DONATO di Fiesole, santo
Scarse sono le notizie su D. anteriori al suo arrivo in Italia. Secondo la più antica Vita del santo, edita da B. Bossue, "ex ms. Minervae, pluteo 21, collato cum ms. Chronicae Fesulanae et altero ms. card. Strozzi", nacque in Irlanda da una nobile famiglia. Dopo un periodo trascorso sull'isola, in cui compì i suoi studi, egli abbandonò la patria e i genitori per iniziare un lungo pellegrinaggio che lo portò fino a Roma. Sulla via del ritorno fece sosta a Fiesole e qui, nonostante le sue resistenze, fu eletto vescovo per volere unanime della popolazione.
L'episodio dell'arrivo di D. a Fiesole e della sua elezione episcopale è riferito anche dalla Vita di s. Andrea di Fiesole. Andrea fu, secondo questo testo, discepolo di D. e suo compagno nel viaggio in Italia. Divenuto vescovo, D. lo trattenne presso di sé, nominandolo arcidiacono. Andrea morì nel monastero di S. Martino a Mensola, nei pressi di Fiesole, non molto dopo il suo maestro.
L'autore della Vita s. Donati colloca l'inizio del pellegrinaggio del santo "tempore Christianorum principum Lotharii magni et Ludovici boni, qui sanctam in eorum coadunatione apud Aquisgrani palatium canonicam instituerunt regulam sub anno Dominicae Incarnationis Domini CCCXVI. Indictionis X". L'editore ha giustamente rilevato l'errore cronologico (CCCXVI sta evidentemente per DCCCXVI), che è con ogni probabilità imputabile ad un copista, e l'equivoco in cui è incorso l'autore, il quale confonde Ludovico il Pio, promotore, nell'816, del concilio di Aquisgrana, con Ludovico II, figlio di Lotario.
Basandosi probabilmente su questo passo della Vita, l'Ughelli fissò all'816 l'ordinazione episcopale di D., ma già al Coleti questa datazione apparve errata, dal momento che ancora nell'826 la sede fiesolana risulta occupata dal vescovo Grausolfo (J. D. Mansi, Sacrorum conciliorum..., XIV, Venetiis 1769, col. 999). D. poteva dunque essere stato eletto solo dopo l'826.
Dai documenti risulta che nell'agosto dell'877 egli era già morto, perché al suo posto si trova nominato il vescovo Zanobi (ibid., XVIII, ibid. 1773, col. 342). A probabile che egli abbia assunto la carica episcopale intorno all'829 e che sia morto nell'876. Queste date possono essere congetturalmente ricostruite sulla base delle indicazioni cronologiche offerte dalla Vita.
Nel cap. 18 della medesima si narra che D. ottenne da Carlo, "excellentissimo imperatore", la conferma dei privilegi concessi alla Chiesa fiesolana da Ludovico II; ciò avvenne "apud urbem Placentiam octavo Idus Februarii in Indictione octava". Sebbene l'indizione ottava rinvii all'anno 875, è evidente, come notava il Davidsohn (Forschungen, I, p. 27), che l'episodio si colloca nell'876 (cioè "in indictione nona"), poiché Carlo il Calvo fu incoronato imperatore solo alla fine dell'875 e morì appena due anni più tardi, nell'ottobre dell'877. L'agiografò (o un copista) ha dunque commesso un errore nell'indicare il numero dell'indizione. Corretta è invece la lezione della Vita più tarda, inedita (ips. XX, 6 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze): "in indictione vero nona". Essendo tradizionalmente indicato il 22 ottobre come giorno di morte del santo (cfr. Acta sanctorum Oct., IX, p. 650), si dovrà pensare, col Davidsohn, che esso cadde nell'876, dal momento che al concilio di Ravenna dell'877 (e non dell'873-874, come credeva il Cappelletti) risulta presente il successore di D., Zanobi. Il Bossue, trascurando il riferimento a Carlo il Calvo presente nella Vita, preferì invece anticipare la data di morte di D. all'874-875 perché nel suo epitafflo (che è tramandato dalla Vita), là dove viene fatta menzione dei re d'Italia ("Regibus Italicis servivi pluribus annis / Lothario magno Ludovicoque bono", vv. 3-4), non si accenna a Carlo, in ragione forse del fatto che egli non era ancora succeduto a Ludovico.
