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ROSSETTI, Donato

di Federica Favino - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)
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ROSSETTI, Donato

Federica Favino

– Nacque a Livorno il 5 aprile 1633 «da onesta famiglia» (Pera, 1867, p. 110). Non sono però noti i nomi dei genitori.

Studiò all’Università di Pisa intorno alla metà degli anni Cinquanta; qui venne introdotto alla matematica e alla fisica da alcuni esponenti della seconda generazione di allievi di Galileo Galilei. Non risulta che sia stato mai ascritto all’Accademia del Cimento, ma Alfonso Borelli – suo vero maestro e ispiratore – lo raccomandò al principe Leopoldo de’ Medici per una delle spedizioni accademiche mirate all’osservazione dell’eclissi lunare del 16 giugno 1666. Per volere di Leopoldo, Rossetti stese una relazione dell’osservazione da lui compiuta allora dalle alture dell’isola di Gorgona. Leopoldo la inviò al signor de Montmor in Francia, dove venne stampata da Antoine-François Payen unitamente ad alcune sue osservazioni nel Selenelion ou apparition luni-solaire (Paris 1666).

Grazie a queste buone prove, mentre si trovava a Livorno come insegnante privato con grande successo di pubblico, chiese e ottenne dal granduca la cattedra di logica all’Università di Pisa. Non interruppe per questo le ricerche di filosofia naturale, di cui espose i primi risultati nell’Antignome fisico-matematiche con il nuovo orbe, e sistema terrestre, edito a Livorno nel 1678. Nella forma di dialogo tra Edetimegoro (l’autore), Oligete e Pandete, Rossetti vi esponeva il suo sistema della natura, una mescolanza di tradizionalismo filosofico e moderne idee scientifiche.

Pur postulando la creazione divina e il continuo intervento di Dio nel mondo, egli riduceva tutti i fenomeni naturali all’azione di atomi, il cui movimento nel vuoto non era prodotto dall’urto casuale ma dall’«istinto» innato a ciascuno di combinarsi con alcuni atomi e non con altri, secondo una legge fissata dalla natura che avrebbe impedito, per esempio, la generazione di generi e specie sempre nuovi. Da questi principi egli poteva dedurre la spiegazione di fenomeni fisici come la capillarità e gli effetti dei piccoli galleggianti, in velata polemica con quanto sostenuto da Geminiano Montanari nei Pensieri fisico-matematici (Bologna 1667). Sollecitato dalle Due lettere di Urbano Davisi del 1667, nel terzo dialogo egli spiegava tutti i fenomeni meteorologici come l’effetto meccanico del palpito, per sistole e diastole, di un «grande cuore» al centro della Terra, una visione ispirata alle metafisiche animiste rinascimentali, che si completava con l’idea della pluralità dei mondi e della natura materiale e vivificatrice della luce.

Lo scritto ravvivò la polemica con Montanari, alimentata soprattutto da Rossetti attraverso la circolazione dei suoi testi tra eruditi italiani ed europei, in cui i comuni corrispondenti funsero talvolta reciprocamente da schermo. Negli anni il confronto verté su diversi temi: direttamente, sui principi della statica archimedeo-galileiana (dalla parte di Rossetti: Dimostrazione fisico-matematica delle sette proposizioni, Firenze 1668; Lettera del dottor Donato Rossetti al signor dottor Carlo Fracassati, Firenze 1668; Insegnamenti fisico-matematici, Livorno 1669); indirettamente, sulle proprietà fisiche delle «lacrime» e dei fili di vetro (Composizione, e passioni de’ vetri, overo Dimostrazioni fisico-matematiche delle gocciole, e de’ fili del vetro, che rotto in qualsisia parte tutto quanto si stritola, Livorno 1671). Al fondo della polemica c’era però sempre un diverso modo di interpretare l’eredità di Galilei e la nozione di «fisico-matematica» che ne era scaturita (Gómez López, 1997): sperimentalismo destituito di implicazioni filosofiche (Montanari) vs. sperimentalismo come aspetto della conoscenza delle cause e dei principi della natura (Rossetti).

