arcadi morti, III, Roma 1721, pp. 331 s.; P.A. Rolli, Rime, I, Verona 1733, pp. 28-31; P.L. Galletti, Memorie per servire alla storia della vita del cardinale… P., Roma 1762; C.-P. Goujet, Eloge historique de M. le cardinal P., La Haye 1763; O.M. Paltrinieri, Elogio del nobile e pontificio Collegio Clementino…, Roma 1795; F.X. de Feller, Dictionnaire historique, ou histoire abregée, VII, Paris 1818, pp. 61 s.; Dictionnaire universel, historique, critique, et bibliographique, XIII, Paris 1819, pp. 293 s.; Ch. De Brosse, L’Italie d’il y a cent ans, II, Paris 1836; T.A. Gar, Prefazione a M. Foscarini, Storia arcana e altri scritti inediti…, Firenze 1843; E. Morpurgo, Introduzione a M. Foscarini, Venezia nel secolo XVIII, Firenze 1880; F. Fertiault, Les légendes du livre, Paris 1886; G. Marcel, Lettres inédites du cardinal Passionéi à d’Anville, in Bulletin de géographie historique et descriptive, 1904, pp. 418-438; F. Lumachi, Historie pei librai, Firenze 1910 (Storie per librai, Roma 2004); E. Rosa, Il cardinale D.P. e la causa di beatificazione del… Bellarmino…, Roma 1918 (estratto Civiltà cattolica); M. Castelbarco Albani della Somaglia, Un grande bibliofilo del sec. XVIII, il cardinale D. P., Firenze 1937; R. Paolozzi, Mons. Giovanni Bottari e il circolo dei giansenisti romani, in Annali della R. Scuola normale superiore di Pisa, classe di lettere e filosofia, s. 2, X (1941), p. 76; E. Dammig, Il movimento giansenista a Roma nella seconda metà del secolo XVIII, Roma 1945; G.V. Vella, L’abate D. P. e le sue missioni diplomatiche dal 1798 al 1716, in Nuova rivista storica, XXXIII (1949), 4-6, pp. 302-341; XXXIV (1950), 3-4, pp. 197-234; B. Matteucci, D. P., in Enciclopedia cattolica, IX, Roma 1952, s.v.; G.V. Vella, Il P. e la politica di Clemente XI: 1708-1716, Roma 1953; E. Appolis, Entre Jansénistes et Zelanti: le ‘Tiers parti’ catholique au XVIII siècle, Paris 1960; E. Giudici, Jean-Baptiste Rousseau e il cardinale P., in Studi di letteratura, storia e filosofia in onore di Bruno Revel, Firenze 1965, pp. 281-301; A. Caracciolo, D. P., tra Roma e la repubblica delle lettere, Roma 1968; M. Rosa, Riformatori e ribelli nel ’700 religioso italiano, Bari 1969; E. Sgreccia, Corrispondenza tra il p. Norberto Parisot e il card. P., in Studia picena, XXXVII (1969), pp. 149-181; Id., Corrispondenza di D. P. nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro, ibid., XXXVIII (1970), pp. 62-79; M. Caffiero, Lettere da Roma alla Chiesa di Utrecht, Roma 1971; E. Sgreccia, Il fondo Card. P. nella Biblioteca Civica di Fossombrone, in Studia picena, XL (1973), pp. 23-54; Id., Il Cardinale D. P. dall’incontro con i benedettini di S. Mauro a Parigi (1706) alla residenza nel romitorio di Camaldoli a Frascati, in Ascetica cristiana e ascetica giansenista e quietista nelle regioni d’influenza avellanita, Fonte Avellana 1977, pp. 27-109; S.J. Miller, Portugal and Rome C. 1748-1830: an aspect of the catholic enlightenment, Roma 1978, pp. 28-146; G. Ceccarelli, La Biblioteca P. nel bicentenario della sua fondazione…, Fossombrone 1984; M. Cittadini Fulvi, Le amicizie francesi del cardinale D.P., in Cultura e società nel Settecento, Fonte Avellana 1987, pp. 11-28; M.P. Donato, Gli strumenti della politica di Benedetto XIV: il Giornale de’ letterati (1742-1759), in Dimensioni e problemi della ricerca storica, 1997, n. 1, pp. 39-61; D. Squicciarini, Nunzi apostolici a Vienna, Città del Vaticano 1998; M. Rosa, Benedetto XIV, in Enciclopedia dei papi, III, Roma 2000, pp. 446-461; C. Weber - M. Becker, Genealogien zur Papstgeschichte, II, Stuttgart 2001, pp. 733-734; S. Miranda, D. P., in The cardinals of the holy roman Church biographical Dictionary, Profilo 29 (dal 2002, on-line: http://www2.fiu.edu/~mirandas/bios1738. htm); A. Antinori, D. P. tra giansenismo e culto dell’antico: il romitorio presso Frascati e la tomba…, in Ferdinando Sanfelice, Napoli e l’Europa, a cura di A. Gambardella, Napoli 2004, pp. 55-67; A. Serrai, D. P. e la sua biblioteca, Milano 2004; L. Alcini, Paolo Antonio Rolli…, in Forum Italicum, XXXIX (2005), 2, pp. 398-420; C. Weber, Il referendariato di ambedue le Segnature. Una forma speciale del servizio pubblico della Corte di Roma e dello Stato pontificio, in Offices et papauté (XIV-XVIIe siècle), Rome 2005, pp. 565-586; La vita del p. Lorenzo Ricci generale della Compagnia di Gesù. Biografia inedita del p. Tommasino Termanini…, a cura di F. Coralli, in Archivum Historiae Pontificiae, XLIV (2006), pp. 35-140; F. Ciappara, The Maltese catholic enlightenment, in A companion to the catholic enlightenment in Europe, Leiden 2010, pp. 251-296; E. Tassi, Una interessante fonte per la storia di Fermo e del Fermano nel secolo XVIII, in Quaderni dell’archivio storico arcivescovile di Fermo, LVI (2013), pp. 19-34.