BROCARDO (Broccardo, Broccardi, de' Broccardi), Domizio
Nacque a Padova o nelle immediate vicinanze attorno al 1390 da Brocardo de' Brocardi, di agiata famiglia. Passò la prima giovinezza nel villaggio di Loregia, presso Padova; poi studiò giurisprudenza, verosimilmente all'università di Padova, conseguendo il dottorato. Dal suo matrimonio con una donna il cui nome non ci è pervenuto nacquero almeno due figli, la cui morte prematura pianse nel suo canzoniere: Rachele, morta adolescente il 10 ott. 1427, e Francesco morto poco prima a cinque anni. Scarse sono le notizie biografiche che di lui è possibile desumere dagli archivi di Padova, data la sua scarsa partecipazione alla vita politica della città: nel 1442 entrava in possesso di una casa del defunto Filippo Campanati, e ne riconfermava la locazione a tale Giambono Fererollo; l'8 ag. 1442, il 21 ott. 1444, il 13 febbr. 1445 e il 16 genn. 1448 comparve come testimone presso l'ufficio della Volpe; nel 1448 fu tra i consiglieri del Comune e fu investito di un feudo ecclesiastico dal vescovo di Padova Fantino Dandolo.
Ebbe, nell'Italia settentrionale, buona fama di rimatore, e fu in amichevole relazione con alcuni personaggi rimarchevoli della sua epoca: con Reprandino Orsato, altro famoso rimatore padovano, col conte Lodovico Sambonifacio, con Malatesta de' Malatesti signore di Pesaro e di Fossombrone, con i quali scambiò dei sonetti, e con Guido Antonio di Montefeltro conte di Urbino; dalla corrispondenza poetica che intrattenne con quest'ultimo risulta che tra i due insorse qualche contrasto, presto sanatosi per l'arrendevolezza del Brocardo.
Il canzoniere del B. (conservatoci principalmente dai codici 1018della Biblioteca Trivulziana di Milano, 541della Biblioteca Universitaria di Padova, e dagli anonimi I. VII. 15 della Biblioteca Comunale di Siena e Ital. 1084della Bibliothèque Nationale di Parigi) nella sua massima parte non si distacca dai tanti del secolo: per lo meno là dove canta il convenzionale amore del poeta per la sua donna, Lia, letterariamente costruita a immagine e simiglianza della Laura petrarchesca. Bionda, giovanissima e bella, la donna punì un atto troppo audace del poeta togliendogli ogni speranza di vedere ricambiato il suo amore, e morì nel fiore degli anni: nelle liriche che narrano questa vicenda non solo gli avvenimenti, ma anche l'espressione seguono con fredda eleganza i moduli del canzoniere petrarchesco. Più veri, vivi e poetici, degni ancora oggi di ricordo, sono i versi che gli ispirarono le sue sventure familiari, e principalmente la morte della figlia Rachele: la realtà di un sentimento sinceramente sofferto fa qui dimenticare al B. le convenzioni letterarie e i giochi di parole e lo spinge a esprimersi in forme ingenue e popolari di toccante semplicità.
Rime del B. si trovano anche a Vicenza, Biblioteca Comunale, cod. 1. 10. 22, nn. 27, 28, 29 e 30;a Firenze, Biblioteca Riccardiana, cod. 1154, cc. 204-208;a Venezia, Biblioteca Marciana, cod. Ital. IX 110, cc. iv e 2;a Roma, Biblioteca Vaticana, codd. Regin. lat. 1973, c. 24, e Vat. lat. 5166, c. 26v;a Modena, Collegio di S. Carlo, cod. 3 della busta 7, c. 58v;a Pesaro, Biblioteca Oliveriana, cod. 666, cc. 1, 6v, 14, 23v;da tali manoscritti numerose liriche del B. furono pubblicate tra l'Ottocento e il Novecento, sparse tra gli scritti di quanti ebbero occasione di interessarsi al poeta.
Appare probabile che sia morto non molto dopo il 1448, alla quale data risalgono le ultime notizie biografiche che ci sono pervenute.
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