La Composizione di Rossetti era una parte integrante del suo sistema filosofico, un sistema atomista in cui le passioni degli atomi avevano un ruolo fondamentale. L’opera si presentava come un manifesto della possibilità di conciliare atomismo e dogma cattolico, intento che egli intendeva perseguire in un’opera dedicata, il Polista fedele (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Palatino 1099, cc. 41a-48a), iniziato ma poi interrotto per ragioni di prudenza. Si trattava di una posizione condivisa da tutti i novatori tra i lettori dell’Università di Pisa, che nel 1670 subirono un duro attacco dal partito dei colleghi tradizionalisti, ai quali il granduca diede in certa misura il suo avallo. Il divieto, da allora, di insegnare «alla galileista e fisico-matematicamente» (Fabroni, 1775, p. 237), oltre alla difficoltà di ottenere una cattedra ordinaria di filosofia (era straordinario dal 1668), indussero infine Rossetti a lasciare Pisa. Nel 1670, in cambio della rivendicata cattedra, Leopoldo gli aveva procurato la carica di canonico della collegiata di Livorno, con un modesto introito.

Nel 1674 riparò a Torino, inizialmente per seguire l’impresa economica di suo fratello di impiantare un vivaio di ostriche nella darsena di Villafranca. Secondo i suoi racconti, le controversie in materia di idraulica sorte in merito al progetto lo fecero notare dal duca Carlo Emanuele II, il quale si avvalse della sua consulenza per interventi di idraulica nella residenza ducale della Venaria e a Vercelli, minacciata dall’esondazione del fiume Sesia (ibid., pp. 243-245). L’anno dopo lo nominò «matematico di S.A.S.» e professore delle matematiche nell’Accademia di Piemonte, oltre che precettore di suo figlio Vittorio Amedeo II.

Nel complesso, la sua fu una presenza scomoda anche a Torino, dove si pose in aperto antagonismo verso gli architetti-ingegneri in auge a corte, provando a emergere puntando sulla sua formazione di matematico teorico. Nel 1678 pubblicò a Torino la Fortificazione a rovescio, dedicata a Maria Giovanna Battista, duchessa di Savoia e reggente (per conto della quale fu incaricato anche di missioni ufficiali).

Nella forma di dialogo tra gli stessi protagonisti dell’Antignome, vi esponeva il suo metodo di fortificazione a rovescio, cosiddetto perché il rientrante della controscarpa si trovava dinnanzi al saliente del bastione (invece che alla mezzeria della cortina), creando immensi fossati, da coprire con rivellini, ridotti e falsebraghe. Il modello, presentato con una spavalderia e presunta originalità contraddetta dalle molte sviste, mirava a costringere i punti degli attacchi degli assalitori lungo il parapetto del fossato, non valutando però opportunamente gli spazi necessari alla difesa né gli ingenti costi della costruzione. L’opera venne immediatamente (1678) stroncata dall’architetto ingegnere Antonio Maurizio Valperga come «esempio dello scollamento tra teoria e pratica della cultura militare del Seicento» (Bonardi, 1989, p. 271).

Il trattato intendeva essere polemico verso gli orientamenti teorici degli architetti di corte, come lo era stata anche la proposta – espressa in un disegno (Comoli Mandracci, 1988) – di generale ingrandimento ellittico della fortificazione, simmetrico rispetto alla diagonale della città e cittadella. Nello stesso senso oppositivo, questa volta ad Amedeo di Castellamonte, va letta la proposta di Rossetti per la costruzione di un imponente complesso al tempo stesso assistenziale e sanitario nella zona di S. Salvario, che è documentato da alcuni disegni ma non fu mai realizzato (Roggero Bardelli, 1990). Il progetto capovolgeva le soluzioni proposte da Castellamonte per gli edifici della medesima funzione (ospedale di S. Giovanni Battista e albergo di Virtù), sia per il modello tipologico-funzionale del fabbricato (complesso unico integrato; schema di organizzazione planimetrica in cui le maniche erano distribuite intorno a sei grandi cortili rettangolari), sia per le stesse scelte localizzative.

Il 1678 fu anche l’anno della resa dei conti con Montanari. Il 5 marzo di quell’anno infatti, su richiesta di questi alla reggente, i due contendenti esposero le loro ragioni presso una commissione scientifica riunita all’Accademia di Piemonte per dirimere la controversia scientifica iniziata nel 1667. La cornice sabauda non fu fausta a Rossetti. Se la commissione ritenne di non avere elementi per risolversi, il principe di Carignano ottenne però le scuse personali di Rossetti per Montanari (amico dell’architetto Guarino Guarini), mentre i due protagonisti finirono per pubblicare ciascuno per proprio conto le proprie irriducibili convinzioni (in particolare, Rossetti: Avvisi del Canonico Donato Rossetti Matematico di S.A.R. a suoi amici..., Torino 1678; Replica data alle considerazioni che sopra gli avvisi ha aggiunte alla lezzione accademica il dottissimo signor Geminiano Montanari..., Torino 1678).

