DONEDA (Danedi), Giuseppe, detto il Montalto
Figlio di Giovanni Antonio e di una Clara, fratello di Giovanni Stefano, nacque a Treviglio presso Bergamo (Orlandi, 1704): alla luce dei documenti risulta certo che venne battezzato il 21 dic. 1609 (Bandera Gregori, 1985, p. 57). Una lettera del conte Orazio Archinto al conte di Novellara del 9 agosto 1665 dice che fra i pittori più celebri a Milano sono il Busca, il Cornara e due fratelli Montalto, "de' quali il minore [Giovanni Stefano] è il migliore" (Campori, 1866).
Con contratto del 17 sett. 1640 i fabbricieri di S. Martino a Treviglio commissionarono al D. e al fratello Giovanni Stefano un affresco con gli Evangelisti (già nella cappella di S. Antonio, oggi scomparso), dietro un compenso di 80 ducatoni. Altra opera di collaborazione fu, nel 1641, l'affresco con l'Assunzione nella chiesa di S. Teresa a Pavia (C. Paolini, Almanacco sacro pavese, Pavia 1887, p. 18).
Le fonti, a partire dal Torre (1674), mentre nominano il D. insieme a Giovanni Stefano per numerosi lavori di vasto impegno. attribuiscono a lui da solo poche opere; fra queste l'Annunciazione e la lunetta con la Strage degli innocenti (con evidenti riferimenti a Guido Reni) nella chiesa di S. Sebastiano a Milano, entrambe databili al 1644, come si rileva dal testamento del committente, il senatore Giovanni Battista Villedra, in cui questi chiede di venire sepolto nella chiesa di S. Sebastiano, nella cappella dell'Annunciata, "ornata, decorata e dotata il 29 aprile 1644" (Boll. parrocch. del civico tempio di S. Sebastiano, Milano, giugno-settembre 1932, pp. n.n.). Sulla base di un confronto stilistico con queste due opere certe la Bandera Gregori (1985, pp. 16 ss.) inserisce nel catalogo del D. il breve ciclo di affreschi di S. Giorgio al Palazzo, strappati e portati su tela nel 1927, raffiguranti la Natività, la Circoncisione e l'Assunta, dati di solito a Giovanni Stefano. Al di là di un rapporto di dipendenza da Guido Reni, già segnalato dalle fonti (Orlandi, 1704) e oggi non documentabile, la figura del D. è difficilmente delineabile e a partire dal sesto decennio si confonde con quella di Giovanni Stefano specie nelle opere eseguite, secondo tradizione. in collaborazione.
Al solo D. apparterrebbero anche il S. Sebastiano e il S. Lorenzo nel museo annesso alla chiesa milanese di S. Maria della Passione (Bandera Gregori, 1985, p. 18), assai deboli, mentre altre fugaci citazioni della storiografia tendono a inserire nel suo catalogo il S. Antonio col Bambino (Thieme-Becker lo segnalava nella Galleria di Dresda, proveniente dalla Galleria ducale di Modena), il S. Liborio in S. Eustorgio a Milano (Nicodemi, 1958), che doveva appartenere invece a Giovanni Stefano e oggi non è identificabile, e la lunetta con la Resurrezione di Cristo in S. Marco, sempre a Milano. I Santagiufiana (1965, p. 377) dicono inoltre del D. l'affresco raffigurante la Deposizione dietro l'altare maggiore della chiesa di S. Maria ad Arona, dato genericamente ai "Montalchi" (sic) nella Guida delle cose rimarchevoli di Arona (Novara 1847, p. 28), e il Bianchini (1828) afferma che la cupola della chiesa del Rosario di Novara fu affrescata da M. Gherardini, che vi dipinse "una gloria di frati Domenicani e le figure sono di Giuseppe Danedi". Quanto alle opere di collaborazione, l'Assunzione di S. Teresa a Pavia, datata 1641, non consente di distinguere le parti spettanti all'uno o all'altro.Nel 1671 i due fratelli erano impegnati nella decorazione della XVII cappella del Sacro Monte di Varallo con un affresco raffigurante la Trasfigurazione, ma è ancora impossibile determinare l'apporto del D. che dovrebbe peraltro essere molto limitato, e della cupola del santuario della Madonna delle Grazie, sempre a Varallo, dove è raffigurata una Gloria di angeli (Bandera Gregori, 1985, p. 39). Al solo D. vengono attribuiti dal Rosci (1960) frammenti di affreschi conservati nella Pinacoteca di Varallo e provenienti dal convento, già assegnati dal Bartoli (1776) a Giovanni Stefano. Nel 1679 i due fratelli vennero incaricati dai fabbricieri di S. Martino di Treviglio di dipingere dieci quadri con Storie del santo, ma, come osserva la Bandera Gregori (1985, p. 120), soltanto nell'Estasidi s. Martino è avvertibile l'intervento di Giuseppe. Non compaiono peraltro, per quest'opera, pagamenti a suo nome, il che fa supporre che il pittore sia morto poco dopo il 1679 (ibid., p. 11); secondo Carminati (1893), sarebbe invece morto nel 1689 come il fratello e come lui sarebbe sepolto in S. Pietro a Milano.
