DRACUNCULOSI o dracontiasi
Infestazione umana prodotta dal dragoncello (Dracunculus medinensis L., 1758), nematode dell'apparenza d'una corda di violino, lungo 50-80 cm., e già conosciuto dai più antichi tempi (v. filarie). Maschio e femmina vivono nel tessuto connettivo dell'addome sotto il mesenterio; dopo la copulazione, il maschio scompare e la femmina si dirige all'esterno specialmente alle gambe; ivi appare sotto la pelle un tumoretto, su cui si forma una vescicola che, rompendosi, lascia uscire un liquido chiaro pieno di embrioni. Se si bagna la parte, più abbondante è la fuoruscita. F. Fedschenko (1870) fu il primo ad accertare che, arrivando nell'acqua, gli embrioni passano entro piccolissimi crostacei del gen. Cyclops dove raggiungono lo stato larvale. Con l'acqua, per via gastrica, l'uomo si può infettare. La dracontiasi si svolge per lo più con poca molestia, ma talvolta, massime se si trova più d'un verme, può dare dolori e anche febbre. In certi paesi dell'Asia e dell'Africa, dove questa malattia è diffusa, gl'indigeni estraggono il parassita avvolgendolo lentamente su un bastoncello e dando uno o due giri ogni giorno. L'estrazione è facilitata se si tiene bagnata la parte per 2-3 settimane sì che il verme si svuoti dei suoi embrioni. L'operazione è assai più rapida se si uccide il verme iniettando nel tumoretto con una siringa di Pravaz una soluzione di sublimato corrosivo all'i per 1000; il metodo è però doloroso.