Secondo una precisa espressione dell'epitaffio ("Octonis lustris, septenis insuper annis / Post Fesulana praesul in urbe fui"), D. ricoprì la carica di vescovo di Fiesole per 47 anni. Fissando all'876 la data di morte del santo e in un periodo non lontano da questa la composizione dell'epitaffio, l'inizio del suo episcopato viene pressappoco a coincidere con l'829 (827-828 secondo l'ipotesi del Bossue). Una cronologia assai diversa è invece stabilita dal Gams, che colloca nell'844 l'elezione episcopale di D. e nell'864 la sua morte.
Attraverso varie testimonianze è possibile ricostruire alcuni momenti del periodo trascorso da D. alla guida della Chiesa fiesolana. Nel giugno dell'844 egli figura fra i vescovi convenuti a Roma al seguito di Ludovico II, che era stato inviato in Italia dal padre Lotario per riaffermare presso il pontefice Sergio II i diritti imperiali nella nomina papale. Il 15 giugno 844 D. assisté alla cerimonia d'incoronazione di Ludovico a re d'Italia. È segnalata la sua presenza anche al concilio romano tenutosi, probabilmente nell'850, per decidere di una controversia fra i vescovi di Arezzo e di Siena, ma la Polock ha recentemente dimostrato che gli atti di tale concilio a noi pervenuti sono un falso del sec. XII. D. fu invece sicuramente presente al concilio riunito nell'861 da Niccolò 1 per giudicare l'arcivescovo di Ravenna, Giovanni.
D. risulta anche firmatario di un atto datato 20 ag. 850, con cui simpegnava a cedere al monastero di Bobbio la chiesa di S. Brigida a Piacenza.
Secondo il racconto della Vita (capp. 17-18), divenuto vescovo di Fiesole, D. si preoccupò di reintegrare il patrimonio della sua Chiesa, che era stato danneggiato "per praecepta imperatorum et chartularum amissionem, quae ob devastationem crudelissimae gentis Normannorum acciderat". Da Ludovico II egli ottenne "apud Capuanam urbem", probabilmente nel giugno dell'866, la conferma dei beni e dei diritti già acquisiti dalla Chiesa fiesolana (ma secondo il Davidsohn, Storiadi Firenze, I, p. 131, tale conferma avvenne prima dell'incontro di Capua) e la concessione di alcuni privilegi. Questi ultimi furono ratificati da Carlo il Calvo il 6 febbr. 876 nei pressi di Piacenza (cfr. Vita, cap. 18). D. fu dunque in buoni rapporti con i sovrani franchi, in particolare con Ludovico II, che egli appoggiò, nell'844, contro il papa Sergio II, e che forse seguì, nell'866, nella sua spedizione in Italia meridionale contro i Saraceni (come farebbe pensare il citato passo della Vita in cui si narra delle concessioni fatte da Ludovico al vescovo di Fiesole nei pressi di Capua). Sulla fedeltà di D. ai re d'Italia siamo del resto informati anche dai già citati vv. 3-4 del suo epitaffio.
L'epitaffio è generalmente ritenuto opera dello stesso D., che l'avrebbe composto quando era ancora in vita Ludovico (quindi prima dell'875) o subito dopo la morte di quest'ultimo. In esso viene data notizia anche di un'attività didattica svolta dal vescovo: "Grammata discipulis dictabam scripta libellis, / Scemata metrorum, dicta beata senum" (vv. 7-8). Il Tommasini ha posto questa attività di D. in relazione con la politica scolastica di Lotario che aveva in quel periodo istituito una scuola a Firenze. Nessun elemento sembra però suffragare tale interpretazione.
D. è conosciuto anche per la sua attività di scrittore. Oltre all'epitaffio, gli sono attribuite due vite, una metrica e una in prosa, di s. Brigida di Kildare.
La Vita metrica fu per la prima volta edita dal Colgan sulla base del MS. 232 di Montecassino, che peraltro presentava un testo incompleto della Vita, preceduto da un prologo che si apriva con una descrizione dell'Irlanda (inc. "Finibus occiduis"). Accortosi quando ormai la sua edizione era in corso di stampa che un altro codice, il Barb. lat. 586 (ora presso la Biblioteca Vaticana), recava il testo della Vita preceduto da due prologhi assenti nel manoscritto cassinese, il Colgan li aggiunse in fondo al testo, a mo' di appendice (Prol. 1: inc. "Christe Dei virtus, spiendor, sapientia Patris"; prol, 2: inc. "Quisquis in hoc: hominum fragili concluditur antro"). Seguendo un'indicazione del catalogo della biblioteca di Montecassino, il Colgan attribuì la Vita al monaco o Chilienus" (o "Coelanus"), dei monastero di Inishcaltra, in Irlanda.
