DRESDA
Museo di scultura antica. -
La collezione di sculture ebbe le sue origini nella Kunstkammer dei prìncipi elettori sassoni, ma il suo sviluppo sistematico incominciò solo con il re Augusto II il Forte. Questi acquistò, negli anni 1723-26, dal re Guglielmo Federico I di Prussia la "Collezione Brandenburghese" che comprendeva, di arte antica, soprattutto dei ritratti romani, e nel 1728 la collezione del principe Agostino Chigi di Roma. Con questi acquisti la collezione di Dresda diventò, di un colpo, una delle più grandi ed importanti raccolte di antichità della Germania, perché includeva opere come la cosiddetta Atena Lemnia (in due esemplari), il Fanciullo vincitore policleteo, il Satiro che versa da bere (copia da Prassitele), ed i bei pezzi arcaistici: il Palladio ed una base triangolare di candelabro con la consacrazione delle fiaccole. Nel 1728 fu acquistata anche la collezione del cardinale Alessandro Albani con lo Zeus fidiaco, una replica della Venere Medici e la Niobe morente, Il re Augusto III comperò dagli eredi del principe Eugenio di Savoia le tre statue femminili trovate ad Ercolano dal generale d'Elboeuf e da lui regalate al principe. Altre importanti sculture sono una testa di Atena elmata, dal gruppo di Atena e Marsia di Mirone, la testa di un pugilatore da Perinto, una testa di Diadoumenos copiata da Policleto, una Menade danzante copiata da Skopas, due gruppi con satiri ed ermafroditi, il rilievo votivo di un attore, quattro statue di atleti, alcuni graziosi esempî di sculture greche colorate, alcuni sarcofagi romani di epoca più recente.
Nel XIX sec. il reparto di arti minori, fino allora scarso, fu arricchito e diventò una eccellente collezione di vasi (dai vasi delle Cicladi a quelli italioti ed aretini), bronzi, terrecotte, vetri e gioielli; inoltre fu inclusa una piccola ma scelta collezione egiziana, alla quale furono annessi i rilievi assiri di Nimrud. Una parte della Collezione Sieglin arricchì il museo di D. di opere dell'arte minore alessandrina.
In principio le antichità erano sistemate nei troppo stretti ed inadatti padiglioni del Grosser Garten dove le vide anche il Goethe. Nel 1785 furono esposte più degnamente nel pianterreno del Palazzo Giapponese e nel 1894 la collezione fu trasferita nel vecchio arsenale ricostruito accanto al Brühlscher Garten e chiamato Albertinum dal monarca reggente. In questa occasione il direttore Georg Treu fece togliere molti dei restauri barocchi ed altri furono tolti sotto Paul Herrmann nel 1922 in occasione di un riordinamento delle sale. Perciò è spesso difficile usare vecchi volumi di stampe e cataloghi per identificare le opere.
La collezione che ultimamente contava circa 6000 opere non subì perdite durante la guerra. Nel 1945, esclusi alcuni pezzi del magazzino, fu trasportata in Russia insieme con la biblioteca. Mentre la famosa Galleria di pitture fu restituita nel 1955, la collezione di antichità e quella di opere minori costituente il "Grünes Gewölbe" sono state restituite, insieme ai materiali dei Musei di Berlino, tra il settembre 1958 e il febbraio 1959. Importante la collezione dei gessi, che comprendeva circa 4000 calchi di opere antiche e moderne. Di grande importanza erano quelli delle figure del frontone del tempio di Zeus di Olimpia con i restauri di Georg Treu. Ma nel 1945 il frontone occidentale fu distrutto dalle fiamme insieme con i caichi del Toro Farnese, del gruppo di Menelao (tipo del Pasquino), della Melpomene del Louvre ed altri pezzi non trasportabili. Una parte della collezione dei gessi è ora esposta nel pianterreno dell'Albertinum.
Bibl.: Becker, Augusteum (incisioni), Cataloghi di Lipsius, Hase, Hettner, Herrmann.