TEMPESTI, Domenico
– Grazie ad alcuni registri battesimali del duomo di Firenze si può presumere che la data di nascita sia collocata tra il 1652 e il 1655 e il luogo probabilmente a Rovezzano, presso Firenze (De Denaro, 1994, p. 45). In un manoscritto autobiografico databile intorno al 1719 (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, II.II.110, cc. 430r-431v) Domenico si definisce parente di Antonio Tempesta, ma questa relazione non è accertata. Ricostruire il profilo biografico dell’artista è difficile in quanto è stata creata molta confusione intorno alla sua biografia (Lanzi, 1824); solamente all’inizio del XX secolo è stato chiarito maggiormente il suo percorso (Corsini, 1917-1918). Non si hanno notizie fondate dei suoi genitori.
In principio Tempesti fu scolaro di Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano, dal quale «imparò il disegnare ed il dipingere», facendo «bellissimi ritratti al naturale di pastelli» (Orlandi, 1753, p. 149). Purtroppo di questo periodo non conosciamo né un preciso limite temporale né opere; solo una lettera indica anche un rapporto epistolare tra i due artisti (Bottari - Ticozzi, 1822).
Grazie alla protezione e all’appoggio del granduca Cosimo III, Tempesti venne inviato in Francia per essere istruito nel ritratto a pastello e soprattutto nell’incisione, e divenire un docente abile ad «inventar et esprimere correttamente ogni sorte di cosa» (Corsini, 1917-1918, pp. 198 s., in Spinelli, 1991, p. 36). Il soggiorno a Parigi, dal 1676 al 1679, fu fondamentale per lo sviluppo delle sue doti artistiche: in questo tempo completò la sua formazione come incisore sotto la guida di Robert Nanteuil, di cui fu l’unico allievo. Il maestro francese lo aiutò a migliorare la tecnica disegnativa e lo introdusse al bulino; Tempesti divenne abile a tal punto che la sua opera si avvicina notevolmente a quella del maestro e può essere facilmente confusa con essa. Solamente nel manoscritto autobiografico (rispetto ad altri testi antichi e moderni) risulta che Tempesti sarebbe rimasto a Parigi un anno in più per studiare sotto la guida del fiammingo Gérard Edelinck, che aveva sposato una nipote di Nanteuil.
Ritornato a Firenze, Tempesti entrò al servizio della corte medicea, e contribuì all’educazione di molti pittori. La sua produzione artistica giunta fino ai giorni nostri è lacunosa e ancora in parte da studiare approfonditamente. Viene ricordato soprattutto come incisore, ma sono sopravvissuti pochi esemplari realizzati dopo il rientro dalla Francia, intorno al 1680; in questo campo fece riferimento al suo maestro per l’impianto e il taglio della figura, eseguendo i ritratti di Francesco Redi, del Marchese Cerbone II del Monte, di Vincenzo Viviani, del Conte Lodovico Girolamo Caprara, sergente generale di battaglia sotto Ferdinando II e Cosimo III, del Senatore Carlo Strozzi. Agli Uffizi si conservano alcune altre sue opere, cioè dipinti realizzati a partire dal 1679 fino al 1690: si tratta di copie, databili al 1683, degli autoritratti di Rubens, Tiziano, Tintoretto possedute inizialmente da Apollonio Bassetti, segretario del cardinale Leopoldo e di Cosimo III; di una serie incompleta di otto ritratti rappresentanti esponenti della casata dei Medici, alcuni dei quali probabilmente eseguiti dal vivo; dei ritratti di Vincenzo Viviani e di Giovanni Maria Pagliardi, rispettivamente matematico e maestro di cappella alla corte toscana, entrambi databili al 1690 sulla base di un pagamento ordinato dal gran principe Ferdinando de’ Medici (Meloni Trkulja, 1979, pp. 687, 695).
Presso l’Archivio di Stato di Firenze (fondo Accademia delle arti del disegno) si trova una serie di documenti di proprietà dell’accademia del capoluogo toscano indicanti una sequenza di avvenimenti e incarichi sostenuti da Tempesti: tassa del 1680 (f. 128, c. 74); eletto accademico il 9.5.1683 (f. 13, c. 2v); squittinato il 12.6.1686 (f. 36, c. 9r); tassa del 1692 (f. 117, c. 16v); tassa del 1698 (f. 131, c. 78); tasse del 1715-30 (f. 132, c. 25); squittinato il 20.7.1717 (f. 38, c. 7r); eletto console il 17.4.1719 (f. 61, c. 17v); squittinato il 13.9.1726 (f. 39, c. 7r); squittinato il 3.7.1731 (f. 40, c. 17r); eletto console, è però impotente 17.8.1733 (f. 61, c. 35v); squittinato il 10.3.1736 (f. 42, c. 18v).
