OBRADOVIĆ, Dositej
Scrittore serbo, nato, pare, nel 1742 a Čakovo nel Banato romeno, morto a Belgrado il 28 marzo 1811. Cresciuto in una zona bilingue (da qui la sua non comune sensibilità linguistica), accessibile alle correnti culturali dell'Occidente, avido di sapere sin dall'infanzia e sin dalla giovinezza appassionatamente intento a rendere partecipi i connazionali di quanto man mano andava imparando, O., grazie alla sua tenace tempra di pioniere, è diventato il fondatore della cultura serba rinnovata. Nulla di irrequieto, di moralmente insoddisfatto vi è nel suo temperamento sobrio e bonario. Eppure, la povertà incessante e il non meno continuo bisogno di estendere sempre più il proprio orizzonte, d'impadronirsi della cultura contemporanea hanno dato alla sua vita l'impronta di un pellegrinaggio senza tregua né pace. Difficile seguirlo nei suoi numerosissimi spostamenti. Giovinetto ancora, sotto l'influenza di letture agiografiche, sogna di farsi eremita, ma il padre, artigiano egli stesso, lo manda a Temesvar a impararvi il mestiere di fabbricatore di coperte. Ma l'innata inclinazione mistica si conclude con la fuga nel convento di Hopovo nel Sirmio. Non vi resiste però a lungo ("non c'è vita, ove non c'è scienza e ove non c'è la lingua latina"): nel 1760 è a Zagabria, poi in Dalmazia, dove, insegnando a leggere e a scrivere, risparmia un centinaio di zecchini, compila la sua Bukvica (Abecedario) e impara l'italiano. Trascorre poi tre anni, 1765-68, in Grecia e a Smirne. Al ritorno si ferma in Albania, a Zara, a Venezia e a Trieste, e finalmente soggiorna cinque anni interi a Vienna, studiando e insegnando. Nel 1799 è di nuovo a Trieste, donde, quale maestro d'italiano di un archimandrita russo, intraprende un viaggio nell'Italia centrale. A Livorno s'imbarca per l'isola di Chio e da qui prosegue per Costantinopoli, la Valacchia e la Moldavia. Un risparmio di 300 ducati gli permette di recarsi in Germania, d'iscriversi all'università di Halle e di stampare, a Lipsia, nel 1783, la sua opera principale Život i priključenija Dimitrija Obradovića narečenoga u kaluderstvu Dositea (Vita e avventure di Demetrio O., in religione detto D.), e nel 1784 i Sovjeti zdravago razuma (Consigli di buon senso). Negli anni seguenti lo troviamo in Francia, a Londra, poi di nuovo a Vienna e a Lipsia, ove dà alle stampe le Basne (Favole, 1788). Nel 1802 è a Trieste e nel 1803 pubblica a Venezia la Etika ili filozofija naravoncitelna po sistemi prof. Soavi (Etica o filosofia morale secondo il sistema del prof. Soave). In questi anni lo raggiungono notizie dei successi della rivolta serba: appena può si mette in rapporto con Karadorde e nel 1807 si stabilisce a Belgrado: qui fonda la "Grande scuola" e organizza l'insegnamento nelle terre liberate dal Turco. E qui, nella quiete idillica di un piccolo podere e nella consapevolezza di avere realizzate le sue più ardite speranze, egli termina la sua vita, nella quale un attardato Medioevo e l'epoca dell'illuminismo appaiono mirabilmente fusi.
Delle sue opere, solo l'autobiografia è oggi un libro veramente vivo. Ma anche il resto, per quanto scarsa ne sia l'originalità, se considerato nell'insieme, è un poderoso e interessantissimo documento di una cultura che sorge in stretta aderenza alle civiltà più antiche. Dotato di un inesauribile buon senso, aperto a ogni manifestazione di civiltà, lontano da pregiudizî religiosi, sociali e linguistici (vigeva allora fra i Serbi un linguaggio artificiale "slavoserbo" che egli cercò di piegare, ma non abbastanza radicalmente, ai nuovi bisogni, avvicinandolo alla lingua parlata), O. ha ampiamente spianato la via ai suoi successori e soprattutto al grande continuatore della sua opera: Vuk Stefanović Karadžić.
Bibl.: N. Tommaseo ne scrisse con simpatia nella Gazzetta di Venezia, 1854, n. 53, e nel Dizionario Estetico; M. Šević, D. O., ein serbischer Aufklärer des XVIII. Jahr., Neusatz (Novisad) 1889; K. Radcenko, D. O. i ego literaturnaja dejatel'nost' (D. O. e la sua attività letteraria), Kiev 1897; A. Gavrilović, D. u Trstu (D. a Trieste), in Godišnjica N. Čupića, 1904; J. Skerlić, Srpska književnost u XVIII. veku (Lett. serba nel sec. XVIII), Belgrado 1909; H. Wendel, D. O., in Aus dem südslawischen Risorgimento, Gotha 1921.