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dottanza

di Luigi Vanossi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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dottanza

Luigi Vanossi

È gallicismo (antico francese doutance, provenzale doptansa), che ricorre nelle Rime, nella Vita Nuova e nel Fiore. Il significato oscilla tra quello di " timore " e di " dubbio ", in una ricca gamma di sfumature. Ha il valore di " timore " in Vn VII 5 16 ond'io pover dimoro, / in guisa che di dir mi ven dottanza (contrapposto in rima a baldanza del v. 13), mentre vale " dubbio inquietante ", " sospetto angoscioso " (come glossa il Contini) in Rime LXX 3 ch'i' ho dottanza che la donna mia / non vi faccia tornar così dogliose.

In Fiore VII 9 Or m' ha messo in pensero e in dottanza / di ciò ched i' credea aver per certano, indica " incertezza " (sulle sorti della vicenda amorosa), " stato di sospensione psicologica ", ed è poi ripreso in XI 12 Ritorna a lui e non abbie dottanza, dove l'espressione risponde a sta sicuro del v. 9 (e cfr. CC 11 vie men del fatto mio sì mi dottai).

Sempre nel Fiore, esprime " esitazione ", " titubanza ", in CLXXVIII 2 E se 'l diavol l'avesse fatto saggio, / e che la donna veggia c' ha dottanza / di non volerle far questa prestanza, e invece " dubbio " (teoretico) in CXI 14 di questo non bisogna aver dottanza (cfr., sempre nel discorso di Falsembiante, non è mestier dottare, XCIV 7). Infine la locuzione avverbiale san dottanza (con funzione di zeppa) di Fiore I 12 corrisponde al francese antico senz doutance, " senza dubbio ", diffusissimo nel Roman de la Rose (vv. 968, 2758, 9415, ecc.). La voce è ben documentata nelle lingua antica, sia in testi poetici che prosastici. V. anche DOTTA.

Vocabolario
dottanza
dottanza s. f. [der. di dottare], ant. – Timore, dubbio, esitazione: di dir mi vien d. (Dante); venisse senza alcuna d. (G. Villani).
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