Dong Zhongshu Filosofo cinese (179 ca
104 ca. a.C.). Elevato al rango di accademico, durante il regno (157-141 a.C.) di Jingdi, contribuì in special modo all’affermazione della tradizione confuciana come dottrina di Stato nel corso della dinastia Han (secc. 3° a.C. - 3° d.C.). L’autorità imperiale fu da allora sempre più intesa come manifestazione del cosmo stesso, divenendone il sovrano l’elemento tangibile fra le vicende politico-sociali del mondo umano e l’incessante mutamento cosmico. Si affermano così sia la necessaria dipendenza o relazione tra «Cielo» (tian), «Terra» (di) e «uomo» (ren) sia il principio che il sovrano esercita legittimamente il potere solo se fedele alla volontà del Cielo. Anche il processo di perfezionamento della natura umana non è esperienza solo dell’uomo, ma reca effetti determinanti sul mantenimento dell’armonia cosmica. L’uomo dunque occupa nel cosmo un posto centralissimo, tant’è che finanche il suo corpo, nella varietà delle funzioni naturali, è un vero e proprio microcosmo, nel quale la regolarità della natura si manifesta con pienezza. L’essere umano è creato dal Cielo e nella natura ha l’immediata propria corrispondenza, sicché il suo sviluppo è in definitiva lo sviluppo stesso del Cielo. L’uomo crea come il Cielo ed è partecipe della continua creazione dell’ordine cosmico: là dove la natura si ferma, l’uomo comincia e continua il processo di creazione. La tradizione gli ha attribuito, fra vari altri scritti, anche il Chunqiu fanlu («Rugiada lussureggiante degli Annali delle Primavere e Autunni»), opera dedicata a temi politici ed etici ricorrenti nel Chunqiu («Annali delle Primavere e Autunni»). Recenti studi, tuttavia, hanno inficiato la sua autenticità e considerato il testo pieno di lacune, corrotto in molte parti e composto verosimilmente in un periodo più lungo.