VALLS, Domingo
Pittore spagnolo documentato tra il 1363 e il 1398 e probabilmente attivo a Tortosa, Baix Ebre e Tarragona.V. è oggi uno dei maggiori enigmi della pittura gotica catalano-valenzana in quanto la sua personalità, definita da Post (1930-1947, III) e da altri storici, ha subìto sostanziali modifiche. Benché V. sia molto documentato, è difficile stabilire quali opere pittoriche gli si possano realmente attribuire.
Tra il 1363 e il 1369 V. figura con il pittore Nicolás Molina tra coloro che decorarono le dipendenze del castello reale di Tortosa, oggi scomparse (Madurell i Marimón, 1949, pp. 201-202). Nel 1366 dipinse il retablo della Confraternita dei contadini di Tortosa, anch'esso scomparso. Nel 1373 era pittore della città di Tortosa e della casa reale, e nello stesso periodo dipingeva per la chiesa di San Juan ad Albocácer (Alto Maestrazgo, Castellón) un retablo che, per l'insoddisfazione dei committenti, il pittore Lorenzo Zaragoza dovette valutare per ordine del re Pietro IV (Sanchis Sivera, 1914, p. 143; Rubió Lluch, 1921, p. 166; Gudiol i Cunill, 1926, p. 215). Si è voluto mettere in relazione questo retablo con quello con i Ss. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista che si conserva nella citata chiesa di Albocácer (Post, 1930-1947, III, p. 113; Camón Aznar, 1988⁵, p. 307), ma Gudiol Ricart (1944, p. 86) ha manifestato le sue riserve e José i Pitarch (1982, pp. 36-38; 1986, p. 200) ha rifiutato questa tesi, basandosi su una ricca argomentazione di tipo cronologico e stilistico che porterebbe a inserire l'opera nella pittura catalana del sec. 15°, riferendola a Pere Lembrí, pittore documentato tra il 1400 e il 1420 nel Maestrazgo, a Morella e a Tortosa.Per quanto riguarda le opere che Post (1930-1947, III, pp. 112-118) giunse ad attribuire a V., oltre al già citato retablo di Albocácer, si contano un frammento di retablo con sei pinnacoli di profeti e altrettante scene come l'Annunciazione, l'Incontro di s. Pietro con Cristo risorto al lago di Tiberiade, S. Pietro martire, S. Michele che dirige i lavori per la costruzione della chiesa di Mont-Saint-Michel, la Pentecoste e la Crocifissione (New York, Hispanic Society of America). Un'altra tavola che gli viene attribuita raffigura l'Ingresso di Gesù a Gerusalemme (Worcester, MA, Art Mus.). Post gli attribuì inoltre i resti di un retablo di S. Agnese nella cappella di Nuestra Señora de la Naranja a Olocun del Rey, a ovest di Morella (Castellón), quattro pannelli di un retablo dell'antica Coll. Muntadas di Barcellona (Risurrezione, Ascensione, Gloria e Inferno), altri due della Coll. Dalmau di Barcellona (Morte e Incoronazione della Vergine), che, secondo lo studioso, farebbero parte dello stesso retablo cui appartengono i già citati compartimenti della Coll. Muntadas, e anche un Giudizio universale nella cappella di Santa Lucia, di Salvasoria (Castellón), e tre pannelli nella chiesetta del Cid, vicino a Villafranca del Cid (Castellón) dove sono rappresentati la Natività, la Strage degli Innocenti e il Calvario o Crocifissione (Post, 1930-1947, IV, 2, pp. 600-603).Più tardi (Post, 1930-1947, V, 1 pp. 292-295), attribuì a V. il retablo della Vergine e s. Giovanni Battista nella chiesa di San Juan del Barranco (Teruel), una Pietà della Coll. Juñer di Barcellona, una Trasfigurazione, conservata nel municipio di Xiva de Morella (Castellón), un S. Bartolomeo (o forse S. Tommaso), venduto all'asta da Christie's di Londra nel 1924, diversi pannelli di un retablo dedicato a s. Pietro e a s. Michele che si conservano in due coll. private di Parigi (Post, 1930-1947, V, 2, pp. 568-573), una scena di battaglia (New York, Metropolitan Mus. of Art), il S. Cristoforo della Coll. Meyer di Versailles, oggi a Valencia (Mus. de Bellas Artes; Post, 1930-1947, VII, 2, pp. 793-798), stranamente attribuito tanto a V. quanto a Pere Lembrí, e infine il S. Giacomo Minore della Coll. De Wald di Princeton (Post, 1930-1947, IX, 2, pp. 772-773).Tutta l'opera attribuita a V. fu qualificata da Gudiol Ricard (1944) come appartenente a un'arte grossolana, benché la si distingua anche per la sua ingenuità e per il senso narrativo, perché piena di colori vivi e contrastanti. Le sue raffigurazioni sono spoglie e abbastanza decise, e riflettono maggiore severità rispetto ai personaggi usciti dalla bottega catalana di Jaume Serra. Ricorda forme successive di Marçal de Sas, anche se ci sono alcune differenze cronologiche tra i due pittori. V. (o l'opera che gli viene attribuita) concorda con la rude specificità della scuola del Maestrazgo, che si avvicina alle prime configurazioni del Gotico internazionale nell'antico regno di Valenza.
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