VANDELLI, Domenico (Domenico Agostino, Domenico jr., Domingos)
– Nacque a Padova l’8 luglio 1735 da Girolamo, medico e chirurgo, e da Francesca Stringa.
Ebbe almeno due sorelle: Luigia, sposata a Modena con uno Spezzani, e Bettina, ancora nubile nel 1777. La famiglia Vandelli era un’importante casata modenese. Il padre Girolamo (1699-1776) si era trasferito a Padova nel 1730 come docente di chirurgia presso quella Università.
Vandelli studiò botanica all’Università di Padova con Giulio Pontedera e Pietro Arduino e si laureò con Giovanni Battista Morgagni intorno al 1761 (cfr. Saccardo, 1900, p. 73; Serrão, 2004, p. 53). Fra il 1756 e il 1758, pubblicò tre lettere in polemica con Albrecht Haller (Epistola de sensibilitate, Padova 1756; Epistola secunda, et tertia De sensitivitate Halleriana, Patavii 1758). Ben inserito nell’ambiente padovano, ricevette nel 1758 l’incarico di eseguire studi finalizzati alla riapertura delle terme di Abano. Analizzò campioni di acqua e fanghi ed effettuò comparazioni con campioni delle terme appenniniche emiliane e toscane. Nel 1759 e 1760 visitò l’Appennino, riportandone una Descrizione su le acque termali della Pieve Fosciana in Garfagnana, fatta nell’anno 1760 (Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, Turri, A.91, cc. 1r-4v, copia parziale del XIX secolo), nella quale, all’esame fisico e naturalistico della fonte e dell’area circostante, univa notizie sulla storia delle terme e gli effetti terapeutici di quelle acque, concludendo con ipotesi sul possibile utilizzo della fonte a beneficio degli abitanti del luogo. L’anno seguente, dopo un lungo lavoro preparatorio, Vandelli pubblicò il Tractatus de thermis agri patavini (Patavii 1761), in cui presentava la descrizione naturalistica dell’area delle terme, l’analisi fisica e chimica delle acque e un esame delle loro proprietà, con osservazioni cliniche e indicazioni terapeutiche.
Il Tractatus, oltre a mostrare la perizia del giovane autore, era anche un’operazione di autopromozione, in quanto pubblicato insieme a una bibliografia termale (Bibliotheca hydrographica), a un nuovo intervento polemico contro Haller (Apologia contra cel. Hallerum, Patavii 1760) e a una lettera di Carlo Linneo inviatagli il 3 febbraio 1759 per complimentarsi con lui. Quasi trent’anni dopo, Vandelli pubblicò anche – con evidente scopo autocelebrativo – venti lettere indirizzategli da Linneo dal 1759 al 1773 e altre di Anton de Haen in appendice al volume Florae Lusitanicae et Brasiliensis specimen (Conimbricae 1788). L’influsso del naturalista svedese è anche evidente nel Diccionario dos termos technicos de história natural (Coimbra 1788) e nel Viridarium Grisley Lusitanicum, Linnaeanis nominibus illustratum (Olisipone 1789).
Su impulso dell’entourage dell’imperatore Francesco I di Lorena, dal 20 maggio al 31 agosto 1763 Vandelli perlustrò insieme al botanico e disegnatore Giulio Mattiazzi i dintorni del lago di Como, al fine di stendere un’accurata relazione di viaggio. Nel Saggio d’istoria naturale del lago di Como, della Valsasina e altri luoghi lombardi (Pavia, Biblioteca universitaria, Aldini, 331, copia; ora Milano 1989), il naturalista annotò, giorno per giorno, ogni aspetto botanico, mineralogico, zoologico del territorio, senza ignorare i monumenti, le epigrafi e le tradizioni orali degli abitanti su emergenze nel frattempo scomparse. Dello stesso periodo è la dissertazione Dell’acqua di Brandola (Modena 1763).
Traspare, nelle relazioni di viaggio di Vandelli, un debito verso il magistero padovano di Antonio Vallisneri, mentre il genere letterario del ‘giornale’ le accomuna ad analoghe relazioni di suoi contemporanei, come Peter Simon Pallas o Lazzaro Spallanzani. Si trattava inoltre della prima applicazione del sistema classificatorio di Linneo, con il solo precedente delle relazioni dei viaggi eseguiti in Toscana da Giovanni Targioni Tozzetti.
Nel 1763 ricevette da Caterina II l’invito a recarsi a Pietroburgo, ma non accettò, mentre l’anno successivo si recò in Portogallo, dove dal 1756 al 1777 il Regno fu governato da Sebastião José de Carvalho e Melo marchese di Pombal, primo ministro del re Giuseppe I, che impostò una vasta campagna di riforme, con un piano che rinnovasse il sistema educativo.
