DONNA (XIII, p. 146; App. I, 526)
Lo sforzo bellico imposto dalla seconda Guerra mondiale condusse ovunque molte donne, oltre il tradizionale prodigarsi come infermiere, ad esplicare attività paramilitari, o addirittura militari. Negli eserciti alleati la partecipazione ausiliare femminile fu ampia e regolarmente organizzata, rimanendo peraltro circoscritta ai servizî assistenziali, amministrativi e tecnici, qualche volta di polizia, senza partecipazione ai corpi combattenti veri e proprî, salvo che nella URSS; in questo paese parecchie donne entrarono valorosamente in linea accanto agli uomini, raggiungendo anche i più alti gradi e distinguendosi, particolarmente nelle forze aeree, dove i loro effettivi arrivarono a 150.000.
L' Inghilterra ebbe le ATS (donne dell'Auxiliary Territorial Service) per l'esercito, le WRNS (Women Royal Navy Service) per la marina e le WAAF (Women Air Auxiliary Force) per l'aviazione; gli Stati Uniti distribuirono un imponente numero di ausiliarie tra WAC (Women Auxiliary Corps) per l'esercito, WAVES (Women Appointed Volunteer Emergency Service) per la marina e WAFPS (Women Air Force Pilots Service) per l'aviazione da trasporto, e, dal 1942, nel servizio guardacoste (SPAR), superando, nel complesso, le 200.000 unità; la Francia ebbe le AFAT (Auxilières Feminines des Armées de Terre), le SFF (Service Féminin de la Flotte) e le FFA (Force Féminine de l'Air). Ovunque queste formazioni furono dotate di uniformi particolari e inquadrate in gerarchie proprie, però con gli stessi gradi e le stesse denominazioni in uso per le truppe regolari. Negli Stati Uniti fu assegnata un'uniforme e una particolare disciplina, sia alle donne sia agli uomini corrispondenti di guerra o partecipanti, spesso con sacrifici e rischi non comuni, alle attività ricreative teatrali per le forze armate (USO).
I paesi che dovettero lottare contro l'occupazione tedesca, videro schiere cospicue di donne alimentare quelle dei combattenti per la libertà: l'Italia ebbe 35.000 donne partigiane, di cui 512 occuparono posti di comando; 4653 arrestate, torturate, condannate; 2750 deportate in Germania; 1750 ferite in combattimento; 623 morte sul campo o fucilate, degne nipoti e seguaci delle eroine del Risorgimento.
Questa attiva collaborazione femminile alla difesa armata viene tenuta presente in varî paesi nella riorganizzazione degli eserciti anche su piede di pace; in Italia un Corpo di assistenza femminile, già contemplato, ha per ora cessata la sua attività.
Il dopoguerra ha visto anche una fioritura di associazioni femminili di varia natura, risorte dopo un periodo di forzata inattività, o sorte per rispondere a nuove esigenze: fra esse si ricordano quelle collegate ad organizzazioni internazionali o che rivestono importanza nazionale, essendo, a norma di statuto, apolitiche ed apartitiche.
L'AFI (Alleanza femminile italiana) continua, dopo l'estensione alla donna del diritto di voto, l'antica associazione "Pro suffragio femminile", fondata in Italia nel 1905, come partecipazione al movimento dell'"International Alliance of Women (S.U.); essa si propone attualmente un programma di riforme morali, giuridiche ed economiche, tendenti a stabilire l'eguaglianza fra donne e uomini e di propaganda per un'organizzazione mondiale ai fini della pace.
L'ANDE (Associazione nazionale donne elettrici) è stata fondata nel 1946 per orientare le donne all'esercizio del voto elettorale.
Il CIF (Centro italiano femminile) si è costituito nel gennaio del 1945 come una federazione di forze femminili, cristianamente ispirate, per una azione costruttiva e concorde in tutti i settori della vita civica e sociale.
La FIDAPA (Federazione italiana donne artiste, professioniste e negli affari) si è riallacciata dal 1945 alla International Federation Business and Professional Women (S.U.), per promuovere ed assistere da un punto di vista parasindacale le attività professionali e culturali femminili.
La FILDIS (Federazione italiana laureate e docenti istituti superiori), fondata a Roma nel 1920 come sezione italiana della "International Federation of University Women" (Inghilterra), si propone di promuovere la cooperazione fra le uníversitarie di tutto il mondo, incoraggiandone gli studî, tutelandone l'attività e divulgandone le opere.
I Lyceum sono circoli femminili di cultura ricollegati dal 1909 alla Associazione internazionale dei Lyceum (Zurigo, Svizzera). L'UDI (Unione donne italiane) si è costituita il 15 settembre 1944 per difendere le particolari rivendicazioni della donna come madre, lavoratrice e cittadina, inquadrate in un piano di rinnovamento democratico, per la protezione della famiglia contro la miseria e la guerra.
La donna nella più recente legislazione italiana. - In Italia subito dopo la liberazione, la donna ha rivendicato il diritto di partecipazione e di controllo nella vita pubblica nazionale e con decr. legge luog. del 1° febbraio 1945, n. 23, è stata ammessa all'elettorato passivo ed attivo, mentre con decr. legge luog. 31 luglio 1945 n. 436 ne è stata disciplinata la iscrizione nelle liste elettorali al compimento del ventunesimo anno di età. Con decr. legge luog. 7 settembre 1945, n. 643, particolari norme sono state dettate per l'accertamento dei precedenti penali della donna da iscriversi nelle liste elettorali. Il limite minimo per l'eleggibilità a deputato è fissato ad anni venticinque compiuti. Nella legge elettorale in vigore (decr. pres. 5 febbraio 1948, n. 26) non è preveduto nessun caso di esclusione delle donne dal voto e nemmeno, in relazione al sesso, alcuna specifica causa di ineleggibilità. Varie donne, esponenti di diversi partiti, nelle elezioni del 2 giugno 1946 sono state elette alla Costituente, ed un numero ancor maggiore nel 1948 ne è stato inviato alla Camera dei deputati ed al Senato; qualcuna, anzi, è stata nominata senatore di diritto, ricorrendone le condizioni previste dalla legge.
La vigente costituzione italiana all'art. 3 tra i principî fondamentali stabilisce l'assoluta parificazione delle donne agli uomini a tutti gli effetti politici e giuridici, affermando l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Detto principio trova esplicita conferma all'art. 51, che riconosce a tutti i cittadini il diritto di accedere agli uffici pubblici o alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza e secondo i requisiti stabiliti dalla legge. Alcune donne sono state elette nei consigli comunali e talune anche nominate sindaci.
Bibl.: H. Campinchi, Les femmes et l'effort de guerre en France et dans les pays alliés, in Revue de défense nationale, III, 1947, pp. 287-302.