DONDI DALL'OROLOGIO (Dell'Orologio), Antonio Carlo
Nacque a Padova nel 1751 dal marchese Gasparo e da Maria Antonietta Cittadella, anche lei appartenente alla nobiltà padovana.
La famiglia patema, di origine cremasca, risiedeva a Padova saltuariamente dal sec. XIII e stabilmente dal 1401; a partire dal famoso Giovanni era stata illustrata da diverse personalità di spicco, dal 1657 faceva parte del patriziato veneto e nel 1676 aveva ottenuto da Giovanni III di Polonia il titolo marchionale. Fratello minore del D. fu Francesco Scipione, vescovo di Padova e noto cultore di erudizione e di storia ecclesiastica.
Nel 1762 il D. divenne convittore nel collegio "S. Carlo" di Modena, tenuto dai gesuiti e riservato ai giovani nobili, e vi rimase con ogni probabilità fino al compimento del triennio superiore filosofico (cioè fino a circa il 1770); in tal caso, egli ebbe tra i docenti L. Spallanzani, che in quegli anni insegnò scienze naturali anche nella scuola gesuitica, oltre che nell'università. Dopo il ritorno in patria non si ha notizia di suoi studi universitari (non tassatìvi e neppure molto frequenti per la nobiltà veneta), cosicché i suoi interessi culturali successivi, pur se influenzati da altre esperienze e dall'ambiente scientifico-accademico veneto e padovano, hanno nella didattica gesuitica un punto di partenza.
Verso la metà del sec. XVIII questa aveva subito in Italia una accentuata modernizzazione, mettendo tra parentesi - se non proprio abbandonando - le pregiudiziali metafisico-cosmologiche più condizionanti e ponendosi, in campo scientifico, su un livello non inferiore a quello delle migliori istituzioni laiche. Garanzie di questa evoluzione erano nei collegi emiliani della Compagnia figure come V. Riccati, I. Belgrado e docenti non gesuiti come lo Spallanzani; questo spiega come in questo ambiente didattico si formassero personalità destinate poi anche a contrastare le valenze ideologiche del gesuitismo, quali i Verri o Beccaria.
In patria il D. non sembra aver svolto attività economiche di qualche continuità o rilevanza, e visse dunque essenzialmente dei propri beni, ove si ometta il suo ruolo (cui si tornerà) di ispettore ai boschi del Padovano e del Vicentino, che secondo l'uso veneto ebbe più carattere politico e di prestigio che professionale, anche se il coinvolgimento dei D. andra ben oltre i limiti entro cui simili incarichi erano espletati dalla nobiltà. La sua vita familiare resta oscura; né, per la morte precoce, egli assunse un qualche ruolo. nella crisi politica iniziata dal crollo della Serenissima. Entrato subito, dopo il ritorno da Modena, nella vita culturale padovana (ciò che in pratica significava nelle accademie), dalla fine del 1769 fu uno dei Ricovrati, e in seguito fu presente in tutte le più notevoli iniziative accademiche patavine di quegli anni: dal 1774 fu socio dell'Accademia agraria, divenendone consigliere nel 1776 e vicepresidente nel 1778; costituitasi l'Accademia di scienze, lettere ed arti, ne divenne presto socio urbano (aprile 1782) e in seguito pensionario. Fu anche socio di accademie non venete a finalità agraria o scientifica, come quella di Mantova, quella dei Georgofili, l'Etrusca di Cortona e quella dell'Istituto di Bologna. Queste sue partecìpazioni non ebbero, come per molti nobili di quegli anni, un prevalente valore di promozione sociale, occupazione mondana o ossequio alla voga scientifica, perché si dette in lui un autentico interesse naturalistico, a quanto sembra originato, come in altre anche maggiori figure del Settecento veneto, da un interesse primario per l'agricoltura estesosi in direzione geologica, mineralogica, paleontologica. Questi interessi Poterono venir destati dal ricordato incarico di ispettore ai boschi, o forse ne motivarono il conferimento; esso spiega, comunque, la frequenza di spostamenti nella regione e di osservazioni sul campo manifesta nei suoi scritti.