Con l’ultimo decennio del XVII secolo iniziò un periodo molto intenso, purtroppo non ben definito cronologicamente, di viaggi in Italia ed Europa: presumibilmente nel 1690 Tempesti «lassò il bolino e riprese i pennelli e i pastelli, e per esser sicuro della sua professione se ne andò a Roma», dove, secondo il manoscritto autobiografico, «passò dodici anni sotto la direzione ed amicizia di Carlo Maratta» (De Denaro, 1994, p. 37). Nella capitale pontificia incontrò ed ebbe l’opportunità di dipingere per milord Extieu, che lo invitò ad andare sotto la sua protezione a Londra, dove fu presentato ai «più intelligenti dell’arte» (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, II.II.110, cc. 430r-431v). Del periodo inglese sappiamo che insieme a una lettera del 9 maggio 1706 scritta da Tempesti a Cosimo III fu spedito un perduto ritratto raffigurante il generale John Churchill, primo duca di Marlborough (De Denaro, 1994, p. 37).
Nel 1700, dunque, Tempesti si diresse a Londra, dove soggiornò per tre lustri, e durante questo viaggio si fermò in varie località (Livorno, Marsiglia, Avignone, Lione, Parigi). Nell’arco di quindici anni fece tappa in Irlanda, in Olanda, alla corte di Düsseldorf, nelle Fiandre e ancora a Parigi. Il periodo passato alla corte tedesca fu molto breve: dalla lettura delle lettere inviate alla pittrice Rosalba Carriera da Giorgio Maria Rapparini, letterato e segretario alla corte di Giovanni Guglielmo II a Düsseldorf, veniamo a conoscenza della pessima considerazione di cui il pittore godeva; in particolare sono rimarcabili quelle datate 24 aprile 1712 e quella del 23 ottobre 1712 (Carriera, 1985). Durante il soggiorno a Düsseldorf, Tempesti eseguì due pastelli raffiguranti Anna Maria Luisa e Giovanni Guglielmo II, datati 1712.
Nel luglio del 1715 fece ritorno stabilmente a Firenze, dove passò gli ultimi anni dipingendo e dedicandosi alla formazione di giovani scolari e alla scrittura della sua opera riguardante l’arte della calcografia. Le produzioni realizzate al rientro in Italia sono concentrate per lo più nel campo della ritrattistica: Benedetto Silva d’Angrà – un albino al servizio alla corte medicea fino al 1722 –, il cui pastello dovrebbe datarsi al secondo decennio del XVIII secolo; il gesuita Domenico Tommasini, ritratto documentato nel 1723 nell’appartamento di Cosimo III; Antonio Cocchi, antiquario del granduca di Toscana dal 1738 e riordinatore della Biblioteca Magliabechiana. Infine, secondo alcuni documenti archivistici, Tempesti realizzò nel 1719 la doratura dell’abside quadrata della chiesa di S. Verdiana a Firenze.
Solamente Pellegrino Antonio Orlandi, Nicolò Gabburri e un breve passaggio dell’autobiografia manoscritta fanno menzione della possibilità di pubblicare i Discorsi sopra ogni sorte d’intagliare in rame. Questo scritto non venne mai stampato: alla Biblioteca Marciana di Venezia si conserva una bozza di un trattato, Regole ed avvertimenti cavati dalla memoria di Roberto Nanteuil con altri ancora di diversi valenti huomini, ragionando dell’intaglio e della maniera che in tale si deve avere l’anno 1677-1680, il quale contiene una prima sezione, con massime e riflessioni sulla pittura scritte da Nanteuil, e una seconda più consistente, redatta da Tempesti stesso.
Oltre a esporre i precetti che ha visto e sperimentato sotto la guida del maestro francese, l’autore inserisce quelli di altri artisti del tempo riguardanti la tecnica del bulino. Inoltre vengono esposte le qualità necessarie per un incisore e ciò cui bisogna prestare attenzione: gli aspetti teorici e quelli che sono conseguibili solamente attraverso l’attività pratica.
