Albanzani, Donato degli
, Letterato, maestro di grammatica e di retorica, (Pratovecchio, ante 1328 - Ferrara (?) dopo il 1411). Amico del Boccaccio, che gli dedicò il Bucolicum carmen (della cui ecloga XIV l'A. è anzi uno degl'interlocutori, sotto lo pseudonimo di ‛ Appenninus '), e del Petrarca, che lo elesse dedicatorio del De sui ipsius et multorum ignorantia, dopo avergli intorno al 1367 affidato la propria biblioteca di Venezia, fu apprezzato per la sua cultura. Fra Ravenna, Ferrara e Venezia svolse la sua opera di insegnante, dedicandosi nel contempo alla volgarizzazione di alcune opere fra le più significative del suo tempo; citeremo quelle del De Viris illustribus petrarchesco e del De Claris mulieribus del Boccaccio, quest'ultima da lui stesso integrata con un ultimo capitolo, in latino e in volgare, riguardante la regina Giovanna. Durante il suo secondo soggiorno a Ravenna, adempì a un incarico affidatogli da un ignoto amico (forse il Boccaccio): quello di consegnare tre ducati d'oro al convento di Santo Stefano degli Olivi, erede universale di suor Beatrice, figlia di Dante. In quell'occasione (20 settembre 1370) fu redatto un documento, forse in duplice copia, di cui una, la fiorentina, è andata smarrita; e l'altra, scoperta dal Biagi nei Memoriali del comune di Ravenna, è stata riprodotta (con fotocopie e trascrizione accompagnate da accurate e opportune illustrazioni storiche) nella V dispensa del Codice diplomatico dantesco, pubblicato dal Biagi e dal Passerini nel 1895-97 (ora in Piattoli, Codice 315 ss.).
Bibl. - G. Martellotti, A. D., in " Dizion. biogr. degli Ital. I (1960) 611-613.