Donne dello schermo
Due sono, nella Vita Nuova, le donne de lo schermo; schermo, beninteso, de la veritade (V 3): riparo, dunque, e difesa (VII 1 e IX 5), e, nella fattispecie, nascondiglio (Con questa donna mi celai alquanti anni e mesi, V 4), del vero amore di D. per Beatrice, che deve restare assolutamente celato, secondo le regole del galateo amoroso cortese, onde evitare le insidie dei ‛ lausengiers ' e dei ‛ malparlieri '. Finzioni del genere sono correnti nelle vidas e nella poesia dei trovatori, soprattutto per la gelosa e assoluta regola del segreto che deve circondare ogni fino amore, teorizzata anche da Andrea Capellano (" L'altre donne niente mi possono per debito dimandare, se non che per vostra grazia io le debba servire, e sempre celare con silenzio lo nascimento dal quale lo servigio procede ", Trattato d'Amore, a c. di S. Battaglia, Roma 1947, 159). La prima donna è ritenuta, erroneamente, amata da D. da parte del pubblico cortese che la crede meta degli sguardi di lui, rivolti, in realtà, a Beatrice (Vn V 2); ma per convalidare questa credenza, egli scrive per lei certe cosette per rima (§ 4): il sonetto O voi che per la via d'Amor passate (l'unico accolto nella Vita Nuova), in occasione della dipartita di lei da Firenze, la pìstola sotto forma di serventese, non pervenutaci, cui si allude in Vn VI 2 e nel sonetto Guido, i' vorrei (v. 10), e forse (ma si tratta di mere ipotesi) la canzone La dispietata mente e le ballate Per una ghirlandetta, Madonna quel signor, Deh Violetta. La seconda donna, indicata a D. da Amore ne lo cammino de li sospiri (X 1; cfr. cap. IX e X), diviene imprevista occasione di una crisi decisiva. D., infatti, comincia a servirla oltrepassando i termini della cortesia, e per questo Beatrice gli toglie il suo saluto. Nascerà di qui, dopo l'intimo contrasto del capitolo XII e la patetica fase cavalcantiana di XIII-XVI, il superamento dell'amor cortese nell'amore-carità che ha il proprio fine nella lode disinteressata.
Numerose e sin puntigliose furono, nel passato, le proposte d'identificazione delle due donne e delle rime da assegnare all'una e all'altra, e i tentativi, compiuti a volte con realismo e psicologismo assai grezzi, di definire la realtà biografica nascosta sotto i due episodi. Più opportuno è interpretarli nella vicenda di edificazione spirituale e poetica configurata dal libro. Accogliendo nella sua ragionata antologia questi e altri sonetti giovanili (ad es. quelli del cap. VIII, per una giovane donna morta), D. ha voluto definire il cammino della sua lirica, che qui si svolge ancora in un ambito curiale e guittoniano, ma con preannunci di sensibilità e coscienza stilistica nuove. Probabilmente, nella costruzione del libro, volle rendere coerenti esperienze di vita e d'arte disperse e persino contrastanti (come avviene, del resto, in ogni autobiografia), così come indicò nei vv. 7-12 di O voi che per la via un preludio dell'originale maniera delle nove rime future (e un threnos di Geremia, analogo a quello riecheggiato nell'incipit di questo sonetto, aprirà il cap. XXVIII, annunciante la morte di Beatrice; e il coro di spiriti gentili che spia, per così dire, l'amore di D. si evolverà in quello delle donne che hanno intelletto d'amore). In questa prospettiva letteraria e poetica, relativa anche al progressivo costituirsi dei miti centrali della Vita Nuova pare oggi opportuno leggere e interpretare i capitoli delle donne-schermo.
Bibl. - I. Del Lungo, Beatrice nella vita e nella poesia del sec. XIII, Milano 1891; G. Salvadori, Sulla vita giovanile di D., Roma 1906, 35-46; E. Sicardi, Finzioni d'amore nel sec. XIII, in " Nuova Antologia " 16 nov. 1907, 285-289; ID., Amore e schermi d'amore nell'antica poesia, ibid. 10 apr. 1909, 494-501; A. D'Ancona, Della Pargoletta e di altre donne nelle rime e nel pensiero di D., in Scritti danteschi, Firenze 1912; E. Ciafardini, Tra gli amori e le rime di D., Napoli 1919, 11-26; D. Mattalia, La " Quaestio de mulieribus ", in La critica dantesca, Firenze 1950 (con esauriente bibliografia); D. De Robertis, Il libro della " Vita nuova ", ibid. 1961, cap. III; F. Montanari, L'esperienza poetica di D., ibid. 19682, 60-68. Cfr. anche la voce Vita Nuova.