Elementi di questo piano erano la creazione a Lisbona del collegio dei nobili e la riforma dell’Università di Coimbra. Fra i consiglieri di Pombal vi era il padovano Jacopo Facciolati, che fece da tramite affinché un gruppo di scienziati di formazione patavina si trasferisse in Portogallo. Fra questi, Giovanni Antonio Della Bella, professore di fisica a Padova e amico di Vandelli, insegnò al collegio dei nobili di Lisbona dal 1766 al 1772 e all’Università di Coimbra dal 1772 al 1790, per poi tornare in Italia.
Una volta giunto in Portogallo, Vandelli fu incaricato di organizzare il giardino botanico reale di Ajuda, vicino Lisbona. Con lui si trovava Mattiazzi, probabilmente chiamato dietro sua indicazione. Nel mentre, lavorava alle prime tre opere pubblicate in Portogallo che gli permisero di entrare nella riformata Università di Coimbra. La Dissertatio de arbore draconis (Olisipone 1768) gli valse, da parte di Linneo, il riconoscimento dell’individuazione del genere botanico Dracena (Dracaena Vandelli). La Memoria sobre a utilidade dos jardins botanicos a respeito da agricultura (Lisboa 1770), segnava una novità nella sua riflessione, dovuta al legame istituito fra descrizione botanica e implicazioni economiche. Il Fasciculus plantarum (Lisboa 1771) costituiva una sintetica anticipazione del catalogo generale del giardino botanico di Ajuda, rimasto inedito (Lisbona, Biblioteca nacional de Portugal, Manuscritos Reservados, 3750: Hortus Olisiponensis; cfr. Cabral, 2018).
Vandelli si laureò anche a Coimbra e fin dall’ottobre 1772 fu nominato docente di chimica e storia naturale in quella Università, di cui fu professore ordinario dal 1780 al 1790. Il suo incarico includeva anche quelli di direttore del giardino botanico, del museo di storia naturale e del laboratorio di chimica. Il progetto dell’orto botanico di Coimbra venne ideato insieme a Della Bella e Mattiazzi, e sarebbe stato realizzato nel 1786.
Nei primi mesi del 1773 Vandelli iniziò la sua attività di docente. Da quasi un decennio era impegnato nello studio della relazione fra ricerca pura e applicata negli ambiti della botanica e dell’agricoltura, con missioni di studio in territorio portoghese e brasiliano, condotte da suoi allievi e da lui coordinate. Vandelli non si recò in Brasile, ma le piante sudamericane da lui descritte gli furono fornite in particolare da padre José Mariano da Conceição Vellozo, suo allievo poi trasferitosi nella colonia. La nuova attività di Vandelli determinò un salto di qualità nella sua posizione economica, grazie all’elevata retribuzione di docente universitario e al compenso dovuto dal governo per la donazione delle sue collezioni di storia naturale all’Università di Coimbra.
Ormai stabilitosi in Portogallo, non aveva abbandonato l’idea di fare ritorno in patria. In una lettera ad Agostino Vandelli, scritta da Lisbona il 2 aprile 1777 (Modena, Biblioteca Estense universitaria, Autografoteca Campori, f. Vandelli Domenico [sr.], c. 21), ne fece espresso riferimento, mentre dava indicazioni riguardo alla successione ereditaria, a un anno dalla scomparsa del padre. Probabilmente il matrimonio, o comunque la nascita del primo di quattro figli (1784), lo convinsero a consolidare la sua posizione nella nuova patria.
Vandelli fu anche imprenditore. Nel 1784 aveva affittato una fabbrica a Coimbra, in cui utilizzò innovative tecniche di lavorazione e tintura della porcellana, con materie prime brasiliane e quindi evitando i costi d’importazione. L’azienda ebbe un successo tale che, nel corso dell’Ottocento e del Novecento, la louça de Vandelles era nota e rinomata.
Negli ultimi anni del soggiorno coimbricense, la riflessione di Vandelli, espressa in prevalenza attraverso brevi memórias, individuò sempre più l’agricoltura come settore chiave dell’economia portoghese. Nella Memoria sull’agricoltura di questo Regno, e delle sue conquiste (ed. orig. in Memórias económicas da Academia Real das Sciências de Lisboa, I (1789), pp. 164-175; Isenburg, 1989, pp. 63-72), stilò una diagnosi complessivamente negativa e propose l’adozione di un organico codice rurale, il miglioramento e la manutenzione dei collegamenti via terra e via fiume e ogni altro possibile incentivo per gli agricoltori.
