DORI (Δωριετς, Dores)
Secondo la divisione convenzionale della Grecia i Dori sarebbero con gli Eoli e gli Ioni uno dei tre gruppi etnografici-dialettali. Il dialetto dorico si parlava in tutto il Peloponneso esclusa l'Arcadia e compresa la Messenia, dove quasi di certo fu importato dalla conquista spartana, nella Focide, nelle due Locridi, nell'Acaia Ftiotica. Anche nell'Acarnania, nell'Etolia e nell'Epiro era parlato un dialetto dorico, quantunque dovesse essere alquanto diverso dal tipo greco meridionale, perché Tucidide dice che gli Etoli erano incomprensibilissimi nel loro dialetto e chiama i Caoni e gli altri Epiroti barbari. Ma siccome la provenienza delle genti doriche si deve cercare nell'occidente della Grecia è verosimile che con varie gradazioni per tutti i popoli del Peloponneso e della Grecia nord-occidentale vi fosse una continuità dialettale (v. per tutto questo grecia: Lingua). Il dialetto dorico si trova anche a Creta, nelle isole meridionali delle Cicladi come Melo, Citera, Tera, nelle parti meridionali dell'Asia Minore, a Rodi colonia argiva, a Cnido colonia laconica o argolica, e nelle colonie settentrionali dell'Europa e dell'Asia come a Bisanzio e Calcedone colonie di Megara. Inoltre il dialetto dorico veniva parlato nelle colonie acaiche d'Italia e a Taranto con la sua colonia Eraclea, in Sicilia a Siracusa colonia di Corinto, a Gela colonia di Rodi e Creta, certo a Selinunte colonia di Megara Iblea.
Secondo gli antichi, ottant'anni dopo la guerra di Troia, preceduti dai Tessali che migrarono in Tessaglia e dai Beoti che dalla Tessaglia migrarono in Beozia vent'anni prima, i discendenti di Eracle, a capo dei Dori, sarebbero giunti nel Peloponneso e lo avrebbero riconquistato come avito retaggio. L'emigrazione avrebbe avuto luogo sulla fine del sec. XII a. C. (1104), secondo i calcoli d'Eratostene; ma vi erano anche altri calcoli che la ponevano in epoca più antica: così quelli di Erodoto, d'Ellanico di Mitilene e di Timeo di Tauromenio. I Dori avrebbero così invaso il Peloponneso e cacciato da Argo gli Achei che con Tisameno figlio d'Oreste si stabilirono nell'Egialea, da essi chiamata Acaia. Gli altri sarebbero stati ridotti o nella condizione di perieci o in quella di servi della gleba (gimnesi ad Argo e iloti a Sparta). Non mancano però tracce di qualche altra tradizione. Secondo Platone (Leggi, III, cap. 4, p. 682) i reduci di Troia sarebbero stati accolti ostilmente dai giovani che erano cresciuti durante la guerra di Troia, e un certo Dorio si sarebbe messo a capo di quelli; cosicché i Dori non sarebbero stati altro che gli Achei rinnegati dai loro fratelli.
Il centro d'irradiazione dei Dori sarebbe stata la regione montana, compresa fra l'Etea, la Focide e le due Locridi. In questa località avrebbero abitato prima i Driopi, e i Dori li avrebbero cacciati. Erodoto ci rappresenta così il loro movimento migratorio: le stirpi doriche abitavano nella Ftiotide, ma sotto Doro, figlio di Elleno, occuparono la regione tra l'Ossa e l'Olimpo denominata Istieotide. Cacciate poi dai Cadmei, abitarono il Pindo (probabilmente non il monte ma la cittadella a oriente della Doride) e si denominarono Makednoi. Di qui passarono nella Driopide e dalla Driopide nel Peloponneso dove presero il nome di Dori. Erodoto vuol dire, con questo, che la designazione di Dori acquistò nel Peloponneso un senso di opposizione a quella delle altre stirpi del Peloponneso stesso, come gli Arcadi, gli abitanti della Cinuria e della città argolica di Ermione (VIII, 73) che secondo Erodoto non sarebbero stati Dori. Secondo Erodoto (IX, 26) i Dori avrebbero mosso verso il Peloponneso almeno la prima volta sotto Illo, figlio di Eracle, in direzione dell'Istmo di Corinto, ma convenutosi di rimettere la decisione se i Dori dovessero entrare nel Peloponneso, a una singolare tenzone tra Illo ed Echemo re di Tegea, ed essendo soggiaciuto Illo, il ritorno degli Eraclidi sarebbe stato differito di cento anni. Secondo un'altra tradizione i Dori sarebbero venuti nel Peloponneso attraverso Naupatto; tradizione questa più corrispondente a ragioni geografiche ed etnografiche.
