Sutherland, Donald (propr. Donald McNichol)
Attore cinematografico canadese, nato a Saint John (New Brunswick) il 17 luglio 1934. Caratterizzato dal fisico dinoccolato, e dotato di un volto e di uno sguardo particolarmente carismatici, S. è riuscito a imporsi nel mondo dello spettacolo sostenuto da una ben strutturata preparazione attoriale, dall'assidua pratica del palcoscenico e da un non comune spessore culturale che gli hanno permesso di spaziare dal registro comico a quello drammatico inventando di volta in volta personaggi positivi, credibili e affascinanti, oppure animati da una esibita o più sottile perfidia, non di rado volutamente e decisamente sgradevoli.
Laureatosi in ingegneria all'università di Toronto, decise di dare spazio a un'antica vocazione nata negli anni del college e, nel 1956, si trasferì in Inghilterra per studiare recitazione presso la London Academy of Music and Dramatic Art. L'esperienza maturata nei teatri londinesi, nei quali lavorò regolarmente fino al debutto cinematografico ‒ avvenuto nel 1964 in uno scadente film horror italiano, Il castello dei morti vivi di Herbert Wise (Luciano Ricci) e Warren Kiefer (Lorenzo Sabatini), in cui ebbe un doppio ruolo ‒, gli permise di affinare il suo stile interpretativo grazie a una notevole consapevolezza scenica. Dopo aver lavorato in produzioni prevalentemente britanniche, S. ottenne il primo ruolo di un certo prestigio in The dirty dozen (1967; Quella sporca dozzina) di Robert Aldrich in cui diede vita a uno stravagante e ironico ergastolano. Ma il successo gli arrise solo tre anni più tardi con l'interpretazione di uno strampalato capitano, chirurgo in un ospedale da campo durante la guerra di Corea e sempre pronto a ogni tipo di scherzo, in M*A*S*H (1970; M.A.S.H.) di Robert Altman, al fianco di Elliott Gould, con il quale formò un duo d'irresistibile comicità. In seguito a questa notevole affermazione si moltiplicarono per S. le possibilità di cimentarsi in ruoli diversi, con una ricchezza di offerte interpretative che ha poi segnato tutta la sua carriera. E così, si fece ammirare impersonando un dubbioso e travagliato regista in crisi di identità in Alex in wonderland (1970; Il mondo di Alex) di Paul Mazursky, uno scrupoloso e irreprensibile detective privato in Klute (1971; Una squillo per l'ispettore Klute) di Alan J. Pakula, un Cristo onirico in Johnny got his gun (1971; E Johnny prese il fucile) di Dalton Trumbo, fino all'incisiva interpretazione di un paranoico restauratore inglese con poteri soprannaturali nel thriller parapsicologico Don't look now (1973; A Venezia… un dicembre rosso shocking) di Nicolas Roeg. Dopo aver ripristinato la coppia comica di M*A*S*H nel banale quanto prevedibile S.P.Y.S. (1974) di Irvin Kershner, ancora al fianco dell'amico Gould, si propose in tre importanti interpretazioni che confermarono ancora una volta la versatilità del suo talento e segnarono l'apice della sua carriera: se in The day of the locust (1975; Il giorno della locusta) di John Schlesinger disegnò mirabilmente un incauto omicida ucciso dalla folla dopo aver assassinato un ragazzino, in Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci delineò con grande maestria l'indimenticabile parte di Attila, feroce e turpe fascista di provincia nell'Italia del Ventennio, mentre, cambiando radicalmente registro, in Il Casanova di Federico Fellini (1976) di Federico Fellini, nel ruolo del celebre seduttore veneziano reso con ironica malinconia, seppe dar prova di una recitazione asciutta e misurata.
Negli anni successivi, pur non potendo sempre contare su parti complesse e importanti come in passato (tra le eccezioni l'intensa figura di padre disegnata in Ordinary people, 1980, Gente comune, di Robert Redford), ha continuato a mostrare il suo indubbio talento sia in film minori (Invasion of the body snatchers, 1978, Terrore dallo spazio profondo, di Philip Kaufman; Nothing personal, 1980, Niente di personale, di George Bloomfield; Eye of the needle, 1981, La cruna dell'ago, di Richard Marquand; Lost angels, 1989, di Hugh Hudson; Lock up, 1989, Sorvegliato speciale, di John Flynn; Younger and younger, 1993, Younger & Younger di Percy Adlon; A time to kill, 1996, Il momento di uccidere, di Joel Schumacher; The assignment, 1997, L'incarico, di Christian Duguay; Free money, 1998, In fuga col malloppo, di Yves Simoneau), sia in parti secondarie interpretate in film di successo (National lampoon's animal house, 1978, Animal house, di John Landis; Les liens de sang, 1978, Rosso nel buio, di Claude Chabrol; Schrei aus Stein, 1991, Grido di pietra, di Werner Herzog; JFK, 1991, JFK ‒ Un caso ancora aperto, di Oliver Stone; Six degrees of separation, 1993, 6 gradi di separazione, di Fred Schepisi; Disclosure, 1994, Rivelazioni, di Barry Levinson; Outbreak, 1995, Virus letale, di Wolfgang Petersen; Fallen, 1998, Il tocco del male, di Gregory Hoblit).
Tra le successive interpretazioni per il grande schermo quattro ruoli risultano di rilievo: quello di un temibile e inquietante padre che costringe il figlio alla 'carriera' di killer in Panic (2000) di Henry Bromell; quello di uno dei quattro anziani piloti richiamati dalla NASA per salvare la Terra da un satellite in avaria in Space cowboys (2000) di Clint Eastwood; il ruolo del giudice Rosario Saracini protagonista di Piazza delle Cinque Lune (2003) di Renzo Martinelli e quello del reverendo Monroe in Cold Mountain (2003; Ritorno a Cold Mountain) diretto da Anthony Minghella.
Il figlio Kiefer (n. 1966), nato dal matrimonio con l'attrice Shirley Douglas, ha intrapreso la carriera paterna e ha interpretato film di buon successo come Flatliners (1990; Linea mortale) di Joel Schumacher, A few good men (1992; Codice d'onore) di Rob Reiner, Phone booth (2002; In linea con l'assassino) ancora di Schumacher.
A. Eyles, Donald Sutherland, in "Focus on film", Autumn 1973; Y. Alion, Le magnétisme du regard, in "Revue du cinéma", décembre 1993.