dovunque
L'avverbio relativo di luogo d. (" in tutti i luoghi in cui ") è attestato soltanto nel Convivio, per 14 volte. In cinque di queste appare nella forma ‛ dovunqu ', in poesia, di fronte a è, in IV Le dolci rime 101 e 103 (ripresi in XVI 3 e XIX 1 e 5): È gentilezza dovunqu'è vertute, / ma non vertute ov'ella; / sì com'è 'l cielo dovunqu'è la stella, / ma ciò non e converso.
Anche quattro delle attestazioni di d. sono strettamente collegate con questo passo: IV XIX 3 dovunque è vertude, quivi è nobilitade; 5 non è questo vero... che dovunque è cielo sia la stella, così è nobilitade dovunque è vertude, e non vertude dovunque nobilitade. Tra d. e ‛ dove ' - e, in poesia, tra ‛ dovunqu ' e ‛ ov ' ' - la differenza, pur tenue, consiste in una gradazione di definitorietà, maggiore, più esclusiva in d., minore, più generica in ‛ dove ', come rivela il seguito del penultimo passo citato, XIX 4 nulla [prova] n'è più manifesta che nobilitade essere dove è vertude. La tendenza alla categoricità dell'affermazione nei contesti ove appare d. (III I 5 dovunque amistà si vede similitudine s'intende; e dovunque similitudine s'intende corre comune la loda e lo vituperio), si collega con la sostenutezza retorica di questi, come dimostra anche la prevalente prolessi della proposizione relativa introdotta da d. - e, si aggiunga, dal sintagma là dovunque in III XIV 7 E quinci nasce che là dovunque questo amore splende, tutti li altri amori si fanno oscuri e quasi spenti. L'avverbio ricorre inoltre in Cv III VII 13, XIV 12, IV XXX 5.