Resta a vedere se la migrazione dorica debba essere concepita secondo lo schema della tradizione, la quale evidentemente ha cercato di conciliare lo stato di fatto coi dati dell'epopea omerica. Poiché gli abitanti del Peloponneso ai tempi omerici erano chiamati Achei, e ai tempi storici gli Spartani o gli Argivi erano considerati come Dori, la metonomasia venne spiegata come effetto di un'invasione per cui i Dori si sarebbero sovrapposti agli Achei. Ma il sospetto contro questa induzione sorge subito quando si riflette che proprio i due paesi chiamati Acaia nel Peloponneso e nella Grecia settentrionale parlavano il dialetto dorico. Inoltre il nome di Dori, come quello di Eoli e Ioni è sorto nell'Asia Minore Molto probabilmente, dunque, Achei era il nome indigeno, Dori il nome applicato dai coloni ai popoli affini della madrepatria. E gli Achei, cioè quei popoli che si chiamarono poi Dori, avrebbero invaso il Peloponneso prima di quel periodo della civiltà egeo-cretese che si designa con il nome di terza età minoica. È questa un'ipotesi, ma sembra ben fondata.
I Dori sarebbero stati divisi in tre tribù; Illei, Dimani e Pamfili. I primi avrebbero preso nome da Illo, figlio di Eracle, gli altri due da Dimane e Pamfilo figli di Egimio, che prese sotto la sua protezione Illo dopo la morte del padre. I nomi di queste tribù hanno tutta l'aria di nomi etnici, specialmente Pamfili e Dimani, e possono con tutta probabilità essere i nomi di tre popolazioni che conservarono la loro individualità etnica anche dopo che si furono stabilite nelle nuove terre. Ad Argo e a Corinto questi nomi erano da molto tempo ben noti; anche a Sparta ce li ha rivelati di recente un frammento di Tirteo.
Culti religiosi tipicamente dorici non si rintracciano. Apollo che era stato ritenuto il tipico dio dorico è ellenico, appartiene a tutte le stirpi greche e a Sparta lo troviamo con l'epiteto di Carneo: Eracle è piuttosto d'origine tebana, se pure nei paesi dorici ha avuto un culto abbastanza intenso. E come non si può parlare tipicamente di religione dorica, così non si può parlare di tendenze doriche nella costituzione politica. Ché, se Sparta (v.) ebbe una caratteristica costituzione oligarchico-timocratica, ad Argo, città dorica, si affermò presto la democrazia. A Corinto prevaleva il tipo oligarchico, ma nelle colonie come a Corcira, Epidamno e Siracusa ebbero luogo rivoluzioni democratiche. E si potrebbero citare altri esempî.
Bibl.: Oltre le storie generali sulla Grecia v.: K. O. Müller, Die Dorier, 2ª ed., Breslavia 1844; J. Beloch, in Rheinisches museum, XLV, p. 555 seg.; id., in Historische Zeitschrift, 1897, p. 193 seg.; id., Griech. Gesch., 2ª ed., I, 11, pp. 76-93; L. Pareti, Storia di Sparta arcaica, I, p. 66 seg.; J. Miller, Dores, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. 1551 seg.