Sanda, Dominique
Attrice cinematografica francese, nata a Parigi l'11 marzo 1948. Donna di grande fascino, ha interpretato sul grande schermo personaggi ambigui, inquietanti e misteriosi, la cui forza però non sempre risulta vincente. Molto legata al cinema francese e italiano, è essenzialmente un'attrice di impronta europea che ha raggiunto il suo maggiore successo negli anni Settanta. È stata premiata nel 1976 al Festival di Cannes come migliore attrice per il film L'eredità Ferramonti diretto da Mauro Bolognini.
Cresciuta in una famiglia dell'alta borghesia parigina, dopo un precoce matrimonio e un breve periodo di lavoro come modella, iniziò la sua carriera cinematografica al massimo livello, immediatamente come protagonista in uno dei migliori film di Robert Bresson, Une femme douce (1969; Così bella, così dolce), nella parte difficile quanto tragica di una giovane sposa che, alla scoperta dell'impotenza del marito, si suicida. Le doti drammatiche e la bellezza sensuale ed espressiva dell'attrice non sfuggirono a Bernardo Bertolucci che la volle insieme a Jean-Louis Trintignant tra i protagonisti del film Il conformista (1970) per impersonare la conturbante e intelligente moglie che condivide le idee e le azioni del marito professore antifascista (Enzo Tarascio) rifugiato a Parigi, insieme al quale verrà uccisa in un agguato organizzato da fascisti italiani inviati in missione in Francia dalle alte gerarchie del regime. Quasi contemporaneamente si è ben calata nel ruolo della bella ebrea ferrarese Micol Finzi Contini nel film diretto da Vittorio De Sica Il giardino dei Finzi Contini (1970), tratto dall'omonimo romanzo di G. Bassani.
Seguirono un'ottima interpretazione, ancora al fianco di Jean-Louis Trintignant, nel thriller di Philippe Labro Sans mobile apparent (1971; Senza movente) e una partecipazione non accreditata nel film di Luchino Visconti Gruppo di famiglia in un interno (1974), intramezzate da The Mackintosh man (1973; L'agente speciale Mackintosh) di John Huston, in cui compare nel ruolo di un'agente britannico accanto a Paul Newman. La S. venne di nuovo diretta da B. Bertolucci in Novecento (1976), in cui impersona Ada, moglie di Alfredo Berlinghieri (Robert De Niro), donna di forte personalità che non sopporta le eccessive debolezze del marito. Ma fu con L'eredità Ferramonti che ottenne il premio a Cannes, nel ruolo ambiguamente passionale della splendida Irene che riesce a coordinare con una fredda regia di seduzione gli eventi all'interno della famiglia del marito, al fine di ottenere l'eredità del suocero, che verrà però assegnata per via legale, vanificando tutti i suoi sforzi, ma lasciando dietro di sé morte e follia.
Dalla fine degli anni Settanta si è aperto un lungo periodo di film di scarso rilievo, come Al di là del bene e del male (1977) di Liliana Cavani, in cui la S. ricopre la parte della scrittrice tedesca, amica di F. Nietzsche, Lou Salomé, e per quasi venti anni l'attrice ha scelto di lavorare prevalentemente in televisione tornando al cinema solo per partecipare a film di registi di buon livello come per es. El viaje (1992; Il viaggio) di Fernando E. Solanas, o Garage Olimpo (1999) di Marco Bechis. Quest'ultima interpretazione della madre disperata che viene uccisa mentre è alla ricerca della figlia desaparecida sembra aver avviato un ritorno dell'attrice al grande schermo. Nel 2000 ha infatti interpretato Les rivières pourpres (I fiumi di porpora) di Mathieu Kassovitz e nel 2001 The islands of the mapmaker's wife di Michie Gleason.