Alcuni anni dopo la Vita di s. Brigida fu pubblicata, sempre come opera del monaco Chilieno, anche dai Bollandisti, i quali non fecero che riprodurre il testo edito dal Colgan, omettendo però i due prologhi tratti dal codice barberiniano.
Nel 1932 M. Esposito (The Poems of Colmanus "Nepos Cracavist", pp. 128 ss.) segnalò un nuovo codice contenente la Vita di s. Brigida, il Mugellanus de Nemore 13 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, che presentava, oltre ai prologhi conosciuti, un prologo in ventotto versi con il seguente incipit: "Has ego Donatus virtutes sanguine Scottus / Bricte descripsi, presul et exiguus, / Virginis indocto satis sermone repertas / Pangere praesumpsi carmine dactilico". Identificando il "Donatus Scottus" autore del prologo con il vescovo di Fiesole, l'Esposito assegnava a quest'ultimo la paternità della Vita metrica. Questa attribuzione fu confermata, pur con qualche incertezza, dal Kissane, in un ampio studio apparso nel 1977, che comprendeva anche l'edizione critica del testo. Lo studioso segnalò, fra l'altro, alcuni luoghi della Vita metrica presenti nella Vita s. Donati (la descrizione dell'Irlanda; la preghiera a Cristo, che nella Vita metrica costituisce uno dei prologhi), e lì espressamente attribuiti al vescovo di Fiesole, e notò anche altre, minori, coincidenze testuali fra le due agiografle. L'Esposito e il Kissane concordavano poi nel ritenere, sulla base di alcune espressioni del prologo "Has ego Donatus...", che la Vita metrica fosse indirizzata a Dungal. Il Kissane avanzò inoltre l'ipotesi che D., prima di diventare vescovo, avesse operato a Pavia sotto la guida di Dungal.
La Vita metrica di s. Brigida, nell'edizione del Kissane, ha un'estensione di 2.004 versi. Essa comprende i quattro prologhi attestati dalla tradizione manoscritta (prologo a: inc. "Has ego Donatus", vv. 1-28; prologo b: inc. "Christe Dei virtus", vv. 29-56; prologo c: inc. "Quisquis in hoc hominum fragili concluditur antro", vv. 57-124; prologo d: inc. "Finibus occiduis", vv. 125-160) e il testo della Vita (vv. 161-2.004). L'opera è in esametri, tranne i prologhi a e d, che sono in distici elegiaci. Il testo è incompleto e presenta qua e là qualche lacuna.
Secondo il Kissane, D. può aver utilizzato le seguenti fonti: una prima Vita s. Brigidae, oggi perduta (opera di Ultano); la cosiddetta Vita I (Bibl. Hagiogr. Lat., 1455); la Vita altoirlandese conosciuta come Bethu Brigte; la Vita di Cogitoso; la Vita di Animoso (erroneamente identificata con la Vita Bibl. Hagiogr. Lat., 1460). A questi testi lo Sharpe ("Vita s. Brigitae": The oldest texts, p. 98) aggiunge i Versus Colmani episcopi de sancta Brigida (editi in M. Esposito, The Poems of Colmanus..., pp. 114 s). Nell'opera sono anche presenti echi di Virgilio, Ovidio, Stazio, di poeti latini cristiani, e in particolare di Colombano.Più incerta appare l'attribuzione a D. della inedita Vita s. Brigidae in prosa contenuta nel ms. Casanatense 726. Il testo di questa Vita èpreceduto da un prologo in distici elegiaci con il seguente incipit: "Presul ego dictus Donatus, sanguine Scottus, / Virtutes scripsi virginis eximie, / Quas prius incultu didici sermone notatas, / Has ego disposui pandere lucidius" (vv. 1-4).
