donna
Vocabolo frequentissimo nell'opera dantesca, soprattutto nella Vita Nuova (208 volte). Ricorre 87 volte nelle Rime, 29 nelle Rime dubbie (contando la prosa di Rime dubbie III, che si trova solo nei manoscritti secondari Riccardiano 2317 e Palatino 613), 124 nel Convivio, 94 nella Commedia (If 10, Pg 37, Pd 47), 4 volte nel De vulgari Eloquentia, 26 nel Fiore, una sola volta nel Detto d'amore.
In D., come nell'italiano del Trecento oltre all'area semantica del latino domina, la parola tende ad assorbire quella contigua di femina e mulier, abbassando il termine ‛ femmina ' a significato spregiativo. L'evoluzione, che ha il suo punto di avvio nel lessico poetico, probabilmente nella sostituzione di ‛ donna ' per ‛ femmina ' in sede di vocativo, è già compiuta nel linguaggio poetico del Petrarca e nella Commedia, mentre nelle opere minori di D., e soprattutto nel Boccaccio, la distinzione dugentesca ‛ donna ' / ‛ femmina ' è ancora viva (Bonfante).
In D. si distinguono 10 accezioni fondamentali; ma va notato che esse in parecchi casi s'intersecano e si fondono tra loro.
1. " Femmina della specie umana ": Vn XXII 3 E con ciò sia cosa che... donne con donne e uomini con uomini s'adunino; Cv I X 13 Onde chi vuole ben giudicare d'una donna, guardi quella quando solo sua naturale bellezza si sta con lei; Pg XX 21 come fa donna che in parturir sia; XXIII 101 a le sfacciate donne fiorentine.
Altri esempi in Vn XIX 1, XXIII 4 (2 volte), 5, 22 e 23, Rime LXXXIII 55, Cv I X 12, III VII 11 (2 volte), IV XII 16, XIX 8 e 10, Pd XVIII 65, Fiore CLIV 9.
La lezione donne contagiate (Pd XV 101), sebbene sia attestata da tutta la tradizione manoscritta, e sia accolta dagli antichi commentatori e dagli editori fino al Casini e al Del Lungo, è stata emendata in gonne contigiate dai più recenti editori (Casella, Vandelli, Petrocchi). Meno convincente la proposta del Pézard di leggere dove (nel senso di " doghe ", " fregi ") per donne.
In senso figurato è riferito a entità astratte o a creature simboliche. La Filosofia è detta donna disdegnosa, fera donna (Rime LXXX 3 e 23, e, alludendo a questa ballata, Cv III Amor che ne la mente 75, IX 1, dove il termine appare due volte, XV 19); quella bella donna (Cv II Voi che 'ntendendo 43); questa nuova donna (II VI 7); miraculosa donna di vertude (III VII 12); con ciò sia cosa che... questa donna sia una cosa visibilmente miraculosa (§ 16); gloriosa donna (XV 1); eccellentissima donna (IV 14); questa donna nobilissima (XXX 5).
In particolare s'identifica con la Filosofia, nel duplice aspetto di sapienza e di amore del vero (cfr. III XIV 1), la D. gentile: II II 1 quando quella gentile donna, cui feci menzione ne la fine de la Vita Nuova [XXXV 2 una gentile donna giovane e bella molto; e cfr. XXXVIII 1 e 4, XXXV 3, XXXVI 2, XXXVIII 3; senza aggettivazione in XXXV 8, XXXVI 1 e 4, XXXVII 1, 2 e 8, XXXVIII 1 e 7], parve primamente; III II 9 Questo amore, cioè l'unimento de la mia anima con questa gentil donna. Con lo stesso aggettivo ricorre in Rime LXXXV 2, Cv II XII 6, XV 1, III 19. Talvolta con formula riferita solitamente alla d. amata si legge la mia donna (Cv III Amor che ne la mente 2, II 19, VIII 12); mia donna (IV I 11); donna mia (III Amor che ne la mente 8, IV II 3); questa mia donna (III XI 15, IV 18). Non sono infrequenti le perifrasi: II XII 8 la donna di cu' io m'innamorava; XV 12 la donna di cu' io innamorai; III Amor che ne la mente 22 la donna di cui dire Amor mi face; I 11 quella donna che m'avea mutato; XI 18 la primaia e vera filosofia... la quale è quella donna di cu' io dico.