Vandelli fu posto in quiescenza dall’Università di Coimbra con decreto reale del 25 febbraio 1791, con aumento di stipendio e tutti gli onori, e il suo insegnamento fu affidato a Félix de Avelar Brotero. Mentre era ancora a Coimbra, svolse un ruolo importante nella creazione dell’Accademia delle scienze di Lisbona, fondata nel dicembre del 1779 e che fu per trent’anni culla di un movimento di riforma intellettuale e luogo di discussione dei problemi del Paese. Il ritiro dall’Università e il ritorno a Lisbona rappresentarono per lui l’occasione per essere più vicino alla sfera delle decisioni politiche. La sua attività si divise fra l’Accademia delle scienze, il giardino botanico di Ajuda – di cui era direttore – e la Real Junta do comércio, agricultura, fábricas e navegação, la più alta magistratura economica del Portogallo, a cui era stato aggregato nel 1788. Fu anche consigliere privato del reggente, principe João, aderì alla massoneria e nel 1794 ricevette le insegne dell’Ordine di Cristo, dimostrazione dell’ascesa sociale e del credito intellettuale raggiunti.
Gli ultimi lavori di Vandelli apparvero all’interno delle Memórias económicas da Academia Real das Sciências de Lisboa a partire dal 1789, il che fece di lui un esponente del movimento cosiddetto memorialista (Serrão, 2004, p. 70). Il movimento si esprimeva soprattutto con brevi scritti da cui emergevano pragmatismo, eclettismo dottrinale, attenzione al ruolo dell’agricoltura e all’innovazione tecnica come fattore di sviluppo, e una preferenza per un’economia orientata e regolata dallo Stato. Molte delle memorie di Vandelli sono state pubblicate in Portogallo in tempi recenti (Aritmética política, economia e finanças, a cura di J.V. Serrão, Lisboa 1994; Memórias de histórias natural, a cura di J.L. Cardoso, Porto 2003).
Gli ultimi anni di Vandelli furono turbati dai rivolgimenti politici dell’età napoleonica. Nel 1810 fu accusato insieme ad altri di appartenenza al ‘partito francese’ e cospirazione e deportato a Terceira, nelle isole Azzorre, ottenendo poi di poter espatriare a Londra. Con la Restaurazione, nel dicembre del 1815, poté fare ritorno in Portogallo, scagionato dalle accuse.
Caduto in uno stato di seminfermità mentale, morì a Lisbona il 27 giugno 1816.
Vandelli lasciò quattro figli (De Brignoli, 1835, p. 436). Il maggiore, l’ingegnere Alexandre António (1784-1859), emigrò in Brasile nel 1834, dove fu ispettore generale delle miniere e precettore del futuro imperatore Pietro II.
Fonti e Bibl.: Un elenco di opere inedite e fondi manoscritti relativi a Vandelli si trova in D. Vandelli, Saggio d’istoria naturale del lago di Como, della Valsasina e altri luoghi lombardi (1763), Milano 1989, pp. 73 s. Oltre alle fonti già citate, segnaliamo: Firenze, Biblioteca nazionale, Targioni Tozzetti, 160.162, lettera a G. Targioni Tozzetti, Padova, 26 settembre 1759; Lisbona, Biblioteca nacional de Portugal, Manuscritos Reservados, 9909, Memorias, reflexões desde o anno de 1799. Tomo I, 1798-1800. Altri manoscritti e corrispondenza sono conservati presso la Biblioteca nacional di Rio de Janeiro.
Una Bibliografia delle opere di e su Vandelli, a cura di M. Meriggi, si trova in D. Vandelli, Saggio d’istoria..., cit., pp. 73 s., dove sono anche saggi su di lui di M. Meriggi, A. Pirola, G. Marchetti e S. Della Torre. Si vedano poi: G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, V, Modena 1784, pp. 338-349 (per la famiglia); G. De Brignoli, Del dottor D. V. juniore, in Notizie biografiche e letterarie in continuazione della Biblioteca modonese, IV, Reggio Emilia 1835, pp. 425-443; P. Amat di San Filippo, Biografia dei viaggiatori italiani colla bibliografia delle loro opere, Roma 1882, pp. 521 s.; P.A. Saccardo, Di D. V. e della parte ch’ebbe lo Studio padovano nella riforma dell’istruzione superiore del Portogallo nel Settecento, in Atti e memorie della Reale Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova, n.s., XVI (1900), pp. 71-85; G. Battelli, D. V. e il giardino botanico di Coimbra, Coimbra 1929; L. Cruz, D. V. Alguns aspectos da sua actividade em Coimbra, Coimbra 1976; T. Isenburg, Viaggiatori naturalisti italiani in Brasile nell’Ottocento, Milano 1989; J. V. Serrão, Enlightenment and economic thought: the case of D. V., in Sintesi, 2004, n. 4, pp. 53-75; J. Cabral, A história natural de Portugal em D. V., Lisboa 2018.