donna
L’ipotesi che la d. fosse la figura cardine delle attività produttive e commerciali che gravitavano attorno ai primi insediamenti neolitici è stata stimolata dagli studi di J.J. Bachofen (1856), ma nessuna teoria sulle società matriarcali e matrilineari che sarebbero sorte in seguito alla rivoluzione neolitica ha ancora prodotto risultati scientifici di evidenza probante, utili anche a tracciare linee di collegamento con le età storiche. Questa lacuna grava in particolare sulla conoscenza delle civiltà mesopotamiche e di quella egizia, le prime a dotarsi di sistemi di scrittura e a essere caratterizzate dalla comparsa di figure femminili assurte a ruoli di grande rilievo.
Il nome di Nefertiti, regina d’Egitto, andrebbe strettamente congiunto a quello del consorte, il faraone Akhenaton, in relazione al profondo rinnovamento religioso e culturale promosso dalla XVIII dinastia (14° sec. a.C.). Invece la fisionomia di Semiramide, pur conservando in parte tratti leggendari, andrebbe ricondotta alla notevole influenza politica di una regina reggente della civiltà assiro-babilonese (9° sec. a.C.). Cominciò con l’esercizio della reggenza anche l’ascesa al potere della sovrana più nota del mondo antico, Cleopatra VII, ultima esponente della dinastia tolemaica d’Egitto (1° sec. a.C.). Questi casi notevoli vanno però inseriti nel più generale quadro delle culture antiche, in cui la d. visse in una condizione di subalternità rispetto all’uomo, anche quando fu dotata di una discreta autonomia economico-giuridica (sumeri, babilonesi, minoici, fenici, etruschi), godette di grande rispetto e autorità all’interno della famiglia (civiltà cinese e indiana delle origini) o ebbe accesso a una cultura di base. La d. greca, esclusa dalla vita pubblica, rimase giuridicamente soggetta all’autorità del padre e del marito e perciò fu essenzialmente legata ai ruoli domestici e a quello di educatrice dei figli e delle nuore. Tra 6° e 5° sec. a.C., il rilievo guadagnato da donne di notevole spessore culturale come la poetessa Saffo, sacerdotessa del tiaso di Lesbo, o Aspasia, concubina e poi sposa di Pericle, denoterebbe l’apertura di modesti spazi sociali, politici e religiosi alle iniziative dell’aristocrazia femminile. Frattanto l’ascesa dei ceti mercantili e l’espansione del sistema coloniale favorirono il parziale inserimento della d. di estrazione sociale non elevata nelle attività economiche, sebbene con mansioni subordinate. Il ritratto della d. romana è invece contrassegnato da maggiore autonomia e peso, in specie nell’ambito privato e dell’educazione dei figli; la condizione aristocratica e lo stato vedovile potevano inoltre concorrere ad accrescere ulteriormente l’importanza di questo ruolo. Tuttavia il diritto romano non riconoscendo alla d. personalità giuridica le impedì di accedere alle cariche pubbliche, e i provvedimenti legislativi del 1° sec. (leggi sull’adulterio e in materia di disposizioni testamentarie) attenuarono solo in parte la distanza politica, sociale e culturale fra uomini e donne. Queste ultime divennero in seguito protagoniste della diffusione del cristianesimo, sia come destinatarie di un messaggio religioso che non operava sostanziali distinzioni tra i due sessi, sia come benefattrici, sante o martiri (ancora accanto agli uomini) della nuova fede in Cristo. La tarda romanità e l’età altomedievale hanno tramandato il ricordo di regine e reggenti dell’impero o dei regni romano-barbarici che sostennero il cristianesimo da una posizione politicamente influente (Elena, madre dell’imperatore Costantino, la longobarda Teodolinda).