Si veda anche Rime LXXXV 10, Cv II Voi che 'ntendendo 23 (ripreso in XV 2), 25 (ripreso in XV 4, dove il termine d. ricorre 2 volte), 34 (ripreso in IX 5), VII 11 e 12, IX 4, 6 e 7, X 3, XII 9, XV 3 (2 volte), 5, 7, 8 e 11, III I 1, 9 e 12, II 9, V 1, VI 1, 9, e 13, VII 1, 7 e 16, VII I 4, IX 4, X 1, 3 e 9, XI 1, XII 2 e 3, XIII 5 e 7 (2 volte), XIV 13, IV Le dolci rime 6, 19 e 143 (ripreso in XXX 4), I 3 e 9, II 4, XXX 5 e 6.
Forse è da identificarsi con la Sapienza (Contini) quella creatura che disdegnando l'amore del poeta stassi come donna a cui non cale / de l'amorosa mente (Rime XCI 68). Donna santa e presta è definita la Ragione (o la Filosofia, secondo altri interpreti), in Pg XIX 26, mentre la d. che induce D. in errore (Rime LXXXIV 3) rappresenta più particolarmente " l'onnipotenza della Ragione " (Nardi). Si veda anche Fiore XLVI 3. Con d. si allude alle virtù cardinali (Pg XXXII 25) e in particolare alla giustizia nel triplice aspetto di giustizia universale, giustizia umana, legge positiva (Rime CIV 1 Tre donne intorno al cor mi son venute); alle virtù teologali (Pg XXIX 121, Pd XX 127); alle virtù cardinali e teologali assieme (Pg XXXIII 3 e 109). Bellezza e Virtù sono presentate come d. in Rime LXXXVI 1 e 11. Nel Fiore questo tipo di personificazione allegorica ricorre frequentemente: Franchezza e Pietà sono definite le buone donne (XVI 12); Paura donna di gran provedenza (XXX 11); Ricchezza donna pregiata (LXXIV 6); Bellaccoglienza donna di ragione (CCXXXII 14). Si veda ancora LXXIV 13, LXXV 1.
Nel Convivio d. talvolta è l'anima: III VIII 9 Li quali due luoghi [gli occhi e il sorriso]... si possono appellare balconi de la donna che nel dificio del corpo abita, cioè l'anima. E così III VIII 11, XIV 9 (due volte) e 12, XV 13 (due volte). Riprendendo un'immagine nuziale, con la quale la Scrittura suole indicare i rapporti di Dio col suo popolo (Os. 1, 2; 2, 4-15, 21-22; Ierem. Proph. 2, 2, 23 ss.; Ezech.16,1 ss., 23, 1 ss.; Is. 54, 5; 62,5; Ephes. 5, 27), la Chiesa è detta la bella donna [di Cristo], in If XIX 57, e d. sono anche le sette della vita attiva: Cv IV XXII 15 Per queste tre donne si possono intendere le tre sette de la vita attiva, cioè li Epicurei, li Stoici e li Peripatetici. La Morte è immaginata, con metafora familiare alla fantasia medievale, qual d. che assedia la vita del poeta (Rime dubbie X 1).