È da ricordare, ancora, l'Annunciazione della basilica di S. Stefano a Milano, che presenta i medesimi caratteri di mosso linearismo propri di quella di S. Sebastiano, entrambe più impressionate dall'ascendente del Morazzone che da quello di Guido Reni.
La letteratura locale (Barizaldi, 1721) ricorda un Andrea come capostipite della famiglia Doneda; ma il suo nome non compare nell'Abecedario dell'Orlandi (1704) e non è citato in nessuna fonte della pittura milanese, né sappiamo peraltro in che rapporti di parentela fosse con Giovanni Stefano e con Giuseppe.
Secondo Barizaldi, Andrea era abbastanza noto a Treviglio, tanto da ricevere dai fabbricieri del santuario la commissione dell'Annunciazione e della Visita a s. Elisabetta, ambedue collocate ai lati dell'immagine miracolosa. Ma la Bandera Gregori (1985) ha negato del tutto l'esistenza di Andrea, facendo confluire le tele suddette nel catalogo di Giovanni Stefano, insieme al Miracolo della mula nella prepositurale di S. Martino. Non fa cenno invece del S. Gerolamo, datato 1646, assegnato ad Andrea dalle fonti trevigliesi, molto simile al dipinto di uguale soggetto conservato nei depositi dell'Ambrosiana, già riferito da G. Galbiati (Itinerario per il visitatore della Bibl. Ambrosiana..., Milano 1951, p. 306) al Morazzone.
Fonti e Bibl.: C. Torre, Il ritratto di Milano (1674), Milano 1714, pp. 22, 133, 135, 152, 164, 214, 225, 282; P. A. Oriandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 185; G. Barizaldi, Memorie del santuario di N. Signora ... (1721), Treviglio 1822, pp. 85, 90 ss., 95 s.; A. M. Panni, Distinto rapporto delle dipinture ... di Cremona, Cremona 1762, p. 65; F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture... d'Italia, I, Venezia 1776, p.96; F. A. Bianchini, Le cose rimarchevoli della città di Novara, Novara 1828, p. 70; G. Campori, Lettere artistiche inedite, Modena 1866, p. 125; G. Casati, Treviglio di Giera d'Adda, Treviglio 1872, p. 405; M. Carminati, Il circondario di Treviglio..., Treviglio 1893, p.129; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, A. Pinetti, Bergamo, Roma 1931, pp. 449 ss.; G. Nicodemi, La pittura lombarda dal 1630 al 1706, in Storia di Milano, XI, Milano 1958, p. 496; M. Rosci, Pinacoteca di Varallo Sesia, Varallo 1960, p. 60; T. Santagiuliana-I. Santagiuliana, Storia di Treviglio, Bergamo 1965, pp. 377, 396 n. 46; P. Tirloni, IDanedi..., in I pittori bergamaschi... Il Seicento, III, Bergamo 1985, ad Indicem; L. Bandera Gregori, I Montalto, pittori trevigliesi (catal.), Treviglio 1985, passim; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 348 s.