La produzione scientifica del D. consta di memorie non molto ampie, di area tematica delimitata e in genere strettamente ancorate a luoghi e fenomeni dell'ambiente veneto. Essa iniziò con il Prodromo della storia naturale de' Monti Euganei (Padova 1780) e proseguì con Lettera al m. r. p. Gio. Battista di S. Martino sui risultati di alcune esperienze fatte sopra il frumento (ibid. 1780, poi in Opuscoliscelti sulle scienze e sulle arti, XII, Milano 1789, pp. 285-288); Saggio di osservazioni fisiche fatte alle terme de' Monti Euganei (ibid. 1782); Saggio di littologia euganea o sia Distribuzione metodica, e ragionata delle produzioni fossili de' Monti Euganei (in Saggi scientifici e letterari dell'Accademia di Padova, II [1789], pp. 164-184); Dello sprofondamentodiuna costadimonte negli Euganei (Padova 1787); Lettera al ch. p. Gio. Battista da S. Martino, fisico cappuccino, intorno alla nitriera di Molfetta nel Regno di Napoli (in Nuovo Giornale enciclopedico, febbraio 1788, p. 86, poi in Opuscoliscelti sulle scienze e sulle arti, XI, Milano 1788, pp. 194 ss.); Voyage à la nitrière naturelle qui se trouve à Molfetta dans la terre de Bari en Pouille, par Mr Zimmermann professeur ... Nouvelle édition ... augmentée des observations de ... Dondi Dall'Orologio ... (Venezia 1789); Lettera ... alla signora Elisabetta Caminer-Turra, contenente alcune osservazioni sopra la pietra calcare o nitrosa del Pulo di Molfetta (in Opuscoliscelti sulle scienze e sulle arti, XII, Milano 1789, pp. 306 ss.); Lettera ... al r. p. abate d. Basilio Terzi, vice tesoriere della Congregazione Cassinese..., sopra la di lui Memoria intorno alle produzioni fossili de' Monti Euganei (Padova 1791); Sopra il metodo di curare le piante malate fruttifere e da bosco, praticato dal sig. Forsyth (ibid. 1795).
Tra questi scritti quello più impegnativo e d'impianto concettualmente più ampio è il Saggio di littologia, che consente di valutare il rapporto dell'autore con la cultura geologica di quegli anni e le sue scelte dottrinali. Nel Prodromo del 1780 egli si era impegnato a lavorare a una Storia naturale de' monti padovani; e alcuni suoi scritti successivi erano tappe verso una tale storia. Il Saggio non era uno sviluppo analitico dell'impegno (né il D. lo fornì in seguito, forse anche per la morte prematura), ma presentava uno schema sistematico delle realtà geologiche della zona, che adottava a base la classificazione delle terre di J. G. Wallerius. Così il D. elencava i materiali litologici degli Euganei distinguendoli nelle tre classi di terre, pietre e concrezioni, mentre ometteva la terza classe di Wallerius (metalli) perché assente nella zona. Le interpretazioni proposte entrarono in contrasto con quelle d'un altro cultore del tema, l'abate benedettino Basilio Terzi, che sostenne le proprie tesi in almeno sei risposte alla citata Lettera a lui indirizzata dal Dondi. Un bilancio della polemica (che i contemporanei ritennero risolta a vantaggio del D., ma che in sostanza nasceva dall'urto di due posizioni entrambe concettualmente non adeguate e transitorie) fu dato da un esperto come A. Fortis (Tre lettere al signor conte N. da Rio sopra le sei risposte sinora uscite del P. D. B. Terzi... al marchese A. C. D.-O. intorno alle produzioni fossili de' Monti Euganei, s. l. 1791); un rapporto tra il Fortis e il D. è però attestato già prima, in quanto il D. era stato il destinatario di una lettera dei naturalista, polemica verso l'interpretazione geologica degli Euganei proposta da K.-H. Koestlin, stampata nel numero di aprile 1783 del NuovoGiornale enciclopedico di Vicenza.
Il D. morì a Padova il 23 maggio 1801.
Fonti e Bibl.: G. A. Moschini, Della letteratura venez. del sec. XVIII fino a' nostri giorni, I, Venezia 1806, pp. 40 ss.; G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, I, Padova 1832, pp. 345 s.; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia..., App., Venezia 1857, p. 31; P. A. Saccardo, Sommario di storia e letter. della flora veneta, Milano 1869, p. 61; Id., La botanica in Italia. Materiali per la storia di questa scienza, in Mem. del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XXV (1895), 4, p. 67; Catalogo degli alunni del Collegio S. Carlo in Modena dalla sua fondazione fino al 25 nov. 1876, Modena 1876, pp. 50, 138; G. P. Brizzi, La formazione della classe dirigente nel Sei- Settecento, Bologna 1976, p. 257; Bibliografia geologica d'Italia, XVI, Venezia Euganea, a cura di G. P. Braga, Portogruaro 1980, p. 106; A. Maggiolo, Isoci dell'Accademia Patavina dalla sua fondazione (1599), Padova 1983, p. 108; C. von Wurzbach, Biographisches Lex. des Kaiserthums Oesterreich, III, Wien 1858, p. 358.