DÖNMÈ
. Setta giudeo-musulmana, che considera Shabbĕtay Ṣĕbī (v.) come Messia e incarnazione della divinità. Essa venne a esser costituita da coloro, tra gli ebrei seguaci di Shabbĕtay Ṣĕbī, che in conformità dell'esempio di lui si convertirono all'Islām. Notevole è il gruppo degli Ya‛qūbiti, così detti da Ya‛qōb ben Yōsēf Fīlōsōf (detto anche Ya‛qōb Ṣĕbī, o Ya‛qōb Querido, cioè "diletto"), cognato di Shabbĕtay Ṣĕbī e considerato come sua reincarnazione, il quale avrebbe raccolto intorno a sé a Salonicco molti adepti, e con loro sarebbe passato all'Islām nel 1686. La setta, seguace di un misticismo torbido, e, almeno nei primi tempi, di concezioni assai libere intorno alla morale familiare, si è perpetuata attraverso i secoli, poiché i convertiti e i loro discendenti hanno contratto abitualmente matrimonî nella loro cerchia. Esteriormente fedeli all'Islām, i Dönmé hanno in segreto continuato a osservare alcuni riti giudaici e altri peculiari del culto sabbatiano. Il nome di Dönmé "convertiti" è loro dato dai Turchi. Loro centro principale era fino a poco fa Salonicco (minori i gruppi di Costantinopoli, Adrianopoli e Smirne) ove contavano circa 1000 famiglie. Passata Salonicco alla Grecia, cominciò un movimento emigratorio verso le provincie rimaste turche; col recente scambio delle popolazioni, i Dönmé sono passati quasi tutti in Turchia, ove sembra che vadano rapidamente fondendosi con la popolazione circostante.
Bibl.: H. Graetz, Gesch. der Juden, Lipsia 1897, passim; Bendt, in Ausland, 1888, pp. 186 segg., 206 segg.; Danon, in rev. d. ét. juives, XXXV, p. 264 segg.; id., in Actes du XIe Congr. d. Orient., III, p. 57 segg.; id., in Sēfer ha-Shānāh, I (1900), p. 154 segg.