Lia, simbolo della vita attiva, appare in sogno a D. in aspetto di donna giovane e bella (Pg XXVII 98); Matelda, " figura della condizione umana prima del peccato " (Singleton), è per lo più detta bella donna (Pg XXVIII 43 e 148, XXXI 100, XXXII 28, XXXIII 121 e 134), o donna soletta (XXVIII 40), o, con perifrasi, la donna ch'io avea trovata sola (XXXI 92), oppure semplicemente donna (XXIX 14 e 61, XXXIII 15). La d. Petra, sia essa allegoria politica (Valli, Guerri, Filippini), o concezione intellettuale (Fraticelli, Pascoli), o simbolo ecclesiale (Fletcher), oppure, come sembra più probabile, emblema di un'esperienza formale (Barbi, Zingarelli, Contini) è definita bella (Rime C 25), nova (CI 7), giovane (CI 38), acerba (CII 60), ed è invocata più pietosa (CII 45). Si veda anche C 39, CI 22, CII 1 (citato in VE II XIII 12), 14 e 61, CIII 79. Bella donna è anche la canzone, in Rime CIV 92 Canzone, a' panni tuoi non ponga uom mano, per veder quel che bella donna chiude.
2. Vale " signora ", " donna stimabile per la sua cortesia, capace d'intendere i sentimenti amorosi ": Vn III 1 questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne; Rime LXIX 1 Di donne io vidi una gentile schiera; Detto 443 Servi donne ed onora. È spesso accompagnato da aggettivi: gentile donna è Giovanna Primavera (Vn XXIV 3); la morta amica di Beatrice è una donna giovane e di gentile aspetto molto (Vn VIII 1); in lei era ciò che al mondo è da laudare / in gentil donna sovra de l'onore (VIII 5 8); giovane e gentile è la d. congiunta di propinquissima sanguinitade a D. (Vn XXIII 11 e 12; cfr. inoltre i §§ 16 e 17 1, dove si trova il verso Donna pietosa e di novella etate, citato in VE II XI 8); gentile donna è la sposa alle cui nozze si svolge l'episodio del ‛ gabbo ' (XIV 3). Gentili donne sono le amiche di Beatrice (XVIII 1), quelle che assistono al ‛ gabbo ' (XIV 1) e le due che richiedono a D. parole rimate (XLI 1). Con lo stesso aggettivo in Vn XIX 9, Rime LIX 4, LXVII 73, LXX 5. Meno frequentemente si trova unito ad altri aggettivi: bella donna (Rime CI 33, CII 59, CIV 92); le più belle donne (Vn VI 2); saggia donna (XX 5 9), donna saggia (Rime dubbie I 10); giovane donna (Vn XXXVIII 1; Rime XCV 9), giovani donne (LXVII 85); retta donna (LXXX 19); donna amorosa (LXXXIII 49); donna innamorata (Pg XXIX 1); donna onesta (Pd XXVII 31); donna di pregio laudato (Rime dubbie XVIII 6); donna ferma e saggia (Fiore LXI 1); o, con una circonlocuzione, donna di molto leggiadro parlare (Vn XVIII 2). Particolarmente frequente l'uso al vocativo, con valore di invito, " scongiuro " (Auerbach): Vn XIX 2, 3 e 4 Donne ch'avete intelletto d'amore (citato in VE II VIII 8, XII 3 e in Pg XXIV 51); XXI 2, 5 e 8 Aiutatemi, donne, farle onore; XXXI 16 63 e però, donne mie, pur ch'io volesse. Si veda ancora XXII 9 7, XXIII 20 29, XXXI 9 9, 10 17, XLI 7 e 13 14; Rime LXX 14, LXXI 1, LXXXVII 10, CVI 3, 29 e 127, Rime dubbie III 3 1, 15 1.
