GUIDALOTTI, Dora
Fiorentina, non se ne conosce la data di nascita, probabilmente non anteriore al terzo decennio del Trecento. Una tradizione storiografica la considera discendente dell'antica e nobile famiglia dei Buondelmonti, ma alcuni documenti presenti tra le Carte Del Bene, conservate presso l'Archivio di Stato di Firenze, provano che era figlia di Domenico di Lapo Guidalotti e che andò sposa a Francesco di Iacopo Del Bene il 22 maggio 1356.
Al momento del suo matrimonio, i Guidalotti detenevano a Firenze una ingente fortuna fatta di speculazioni finanziarie sul Monte nonché di una viva presenza negli affari commerciali cittadini. Il padre della G., in particolare, proprio all'indomani dell'epidemia di peste nera aveva intrapreso a occuparsi della produzione dei panni in lana. Data infatti dal 1349 la sua iscrizione all'arte della lana e non è escluso che proprio in relazione a tale nuovo corso degli investimenti sia nata la scelta del promesso sposo: la famiglia Del Bene contava già all'epoca una tradizione nel commercio laniero e Francesco stesso, iscrittosi all'arte della lana nel 1353 dopo un apprendistato presso uno degli Albizzi, progettava di sviluppare tali tendenze domestiche nel promettente campo della produzione di panni d'alta qualità, i panni "alla francesca". Il matrimonio della G. fu alle origini di un proficuo sodalizio economico tra Guidalotti e Del Bene, soprattutto nel corso degli anni Cinquanta-Sessanta del XIV secolo. Dal punto di vista del prestigio sociale i Del Bene, che costituivano una casata di rango medio-alto, potevano forse rappresentare un ridimensionamento nelle ambizioni della famiglia Guidalotti. Le possibilità di una migliore riuscita sociale dei Guidalotti, peraltro, si erano negli ultimi tempi ridotte: il buon nome della famiglia si era compromesso poiché alcuni suoi esponenti (un Lippo di Lapo e un Domenico di Lippo) avevano attivamente sostenuto il governo del duca d'Atene.
La G. recò in dote 950 fiorini d'oro, pagati a rate dal maggio 1356 al maggio 1357, e dal lungo matrimonio durato fino al 22 dic. 1394 (data della morte di Francesco) ebbe sette figli: Borgognone, Ricciardo, Iacopo, Vieri, Giovanni, Antonia e Ghetta. La presenza della G. nel ménage familiare fu sempre incisiva e rivolta non solo alla cura dei figli e dei nipoti orfani, Amerigo e Caterina, aggregati alla famiglia, ma anche a vari settori dell'amministrazione del patrimonio domestico.
Le numerose lettere da lei inviate al marito, vicario in Val di Nievole nel 1381, sparse nel carteggio familiare e solo in parte pubblicate da P. Dazzi (Alcune lettere familiari, pp. 46-55), sono una significativa testimonianza della condizione di vita di una donna di ceto medio-alto, cittadina, del Trecento. Nei periodi di assenza di Francesco, frequentemente assegnato a incarichi territoriali o ad ambascerie diverse, la G. si occupava dei possedimenti di Firenze e di Petriuolo (località nei sobborghi della città) provvedendo alla riscossione degli affitti, ai lavori di manutenzione delle case e delle terre, alla sorveglianza delle raccolte, secondo le indicazioni del marito. Quest'ultimo invece controllava personalmente l'andamento degli altri beni familiari, soprattutto i denari investiti nel Monte.
Apparentemente, mentre i figli minori rimanevano sotto le cure materne, i più grandi, maschi, seguivano il padre.
Al momento della disgrazia politica di Francesco, esiliato da Firenze nel 1382, la G. ne seguì le sorti: la sua presenza è attestata a Bologna nel 1384 e a Venezia dal 1388 al 1392. Tornata in patria alla fine dell'estate 1392, riprese l'anno successivo in villa la sua vita normale, dopo una lunga malattia. A seguito della morte del marito a lei spettò un usufrutto di 56 fiorini l'anno.
La G. morì a Firenze il 30 genn. 1401.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Del Bene, 48, 49, 52; Acquisti e doni, 301, n. 6; Diplomatico, Acquisto Caprini; Carte Dei, VIII, n. 42; Carte dell'Ancisa, CC, c. 811v; Carte Pucci, 593, n. 47; Alcune lettere familiari del sec. XIV, a cura di P. Dazzi, Bologna 1868, pp. 9, 46-55, 70 s.; I. Del Lungo, La donna fiorentina del buon tempo antico, Firenze 1926, pp. 91-93; H. Hoshino, Francesco di Iacopo Del Bene cittadino fiorentino del Trecento, in Annuario dell'Istituto giapponese di cultura, IV (1966-67), pp. 35 s., 68; Ch. Klapisch-Zuber, Le chiavi fiorentine di Barbablù. L'apprendimento della lettura a Firenze nel XV secolo, in Quaderni storici, XVIII (1984), 57, pp. 773, 788; F. Klein, Del Bene, Francesco, in Diz. biografico degli Italiani, XXXVI, Roma 1988, pp. 338-340.