drepanocitosi
Disordine genetico, chiamato anche anemia falciforme, legato ad un’alterata sintesi della catena beta dell’emoglobina. È causata da una mutazione puntiforme del gene globinico che determina una forma anomala chiamata emoglobina S. In condizioni di ipossia, l’emoglobina S tende a formare polimeri e filamenti (tactoidi) all’interno dei globuli rossi: questi vengono deformati in modo tipico (a mezza luna o a falce), divengono rigidi e incapaci di scorrere all’interno dei piccoli vasi, creando trombosi del microcircolo. Il quadro clinico che ne deriva è estremamente variabile passando da un disordine lieve, riscontrabile casualmente, a un’anemia emolitica cronica con crisi acute intercorrenti. Il 50% dei pazienti sviluppa calcolosi bilirubinica e ulcere malleolari; può anche essere presente epatosplenomegalia.
Nella forma cronica si hanno i primi segni al 3° mese di vita (livello medio di emoglobina 6-8 gr/dl) con riscontro di splenomegalia. Le crisi acute (o falcemiche) rappresentano gli eventi acuti di quattro tipi: • crisi dolorose vaso-occlusive, variabili come frequenza e intensità da paziente a paziente, non accompagnate da diminuzione dell’emoglobina. Possono colpire le estremità (sindrome mano-piede, tumefazioni del dorso delle mani e dei piedi per occlusione del microcircolo), o i piccoli vasi delle strutture ossee lunghe o vertebrali, o le strutture vascolari periarticolari. In rari casi si può manifestare la sindrome polmonare acuta per infiltrati dovuti a occlusione del microcircolo polmonare, che si manifesta con febbre elevata e leucocitosi. In circa l’8% dei pazienti si può manifestare un accidente cerebro-vascolare (ictus) per occlusione del microcircolo cerebrale; • crisi ematologiche, dovute al rapido decremento dell’emoglobina (crisi aplastiche, risultato di infezioni virali intercorrenti e crisi emolitiche); • crisi di sequestro, per aumento improvviso della milza, con dolori addominali e vomito; • crisi infettive, per maggiore predisposizione alle infezioni.
La diagnosi si basa sull’identificazione elettroforetica dell’emoglobina S. La terapia consiste in misure preventive, cercando di evitare condizioni che possano generare la crisi (freddo, acidosi, disidratazione) e misure di supporto (riposo, liquidi, analgesici).Nella terapia è inoltre impiegata l’idrossiurea, farmaco citostatico utilizzato in patologie oncologiche in grado di aumentare la concentrazione di emoglobina fetale; questa è in grado di ridurre la percentuale di emoglobina S, limitare i danni prodotti, ridurre la periodicità delle crisi dolorose e limitare il rischio di complicanze infettive. Il trapianto di midollo osseo allogenico (➔ trapianto) è una valida possibilità terapeutica in presenza di un donatore HLAcompatibile.