Si veda inoltre: Vn VI 1 e 2, VIII 1, 5, 7 e 10 (2 volte; ai vv. 14 e 17), IX 1, XIII 5, XIV 1, 2, 3, 4, 7 (2 volte), 10 e 11, XVIII 1, 2, 3, 5 e 6, XIX 1, 11, 13 e 14, XX 5 e 8 (2 volte), XXI 5 e 7, XXII 3 (2 volte), 4 (2 volte), 5, 6, 7 (2 volte), 11 e 17, XXIII 8, 12, 13, 18, 26, 29 e 30 (2 volte), XXIV 3 e 4, XXV 6, XXVI 10 e 15 (2 volte), XXXI 7 e 9 11, XXXII 2, XLI 7; Rime LVIII 13, LXI 12, LXXXIV 12, LXXXV 6, XCIII 9, XCV 12, XCVI 9, CI 6, 14 e 29, CII 7, 10 e 44, CVI 20, 33 e 144, CXVI 67; Rime dubbie XXIV 5; Cv II X 7 (2 volte), III Amor che ne la mente 39 (ripreso in VII 8 e 11), 49 (ripreso in VII 14, dove il termine ricorre 3 volte), 68 (ripreso in VIII 21, dove ricorre 2 volte), IV Le dolci rime d'amor (ripreso in XIX 8 e 9), XXV 9 (2 volte); Pg X 69, XXVIII 53, Pd X 79, XII 64, Fiore LV 1.
3. " Donna maritata " o " che ha avuto marito ", sempre in rapporto con ‛ donzella ', ‛ vergine ' o simili: Cv IV XXV 7 sì come vedemo ne le vergini e ne le donne buone; Fiore LXXXVI 5 Le donne e le pulzulle al chiar visaggio; XCV 13 vergine e caste donne gir portando. Per il binomio donne e donzelle, che si trova in Vn XIX 6 13 (ripreso al § 16) e XXXI 17 72, si veda la voce DONZELLA.
4. " Moglie ": Rime LXXVII 14 sanno a lor donne buon cognati stare; Pg XXV 133 indi / donne gridavano e mariti che fuor casti; Pd XV 114 vid'io... /, venir da lo specchio / la donna sua sanza 'l viso dipinto, e al v. 137 mia donna venne a me di val di Pado. Per estensione indica " le donne della famiglia ": Pd XV 117 vidi... le sue donne al fuso e al pennecchio. In senso figurato è detto della Povertà: Pd XI 86 Indi sen va quel padre e quel maestro [s. Francesco] / con la sua donna. Si veda anche ai vv. 58 e 113.
5. " La donna amata ": Vn XIX 4 2 i' vo' con voi de la mia donna dire; VII 2 la mia donna fue immediata cagione di certe parole; Pd XIV 84 vidimi translato / sol con mia donna in più alta salute. In questa accezione è una ‛ parola-chiave ' dei componimenti d'ispirazione stilnovistica (Bosco), e quindi nella Vita Nuova e nelle Rime può riferirsi anche a d. diverse da Beatrice. La prima ‛ donna-schermo ' è detta gentile (Vn V 1 e 3, VI 1, VIII 1) oppure, con perifrasi, è definita la donna co la quale io avea tanto tempo celata la mia volontade (VII 1); la gentile donna ch'era stata mia difesa (IX 1); quella donna la quale è stata tua lunga difesa (IX 5). Si veda inoltre V 2 e 3, VI 1, Rime L 14 e 21. La seconda ‛ donna-schermo ' è sempre presentata con una perifrasi: la donna la quale sarà tua difensione (Vn IX 5); questa donna che lo mio segnore [Amore] m'avea nominata ne lo cammino de li sospiri (X 1); la donna la quale io [Amore] ti nominai nel cammino de li sospiri (XII 6). Altrove è riferito a Fioretta (Rime LVI 4, 13 e 16), alla Pargoletta (XC 70), a Lisetta (CXVII 8). Non sicuramente identificabile è la d. a cui D. si rivolge in Rime XLIX 14, LIX 10 e 14, LX 4.