L'Esposito riteneva che D., insoddisfatto del suo precedente lavoro in versi, avesse voluto comporre anche una Vita in prosa. L'opera è tramandata da altri due ms s., segnalati dal Kissane: il ms. Conv. soppr. 266, parte I, della Biblioteca Medicea Laurenziana e il ms. Conv. soppr. C.4.1791 della Biblioteca nazionale di Firenze. Ambedue i codici presentano il prologo a della Vita metrica al posto del prologo "Presul ego dictus Donatus ..." del ms. Casanatense. Iltesto della Vita in tutti e tre i mss. si arresta nel racconto in corrispondenza del v. 1.177 della Vita metrica. Il Kissane giudicò quest'opera "a prose version" non molto riuscita della Vita metrica ed escluse che i due testi potessero essere stati composti dal medesimo autore.
L'Esposito attribuì a D. anche un componimento in versi pubblicato dallo Strecker, che risulta indirizzato a "Dungal abbas" (nel ms. si leggono solo le parole finali della dedica: "Praesulis Dungalo abbati"). Il Kissane respinse, con argomenti piuttosto convincenti, l'attribuzione dell'Esposito, ma accettò l'ipotesi che il componimento fosse destinato a Dungal di Pavia.
Alla sua morte D. fu sepolto nella cattedrale di Fiesole, che allora sorgeva fuori della città, dove oggi è la Badia Fiesolana. Nel 1817 i suoi resti, che alcuni anni prima erano stati fatti oggetto di una ricognizione, furono trasportati nella nuova cattedrale, costruita nel 1028 dal vescovo Iacopo il Bavaro, e tumulati in un altare a lui dedicato. D. è ricordato nel Martirologio romano al giorno 22 ottobre.
La Vita s. Brigidae in prosa atribuita a D. (Bibl. Hagiogr. Latina, Supplementi editio altera auctior, Bruxellis 1911, p. 61 n. 1459 b) è tramandata dai seguenti manoscritti: Firenze, Bibl. Medicea Laurenziana, Conv. soppr. 266, I, ff. 38-45r; Firenze, Bibl. nazionale, Conv. soppr. C.4.1791, ff. 138r-154v; Roma, Bibl. Casanatense, ms. 726, ff. 149v-159r. Il prologo "Presul. ego dictus Donatus ...", riportato dal solo ms. Casanatense, è edito da D.N. Kissane, "Vitametrica sanctae Brigidae": A Critical Edition with Introduction, commentary and indexes, in Proceedings of the Royal Irish Academy, LXXVII (1977), p. 79 (in apparato). La Vita metrica (Bibl. Hag. Lat., I, Bruxellis 1898-99, p.217, nn.1458 s.; Supplementi ed. altera auctior, p. 61, n. 1458) è edita in J. Colgan, Acta Sanctorum veteris et maioris Scotiae seu Hiberniae, II, Lovanii 1647, pp. 582-596; Acta Sanctorum..., Februarii, I, Antverpiae 1658, pp. 141-155; D. N. Kissane, "Vita metrica sanctae Brigidae", pp. 78-143. Il prologo "Has ego Donatus ..." e un frammento del prologo "Christe Dei virtus..." sono editi anche in A. M. Bandini, Bibliotheca Leopoldina Laurentiana, I, Florentiae 1791, pp. 5 67 s. La descrizione dell'Irlanda è edita anche in: F. A. Ozanam, Documents inédits pour servir à l'histoire lettéraire de l'Italie, Paris 1850, p. 51; Id., La civilisation au cinquieme siècle, in Oeuvres complètes, II, Paris 1855, p. 408; Monumenta Germ. Hist., Poetae Latini Medii Aevi, III, 2, a cura di L. Traube, Berolini 1896, p. 691; F. J. E. Raby, The Oxford book of medieval Latin verse, Oxford 1959, p. 116. L'epitaffio di D. è pubblicato in F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, III, Venetiis 1718, col. 213; F. A. Ozanam, Documents inédits..., Cit., p. 56; Id., La civilisation..., cit., p. 408; Acta sanctorum..., Octobris, IX, Bruxellis 1858, p. 662 (cap. 27 della Vita s. Donati); Poetae Latini aevi Carolini, III, cit., p. 692.