Dalla convergenza politico-ideologica tra i franchi e la Chiesa di Roma nacque una cultura che assimilò e modificò anche quella cristiana. Per effetto di questi profondi mutamenti, in una società ormai feudale, la d. arretrò progressivamente fino a occupare una posizione di visibilità minore, entro la sfera privata e domestica, confinata ai tradizionali compiti biologici di sposa, madre ed educatrice, esemplati ora sul modello di Maria, vergine e madre. Questa trasformazione fu strettamente connessa a quella della famiglia, che rimase fondata sull’autorità maschile (patriarcato) e sull’unione monogamica fra uomo e d., distanziandosi invece dalla tradizione greca e romana per l’abolizione dell’istituto del divorzio e per un più fermo controllo esteso a tutta la sfera della sessualità (esaltazione della verginità e della castità prematrimoniale, e accrescimento delle condanne religiose, morali e penali nei confronti della sposa adultera). L’inscindibilità del matrimonio cristiano (sacramento che fu rigidamente regolato solo a partire dal tardo 16° sec., con l’entrata in vigore del decreto tridentino Tametsi) divenne una componente essenziale della famiglia nucleare (i coniugi e la loro prole), l’unità base della società europea in Età medievale e moderna. Invece in Medio Oriente e in tutte le aree in cui si affermò la cultura islamica e la poligamia maschile (derivata dalla tradizione semita), la d. subì una segregazione sociale e culturale ben più rigida, che ancora oggi per lo più la caratterizza. D’altro canto l’emancipazione della d. fu anche nella cultura occidentale un processo lento e non uniforme, che può essere descritto in base a modelli di lungo periodo. Per es. la figura della monaca nacque a partire dal 7° sec., come complementare, più che alternativa, a quella della moglie-madre: la monacazione divenne un importante strumento per la salvaguardia dei patrimoni aristocratici, a beneficio sia dell’eredità spettante ai figli maschi che della dote assegnata alle figlie destinate alle nozze. Numerose biografie femminili d’Età medievale e moderna dimostrano che il convento non fu solo un luogo di segregazione: la vita religiosa costituì anche un’opportunità di arricchimento spirituale, culturale e artistico, e alcune comunità monastiche esercitarono una notevole influenza economica e politica su curia e corti. Il convento divenne infine il tradizionale ricovero della d. ripudiata ma anche della vedova o della sposa che abbandonava per scelta e per vocazione il tetto coniugale, come nel caso di numerose figure assurte alla gloria degli altari (s. Brigida). I nuovi modelli di santità proposti in età di controriforma (s. Teresa d’Avila) conferirono nuovo slancio alle iniziative pedagogiche e di assistenza promosse dagli ordini religiosi femminili, ma d’altro canto ribadirono con forza i limiti dello spazio entro cui poteva dispiegarsi l’iniziativa della d. (la famiglia o il recinto sacro). Occorreva ribadirlo perché fra la rinascita bassomedievale e l’età rinascimentale la d. aveva conquistato buoni spazi di autonomia, a supporto o a emulazione delle attività che erano una prerogativa maschile (i commerci, gli studi, le arti). La d. era infatti comparsa nella vita di bottega e di corte, o nei panni di pellegrina, mistica, guaritrice e persino di guerriera (Giovanna d’Arco). Questa tendenza influenzò anche il modello «in negativo» della strega (cresciuto in antitesi a quello mariano): la stregoneria fu un fenomeno con implicazioni sociali e culturali antiche, talora di ascendenza pagana, ma l’apice dei roghi contro le streghe si verificò nell’Europa centrosettentrionale (15°-16° sec.), colpì in prevalenza donne vissute ai margini delle comunità di villaggio, e fu speculare all’ascesa di poteri locali (inquisitori, vescovi, amministratori) che ebbero l’obiettivo di reprimere i comportamenti femminili considerati devianti, ossia lesivi dell’ordine sociale costituito (incontinenza sessuale, trasmissione di saperi e pratiche estranei al mondo maschile). Il disciplinamento post-tridentino non impedì alla d. di aggirare, sfidare o modificare i modelli che le venivano imposti, né di giungere ai vertici di alcune fra le maggiori formazioni politiche del tempo, come era già accaduto nel corso dei secoli precedenti (Matilde di Canossa, Isabella di Castiglia). In Francia, Paese che rimase cattolico e con una successione dinastica regolata dalla legge salica, Caterina e Maria de’ Medici esercitarono l’istituto della reggenza. In Inghilterra e in Svezia, dove non vigeva la legge salica, salirono al trono Elisabetta I e Cristina Vasa, sovrane dotate di grande cultura e personalità, che regnarono nella totale assenza di una figura monarchica di sesso maschile e che anzi opposero un netto rifiuto all’obbligo di contrarre matrimonio e di garantire una discendenza diretta alla corona. Fra i sovrani illuminati del Settecento europeo Maria Teresa d’Austria e Caterina II di Russia divennero figure di grande prestigio politico e culturale.
Il primo importante momento di protagonismo politico per le d. appartenenti all’ordine borghese arrivò invece con la Rivoluzione francese. Tuttavia la gran parte delle modeste conquiste giuridiche messe a segno in questo frangente sul piano dei diritti civili venne azzerata nel corso dell’età napoleonica e della Restaurazione, e solo al termine della Prima guerra mondiale le d. ottennero il diritto di voto negli USA e in Gran Bretagna. Si trattò significativamente delle due maggiori potenze economiche, in cui a partire dal tardo 18° sec. il lavoro femminile aveva contribuito in modo rilevante allo sviluppo del sistema industriale e produttivo, e dove le battaglie suffragiste avevano maggiormente coinvolto l’opinione pubblica. Più in generale, nel corso del primo conflitto mondiale le d. presero coscienza del loro nuovo peso economico, sociale e politico, specie in ragione dei profondi sconvolgimenti bellici che le avevano portate a occupare di necessità i più diversi ruoli maschili (dalle fabbriche agli ospedali, dalle scuole agli uffici). Entro il secondo dopoguerra tutti i Paesi occidentali adottarono il suffragio universale e da quel momento la condizione femminile fu equiparata di diritto a quella maschile. Le ricadute sociali, culturali, economiche e politiche di questo processo cambiarono il volto stesso dell’Occidente, dalla storia dei consumi a quella della famiglia. Altro il problema dell’effettiva parità fra i sessi, un traguardo che non è stato ancora raggiunto e che anzi rimane molto lontano dalla condizione di milioni di d., in Africa e in Asia soprattutto.
Si veda anche Storia di genere