Secondo una formula già diffusa nella poesia siciliana e toscana il sostantivo è spesso unito al possessivo, solo o accompagnato da altro aggettivo: Beatrice è detta mia donna (Vn VI 2 [2 volte], VI 12, VIII 2, XVIII 8, XIX 4 2 e 16, XXI 2, XXIII 2, 21 34 e 27 75, XXIV 2, XXVI 10, XXVII 1, XXXI 9 8, 15 61 e 16 69, XL 1, XLI 7; Rime LXV 1, Pd VII 11, VIII 41, XIV 84, XV 32, XVII 7 e 114, XXI 2, XXIV 32, XXV 16, 110 e 115, XXVI 68 e 82, XXVII 89, XXXI 56); la mia donna gentil (Vn XXXII 6 10); questa mia donna (XXVI 8); donna mia (XVIII 6, XXIII 18, XXVI 5, XXVII 4, XXXII 5, XXXVII 7; Rime LXX 3, Pg XXXII 122, Pd V 94, VIII 15, XXIII 10, XXV 115, XXVVII 40, 61 e 86); gentil donna mia (Rime LXVI 1), gentil mia donna (LXVI 12), gentilissima donna mia (Vn XXXVIII 6); donna tua (XXIII 24), tua donna (Pd XXVI 118, XXXII 137), questa tua donna (Vn XVIII 3), la tua mirabile donna (XXIII 6); sua donna (XXXIII 2, XLII 3, Rime LXX 8, Fiore LVI 10, LXIII 2, LXVII 1, CXLI 1); nostra donna (Vn XXII 13 2, XXIII 8 e 26, Rime XXI 9, LXXII 14); nostra donna gentile (Vn XXII 9); vostra donna (XXXVII 8), donna vostra (XI 2).
Meno frequentemente si trova unito a un aggettivo non possessivo: bella donna (Rime XVII 17), donna... beata e bella (If II 53); gentil donna (Vn XXXIV 7); quella donna gentil (XXXIV 8 2); gentilissima donna (IX 3, XIV 5, XVIII 2, XXVI 1, XL 1); nobilissima donna (XXXVI 1); mirabile donna (III 1, XIV 5); gloriosa donna (XXXVII 2, Cv II VIII 16); dolce donna (Pd XXII 100). Talvolta il sostantivo è precisato da una circonlocuzione: Vn XIII 5 La donna per cui Amore ti stringe così, Pg XXX 64 vidi la donna che pria m'appario / velata sotto l'angelica festa, Pd XXXI 79 0 donna in cui la mia speranza vige. Così Vn XXXIII 5 3, If XV 90, Pd X 93, XVIII 4, XXVI 10. A parte va considerata una serie di formule che ripetono un calco semitico della sintassi biblica (cfr. Ruth 3, 11 " scit enim omnis populus... mulierem te esse virtutis "): Vn III 4 conobbi ch'era la donna de la salute; XII 2 chiamando misericordia a la donna de la cortesia; If II 76 O donna di virtù. Alcuni esempi sono già reperibili nella poesia siciliana (Guido delle Colonne Ancor che l'aigua 28 " cusì, donna d'aunore ") e stilnovistica (Cavalcanti Chi è questa che vèn 7 " cotanto d'umiltà donna mi pare "). Raro l'uso al vocativo: Vn XIV 11 2 e non pensate, donna, onde si mova; Pg XXX 96 Donna, perché sì lo stempre?; Pd IV 134 Questo m'invita... con reverenza, donna, a dimandarvi.
Si veda anche Vn III 7, XIV 6 e 9, XV 1, 7 e 8, XVI 3 e 4, XVII 1, XVIII 4, XIX 17 e 20, XXI 5, XXII 2 (2 volte) e 5, XXIII 8, XXIV 1, XXVI 14, XXIX 3, XXXIV 1, 4 e 6, XL 2, XLI 5 e 11 5, Rime LXVII 43, LXVIII 43, LXXI 2, CXVII 9; Rime dubbie II 3, V 27, VI 10, X 12, XIV 1, XV 9 e 12, XVI 6 e 28, XVIII 2, 3 e 10, XXII 3; Cv II Voi che 'ntendendo 17 (ripreso in VII 6), Pg I 53, XXX 32, Pd XXVII 76.