L’importanza di Tempesti come trattatista risiede nel fatto che egli è stato il primo a trascrivere in lingua italiana i processi operativi della calcografia – integrando il testo con disegni –, mai documentati precedentemente. Queste sue annotazioni manoscritte sono utili perché sono un’attestazione relativa alla vita e al lavoro di bottega di un incisore del XVII secolo: vengono messi in luce ed evidenziati le tecniche e il modo di lavorare, comprendendo appunti riguardo alla forma, alla composizione, alla prospettiva e all’incisione sotto molteplici punti di vista (De Denaro, 1994, p. 28).
Morì nell’ospedale di S. Maria Nuova a Firenze il 21 marzo 1737 ( p. 50).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Accademia delle arti del disegno, documenti 1680-1736; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, 1719, ms. II.II.110, cc. 430r-431v.
A. Orlandi, Abecedario pittorico..., Venezia 1753, p. 149; Supplemento alla Serie degli uomini i più illustri nella pittura, scultura e architettura, con i loro elogi e ritratti incisi in rame, cominciando dalla sua prima restaurazione fino ai tempi presenti, Firenze 1776, p. 311; G.G. Bottari - S. Ticozzi, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura..., II, Milano 1822, pp. 118 s.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, I, Milano 1824, p. 355; P. Zani, Enciclopedia metodica critico-ragionata delle belle arti, XVIII, parte prima, Parma 1824, p. 148; S. Ticozzi, Dizionario degli architetti, scultori, pittori, intagliatori in rame ed in pietra, coniatori di medaglie, musaicisti, niellatori, intarsiatori d’ogni età e d’ogni nazione, III, Milano 1832, p. 400; F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze 1847, pp. 296, 298; T., D., in G.K. Nagler, Neues allgemeines Künstler-Lexicon, XVIII, München 1848, pp. 189 s.; H.W. Singer, Allgemeines Künstler-Lexikon: Leben und Werke der berühmtesten bildenden Künstler, III, Frankfurt am Main 1898, p. 103; M. Bryan, Marchi Domenico, in Bryan’s Dictionary of painters and engravers, III, London 1904, p. 283; I. Errera, Dictionnaire répertoire des peintres depuis l’antiquité jusqu’à nos jours, Paris 1913, p. 634; A. Corsini, Un ritratto di Antonio Cocchi eseguito da D. T., in Rivista d’arte, X (1917-1918), pp. 129-224; A.M. Bessone Aurelj, Dizionario dei pittori italiani, Milano 1928, p. 613; T., D., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXXII, Leipzig 1932, p. 517; Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, XI, Torino 1976, p. 41; S. Bandera, Le relazioni artistiche tra Firenze e la Francia nel Settecento. Documenti e considerazioni ai margini di una mostra (I), in Antichità viva, XVII (1978), 1, pp. 11-24; S. Meloni Trkulja, schede P1677, Ic578, Ic600, Ic609, Ic1060, A928, in Gli Uffizi. Catalogo generale, Firenze 1979, pp. 537, 687, 692, 695, 761, 1016; R. Carriera, Rosalba Carriera. Lettere, diari, frammenti, I, a cura di B. Sani, Firenze 1985, pp. 201, 217 s.; S. Meloni Trkulja, La pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1990, p. 877; F. De Denaro, D. T. e la ‘teoria delle taglie’: contributo alla ricostruzione dell’attività di D. T. incisore, pittore, trattatista del XVII-XVIII secolo, tesi di laurea, Università degli studi di Trieste, 1990-91; R. Spinelli, Una precisazione e qualche aggiunta a D. T., in Paragone, XLII (1991), 26-27, pp. 30-48; F. De Denaro, D. T. e i Discorsi sopra l’intaglio ed ogni sorte d’intagliare in rame da lui provate e osservate dai più grand’huomini di tale professione, Firenze 1994; M. Préaud, D. T.: I discorsi sopra l’intaglio by Furio de Denaro, in Print Quarterly, XII (1995), pp. 408 s.; M. Bury, The print in Italy, 1550-1620 (catal., 2001-2002), London 2001, pp. 14 s.; N. Jeffares, Dictionary of pastellists before 1800, London 2006, p. 511; A. Adamczak, Robert Nanteuil, ca. 1623-1678, Paris 2011, pp. 62-65; Il Gran Principe Ferdinando de’ Medico (1663-1713) (catal.), a cura di R. Spinelli, Firenze 2013. Si veda inoltre: Polo museale fiorentino, Centro di documentazione, Ricerca opere d’arte, Tempesti, schede 00070792, 00196183, 00196184, 00196185, 00196186, 00123161, 00035025, 00128727, 00131823, 00131824, 00099596, 00375032, 00375035, 00375036, http:// www.polomuseale.firenze.it/catalogo/ (9 aprile 2019).