doppie lettere [prontuario]
In italiano diverse parole grafiche contengono lettere ripetute tradizionalmente chiamate doppie (➔ doppie, lettere). La ripetizione riguarda principalmente le consonanti. In particolare, va osservato che:
(a) le doppie si danno solo precedute e seguite da vocale: mai, quindi, in inizio o fine di parola (fanno eccezione i ➔ forestierismi ormai in uso: call, pull, lloyd, ecc.);
(b) hanno valore distintivo: esistono cioè coppie di parole che si distinguono proprio per la presenza o assenza della doppia: pala ~ palla, caro ~ carro, ecc.;
(c) graficamente sono possibili con tutte le consonanti tranne la h e i digrammi e trigrammi ‹gn, gl(i), sc(i)›;
(d) la ‹q› è doppia solo in due parole: soqquadro e il tecnicismo musicale beqquadro (variante di bequadro).
Le doppie suscitano problemi di ortografia a causa di:
(a) pressioni dialettali: al Nord della Penisola, nella pronuncia la tendenza generale è allo ➔ scempiamento, alla cancellazione cioè di una delle doppie: a[fit]o per affitto, cava[let]o per cavalletto, ecc.; al Centro-Sud, viceversa, è sistematica la pronuncia intensa di b e g tra vocali: ta[bː]ella, cu[dːʒ]ino, ecc.; naturalmente questi fenomeni possono avere riflessi nella scrittura;
(b) vicende etimologiche che perturbano la coerenza del sistema, in particolare nel caso della z, sia sorda sia sonora: sempre ‘intensa’ nella pronuncia standard di base toscana, nella grafia può occorrere correttamente prima singola, poi doppia, poi ancora singola, perfino all’interno della stessa parola: razionalizzazione.
Possono darsi in italiano anche doppie vocali. ➔ Sigle a parte, esse sono rarissime in inizio parola e non con tutte le vocali: si hanno in sostanza la sola esclamazione aah!, ooh!, l’aggettivo raro aaeliano e un nutrito contingente in oo-, prefisso che in medicina e biologia significa «uovo»: ooblasto, oociesi, ecc.; sono però, com’è evidente, termini tutti fuori dall’uso comune.
Meno rare le doppie vocali sono in fine di parola, e in particolare:
(a) inesistenti con aa, sono invece numerosissime le parole in ee, per quanto siano autoctoni i soli plurali delle parole in -ea (cornea, marea) o -eo (spontaneo): la maggior parte è formata da ➔ grecismi (calchee, eraclee), ➔ francesismi (tutti accentati sulla prima delle due vocali: matinée, tournée) e ➔ anglicismi (duty free, frisbee); anche linea ha per derivato lineetta, da cui il composto guardalinee;
(b) con ii si hanno solo i plurali delle parole in -io – quando non ridotti, nell’uso attuale, a una sola i (corridoi è preferito a corridoii, monopoli a monopolii, ecc.), o scampati alla consuetudine, ormai rara, dell’accento circonflesso (principî; o a quella, decisamente desueta, della j: studj) – che abbiano la i tonica: pii, zii, e dai passati remoti di prima persona singolare dei verbi in -ire: dormii, partii, ecc.;
(c) con oo si danno numerose parole dal suffisso -zoo «animale, vivente»: protozoo, spermatozoo, lo stesso zoo e forestierismi vari: tattoo, voodoo (quando non adattato in vudù), Waterloo, ecc.;
(d) nulla si ha in uu a eccezione dell’interiezione buu, che esprime disapprovazione, o l’ideofono fiuu (➔ onomatopee e fonosimbolismo), che riproduce il vento o sottolinea uno scampato pericolo;
Frequentissime, per un totale di diverse migliaia, sono invece le vocali doppie all’interno di parola; per la sola a si danno nel variegatissimo quadro forestierismi (afrikaans), composti (extramniotico), nomi propri e derivati (kierkegaardiano), toponimi derivati (maastrichtiano).
Con l’eccezione di uu, presente solo in termini o locuzioni d’origine latina (continuum, vacuumterapia, in perpetuum), doppie vocali sono rappresentate in tutte le categorie del nostro lessico, termini di più largo uso inclusi: cooperativa, coonestare, coorte, ecc.
All’incontro di due vocali identiche che appartengono a parole diverse in sequenza, cade quella finale della prima. È il principio alla base dell’impiego dell’➔apostrofo: quest’oggi, un’anatra.
Alcune parole prefissate danno luogo a doppia vocale: preesame, antiilluministico. In questi casi, tra prefisso e parola si suole inserire un ➔ trattino: pre-esame, anti-illuministico. Non si inserisce trattino, invece, nei ➔ numerali ordinali composti col numero tre: ventitreesimo.