Tra le sue diverse ricerche, Rossetti pubblicò anche i risultati di uno studio pionieristico sui fiocchi di neve in un libretto dal titolo La figura della neve (Torino 1681). Basandosi sulle indagini microscopiche di Robert Hooke, egli classificò un’ampia gamma di fiocchi di neve in categorie morfologiche discrete e fu il primo (Needham, 1970) a disegnare in dettaglio la lastrina esagonale del cristallo.

Alla morte di Guarini (1683), che egli a sua volta giudicava un geometra più che un matematico (Fabroni, 1775, pp. 247 s.), Rossetti fu incaricato della direzione del cantiere della cappella della Sindone nel duomo di Torino, soprintendendo alla realizzazione del modello ligneo dell’altare e completando i disegni di Guarini per la realizzazione degli interni (Dardanello, 2006, pp. 59 s.). In quell’incarico gli successe l’ingegnere e architetto militare e civile Antonio Bertola, che si era formato alla sua scuola insieme al fratello Giumo.

Morì a Torino nel 1686.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Lettere (7 luglio 1677 e 12 luglio 1678), Corte, Lettere di Particolari, ‘R’, m. 53, s.v.; Luoghi Pii di qua da Monti, m. 16 d’addizione, f. 3, n. 1 (progetto di Rossetti per l’albergo di Virtù e rilievo dell’edificio realizzato, descritto in Roggero Bardelli, 1990, pp. 70-72). Le lettere di Rossetti o in cui Rossetti è citato conservate tra i manoscritti galileiani della Biblioteca nazionale centrale di Firenze sono elencate, descritte e spesso reperibili in formato digitale sul sito della Biblioteca, all’indirizzo: http://opac.bncf.firenze. sbn.it/opac/controller.jsp;jsessionid=C053521EA5E9E6241152D0345557670D?action=search_basefilter&query_filterterm=categoria%3Ama&query_querystring_1=rossetti&query_fieldname_1=keywords. Sul medesimo sito sono reperibili in formato digitale anche tutte le opere a stampa di Rossetti, cui si rimanda dunque per la bibliografia completa. In occasione della mostra del 2010 «Piemonte al microscopio», l’Archivio scientifico e tecnologico dell’Università di Torino ha creato una replica degli studi di Rossetti sui fiocchi di neve, visibile sul blog di S. Klaiber, all’indirizzo: https://susanklaiber.wordpress.com/tag/donato-rossetti/ (31 gennaio 2017).

A. Fabroni, Lettere inedite di uomini illustri, II, Firenze 1775, ad ind.; F. Pera, Ricordi e biografie livornesi, Livorno 1867, pp. 110-121; C. Promis, Gl’ingegneri militari che operarono o scrissero in Piemonte dall’anno 1300 all’anno 1650, Torino 1871, pp. 227 ss.

Il lavoro più completo su Rossetti filosofo è il volume di S. Gómez López, Le passioni degli atomi: Montanari e R.: una polemica tra galileiani, Firenze 1997, cui si rimanda per tutta la bibliografia precedente.

Si vedano inoltre: J. Needham, Clerks and craftsmen in China and the West: lectures and addresses on the history of science and technology, Cambridge 1970, p. 107; V. Comoli Mandracci, La fortificazione del duca e i mulini della Città, in Acque, ruote e mulini a Torino, a cura di G. Bracco, I, Torino 1988, pp. 216 ss.; C. Bonardi, scheda 295, in Diana trionfatrice: arte di corte nel Piemonte del Seicento, a cura di M. di Macco - G. Romano, Torino 1989, pp. 271 s.; C. Roggero Bardelli, Amedeo di Castellamonte e D. R.: due progetti per San Salvario, in Studi piemontesi, XIX (1990), pp. 65-72; M.D. Pollak, Military architecture, cartography and the Representation of the early modern city, Chicago 1991, pp. 84 s.; J.B. Scott, Architecture for the Shroud, Chicago 2003, pp. 114, 370 nota 65; G. Dardanello, La costruzione della visione nella cappella della Sindone, in Guarino Guarini, a cura di G. Dardanello et al., Torino 2006, pp. 58-87; S. Gómez López, Dopo Borelli: la scuola galileiana a Pisa, in Galileo e la scuola galileiana nelle Università del Seicento, a cura di L. Pepe, Bologna 2011, pp. 223-232; C.S. Roero, Galileo e la sua scuola in Piemonte, ibid., pp. 347-371.

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rossetta rossétta s. f. [der. di rosso]. – 1. Varietà di pere a polpa deliquescente o quasi, con aroma di cannella (perciò dette anche cannelline), di forma allungata, con una parte più sviluppata dell’altra presso il peduncolo e buccia...
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