Nel Fiore ha talvolta il significato peggiorativo di " donna corrotta e avida ", " cortigiana ": CLXXX 1 Sì de' la donna, s'ell'è ben sentita, / quando ricever dovrà quell'amante. Così in CLXXVI 9, CLXXVII 1, CLXXVIII 2, CCXXXVII 9.
6. " Padrona ": Vn XXIV 3 fue già molto donna di questo primo mio amico; Rime C 26 sì è bella donna / questa crudel che m'è data per donna; Cv III XIV 10 l'altre anime dire non si possono donne, ma ancille; Pg VI 23 qui proveggia / ... la donna di Brabante. Così in Vn II 1 e VIII 6, Rime LXVII 83, CII 3, 4, 6 e 29, Cv II Voi che 'ntendendo 48 (ripreso in X 11), III XI 1, IV II 17, Fiore CLVI 14, CLXXVI 5, CCXXXII 14. In senso figurato è riferito a entità politica: Pg VI 78 Italia... / non donna di provincie. La metafora deriva dal linguaggio biblico (cfr. Ierem. Lament. 1, 1 " Facta est quasi vidua domina gentium ").
In If XXX 43 la donna de la torma è la mula di Buoso Donati.
7. " Gentildonna ", " dama ", e per estensione " donna illustre, famosa ": Rime CVI 148 Canzone, presso di qui è una donna [Bianca Giovanna Contessa]; If V 71 le donne antiche e ' cavalieri; Pg XIV 109 le donne e ' cavalier, li affanni e li agi. Così in Cv I IX 5, Fiore LXIV 5, CXLVI 4, CLXXV 10.
In Rime CIV 26 (discinta e scalza, e sol di sé par donna) è solitamente interpretato come " padrona di sé stessa ", ma ci sembra più esatta l'esegesi del Contini, che chiarisce: " solo alla sua persona (non alle vesti) è chiara la sua signoria e dignità ".
Può anche essere forma di rispetto corrispondente al maschile ‛ don ', ‛ donno ' (si veda quest'ultima voce): Pd XIII 139 Non creda donna Berta e ser Martino.
8. " Maria Vergine ": If II 94 Donna è gentil nel ciel che si compiange / di questo 'mpedimento. Altri esempi in Pg XV 88, Pd XXI 123, XXIII 106, XXXII 29, XXXIII 13.
Di dubbia interpretazione il passo di Pg XXVI 59 donna è di sopra che m'acquista grazia: secondo alcuni commentatori (Scartazzini, Casini) si tratterebbe della Vergine (e in tal caso sarebbe degna di rilievo la variante n'acquista), ma i più (Lana, Buti, Benvenuto, Lombardi, Tommaseo, Del Lungo, Torraca, Sapegno, Petrocchi) ritengono che si alluda a Beatrice.
9. " Santa ", " beata ": Pg I 91 Ma se donna del ciel ti move e regge; IX 55 venne una donna, e disse: " I' son Lucia... "; 88 Donna del ciel [Lucia], di queste cose accorta; Pd III 98 donna [s. Chiara]... a la cui norma / ... giù si veste e vela. Si veda pure If II 124. Può designare per estensione una divinità mitologica: If X 80 la donna che qui regge (la Luna); XXXII 10 quelle donne... / ch'aiutaro Anfïone (le Muse).
10. " Maestra ", " guida ": Cv II XII 5 la filosofia, che era donna di questi autori; III XIII 8 sempre è l'uomo che ha costei per donna da chiamare filosofo.
Bibl. - G. Bonfante, Fémmina e Donna, in Studia Philologica et Litteraria in honorem L. Spitzer, Berna 1956, 77-109. Sulla D. gentile e sul significato allegorico di Lia, Matelda e Beatrice, v. le rispettive voci. Per il valore dell'invocazione nella poesia giovanile di D. vedi E. Auerbach, Studi su D., Milano 1965, 35 ss. A proposito delle parole-chiave dello Stilnovo: U. Bosco, D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 29-54.