Fairbanks, Douglas
Nome d'arte di Douglas Elton Ulman, attore teatrale e cinematografico e produttore cinematografico statunitense, nato a Denver il 23 maggio 1883 e morto a Santa Monica il 12 dicembre 1939. Fu uno dei più grandi divi del cinema muto hollywoodiano. La sua carriera conobbe tre fasi distinte: gli esordi e i successi teatrali (1900-1914), il periodo del cinema comico e burlesco (1915-1920), il grande momento dei kolossal d'avventura (1920-1929). Basso, tarchiato, fu tuttavia ammirato per la sua recitazione vigorosa e atletica, e per l'inesauribile vitalità che sapeva imprimere nei gesti e nelle azioni. Beniamino delle sale d'America e d'Europa, fu altresì apprezzato dalle avanguardie francesi, che ne enfatizzarono il gusto per la modernità e per l'azzardo fine a sé stesso.
Dopo aver trascorso un'infanzia difficile a causa dei problemi economici della madre, abbandonata dal marito, riuscì a iscriversi alla Jarvis Military Academy per due anni e, grazie alle agevolazioni per meriti sportivi, persino alla Harvard University, esperienza presto interrotta. Fu la carriera teatrale a lanciarne l'astro: tra l'esordio sul palcoscenico nel 1900 e il primo film del 1915, The lamb di Christy Cabanne, ebbe modo di conquistare i favori di critica e pubblico fino a diventare uno dei protagonisti più ricercati di Broadway. La sua carriera subì una battuta d'arresto solo tra il 1907 e il 1909, a causa di un matrimonio infelice da cui nacque Douglas Jr, anch'egli futuro divo dello schermo. La fortuna di F. fu quella di imbattersi in David W. Griffith, da cui ottenne protezione e consigli. Nel 1919 F. fondò con il regista, Charlie Chaplin e la fidanzata Mary Pickford la United Artists, società di produzione tra le più celebri del cinema muto. Tra il 1915 e il 1920, prima con la Triangle, poi con altre case e infine ancora con la United, F. girò una trentina di commedie, nelle quali interpretò quasi sempre la figura dell'uomo medio americano alle prese con peripezie comiche e sentimentali, perfetto punto di incontro tra slapstick, commedia surreale e avventura. Suo vanto fu quello di non utilizzare controfigure e prodursi, in ogni film, in almeno un paio di prodigiose perfomances fisiche: tra le più spiritose, da ricordare almeno quelle di His picture in the papers (1916) di John Emerson, American aristocracy (1916) di Lloyd Ingraham, e When the clouds roll by (1919) di Victor Fleming. Il 1920 fu l'anno di svolta della sua carriera: sposò la Pickford, con la quale formò una delle coppie più famose e discusse di Hollywood, e, grazie a The mark of Zorro (1920; Il segno di Zorro) di Fred Niblo, cominciò a trasferire le proprie doti atletiche nei personaggi eroici, pur sempre dotati di generosa e ironica baldanza, provenienti dalla letteratura avventurosa e dalla tradizione epica popolare. Nel volgere di un decennio scarso, F. interpretò il ruolo di D'Artagnan in The three musketeers (1921; I tre moschettieri) di Niblo, e quello di Robin Hood nell'omonimo film di Allan Dwan (1922); fu quindi l'intraprendente protagonista di The thief of Bagdad (1924; Il ladro di Bagdad) di Raoul Walsh, dove seppe rendere in modo particolarmente convincente il coté fantastico e onirico già presente, in filigrana, nelle prime opere, e ancora D'Artagnan in The iron mask (1929; La maschera di ferro) di Dwan. Pur abituato alle sperimentazioni tecniche, come quando aveva voluto che The black pirate (1926; Il pirata nero) di Albert Parker fosse girato in Technicolor bicromatico, F. si scontrò, come tanti altri divi dell'epoca, con l'innovazione del sonoro. Cercò di affrontarla girando con la moglie l'unico film che li vide insieme sullo schermo, quel The taming of the shrew (1929; La bisbetica domata) di Sam Taylor che, a motivo del suo insuccesso, concluse bruscamente la carriera dei due coniugi (ormai separati) e, in pari tempo, la grande stagione del muto americano. F. cercò di ritrovare, ormai cinquantenne, la via della commedia con il non disprezzabile The private life of Don Juan (1934; Le ultime avventure di Don Giovanni) di Alexander Korda, dove però il personaggio del rubacuori stanco e depresso venne inteso come testamento del divo. Morì allo scoppio della Seconda guerra mondiale, dimenticato da un'America che non riconosceva più.
R. Schickel, Douglas Fairbanks. The first celebrity, London 1976.
G. Carey, Doug & Mary. A biography of Douglas Fairbanks & Mary Pickford, New York 1977.
J.C. Tibbetts, Douglas Fairbanks sr.: 'The Choreography of hope', in "Film comment", 1996, 3, pp. 50-55.
Fairbanks. L'acrobatico sorriso, in "Cinegrafie", 1998, 11, nr. monografico (in partic. K. Brownlow, Io e Douglas Fairbanks, pp. 11-16; D. Robinson, L'eroe, pp. 17-26; P. Cristalli, The natural. Douglas Fairbanks nelle commedie, pp. 27-31; A. Boschi, Con la frusta o con la spada. Douglas Fairbanks in costume, pp. 32-39).