Nell'iconografia a noi nota D. appare sempre ritratto in vesti episcopali. Così èeffigiato in un pannello di anonimo toscano del sec. XIV, che si trova nella chiesa di S. Donato a Torri (Fiesole); in un pannello del polittico di Giovanni Del Biondo (databile intorno al 1378), conservato nella Galleria dell'Accademia a Firenze; in un pannello, opera della scuola di Agnolo Gaddi, dell'urna lignea già contenente il corpo di s. Andrea di Fiesole, posta nel museo della chiesa di S. Martino a Mensola (Firenze); nel polittico, opera di Bicci di Lorenzo (c. 1450), dell'altare maggiore della cattedrale di Fiesole; in una terracotta invetriata attribuita a Giovanni Della Robbia (1520), ora nell'oratorio del seminario di Fiesole (nella predella della quale è rappresentato un episodio della vita di D.; l'incontro con il lupo); in un dipinto attribuito a Filippo Lapini (metà sec. XVII), conservato nell'oratorio della Compagnia di S. Andrea, presso la chiesa di S. Martino a Mensola.
Fonti e Bibl.: Ci sono giunte tre Vitae Donati episcopi Fesulani (Bibl. Hag. Lat., I, p. 347, nn. 2305 ss.; Supplementi ed. altera, p. 97, n. 2305). La prima (Bibl. Hag. Lat., n. 2305) è edita da B. Bossue in Acta Sanctorum Octobris, IX, pp. 655-662, "ex ms. Minervae pluteo 21, collato cum ms. Chronicae Fesulanae et altero ms. card. Strozzi". I primi due mss. sembrano andati perduti (ma di essi esistono copie nella Bibliothèque Royale di Bruxelles: cfr. D. N. Kissane, Vita metrica sanctae Brigidae..., cit., p. 62n. 10); il terzo è l'attuale ms. Strozzi IIdella Bibl. Laurenziana di Firenze. Questa Vita, con un prologo diverso da quello dato dal Bossue, è tramandata anche dal codice XXVII, I (fine sec. XI - inizi sec. XII) della Bibl. Laurenziana. Le altre due Vitae (Bibl. Hag. Lat., nn. 2306-2307), tuttora inedite, sono attestate, rispettivamente, dai codici Strozzi II (sec. XI) - utilizzato dal Bossue per correggere alcuni luoghi corrotti della prima Vita - e XX, 6 (quarto-quinto decennio sec. XIV) della Laurenziana. La Vita del XX, 6è più breve delle altre e risale alla prima metà del sec. XIV (per la datazione del leggendario che la tramanda, cfr. A. Degl'Innocenti, Analisi morfologica e modello agiografico nelle Vite di Arialdo e Giovanni Gualberto, in Medioevo e Rinascimento, I [1987], pp. 120 s.). Altre fonti: C. Baronio, Annales ecclesiastici, XIV, Lucae 1743, p. 301; Vita s. Andrea arcidiaconi Fesulani (Bibl. Hag. Lat., I, p. 74, n. 448), in Acta Sanctorum Augusti, IV, Venetiis 1752, pp. 541-548; J. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XIV, Venetiis 1770, coll. 34, 603 s.; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, p. 89; Codice diplom. del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII, a cura di C. Cipolla-G. Buzzi, I, Roma 1918, in Fonti per la storia d'Italia, LII, pp. 165-169; S. Ammirato, Vescovi di Fiesole, di Volterra e d'Arezzo, Firenze 1637, pp. 6 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra..., III, cit. coll. 213 s.; A. F. Ozanam, Documents inddits, cit., pp. 48-57; B. Bossue, De s. Donato episc. et confes. Fesulis in Tuscia. Commentarius praevius, in Acta Sanct. Octobris, IX, pp. 648-654; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia, XVII, Venezia 1862, pp. 16-19; E. Dümmier, Die handschrifiliche Oberlieferung der lateinischen Dichtungen aus der Zeit der Karolinger, in Neues Archiv, IV (1879), p. 515; T. Olden, Donatus, saint, in Dict. of national biogr., XV, London 1888, p. 216; M. Stokes. Sixmonths in the Apennines, London-New York 1892, pp. 227-253; R. Davidsohn, Forschungen zur älteren Geschichte von Florenz, I, Berlin 1896, p. 27; K. Strecker, Ein neuer Dungal?, in Zeitschrift für romanische Philologie, XLI (1921), pp. 567 ss. (ed. del componimento "...Praesulis Dungalo abbati"; poi in Mon. Germ. Hist., Poetae Latini Medii Aevi, IV, 2 a cura di K. 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