DREUX
Casato nobiliare, del ramo dei Capetingi, che ebbe origine tra il 1137, quando il re Luigi VII (1137-1180) diede in appannaggio al fratello più giovane, Roberto, il castello di Dreux (dip. Eure-et-Loir) - rimasto in possesso diretto della casata fino al 1345 -, e il 1152, quando lo stesso Roberto I D., detto il Grande, sposò la contessa Agnese di Braine. Questi due eventi offrirono a Roberto e ai suoi discendenti una sinecura che li affrancava dalla dipendenza dalla casa reale; le rendite provenienti dalle nuove terre e dalle alleanze incoraggiarono inoltre i D. a commissionare opere d'arte, in particolare edifici, sculture e vetrate.Il monumento più importante dovuto alla committenza di Roberto I e della sua consorte fu l'abbazia premostratense di Saint-Yved-de-Braine (dip. Aisne), fondata dai nonni di Agnese e generosamente dotata dalla stessa Agnese, che sembra peraltro aver avuto un ruolo fondamentale nell'introdurre lo stile gotico nella fabbrica del monastero. L'edificio, databile nel periodo che va dal 1176 al 1208 (Caviness, 1990, p. 173), presentava una pianta a croce latina, con alzato a tre piani e volte quadripartite e cappelle poste diagonalmente tra l'abside e i bracci del transetto (c.d. cappelle di Braine). L'abbaziale rimase pressoché intatta fino alla soppressione delle fondazioni ecclesiastiche durante la Rivoluzione; si conserva il timpano del portale occidentale centrale, ora collocato sul lato interno della facciata ripristinata, la quale presenta una Incoronazione della Vergine sovrastante una Dormizione che occupa metà dell'architrave (Caviness, 1990, p. 230, fig. 65).La chiesa era sontuosamente decorata anche da vetrate, ricordate da un anonimo cronista (Caviness, 1990, p. 65), di cui la maggior parte è andata perduta e nessuna è rimasta in situ: alcune furono reimpiegate, nel sec. 19°, nella cattedrale di Soissons per integrare parti mancanti e altre sono conservate in collezioni americane. La perduta finestra assiale, descritta da Pierre Le Vieil nel 1774, raffigurava Roberto e Agnese che offrivano un modello della chiesa alla Vergine (Caviness, 1990, p. 150).L'abbazia servì come mausoleo dinastico per la casa dei D. ospitando numerosi monumenti funebri dall'elaborata ornamentazione plastica; anche se Roberto I non ebbe la tomba a Saint-Yved, vi trovarono sepoltura sua moglie Agnese, Roberto II e la consorte Iolanda, Roberto III, il fratello Pietro e Roberto IV, oltre ad altri membri della casata. Pur non essendosi conservate le effigi dei giacenti, una testimonianza di questi monumenti funebri è offerta dai disegni di François-Roger de Gaignières (Caviness, 1990, pp. 228-229, figg. 62-63), realizzati nel tardo 17° secolo.Forse la più nota delle opere commissionate dai D. è il rosone del transetto meridionale della cattedrale di Chartres, fatto eseguire dal duca Pietro I di Bretagna (detto Pierre Mauclerc), nipote di Roberto I e di Agnese, nel 1227-1228 (Les vitraux du Centre, 1981, tav. II; Lillich, 1991, p. 44). Nella parte inferiore delle finestre ogivali del transetto meridionale sono rappresentati, da sinistra a destra, Iolanda, figlia di Pierre Mauclerc, la moglie di questi, la duchessa di Bretagna (probabilmente Alice), l'arme di Pierre Mauclerc (fondo a scacchiera blu e oro con bordo rosso ed ermellino inquartato), quindi lo stesso Mauclerc come duca di Bretagna e infine il figlio Giovanni. Al di sopra di questi si trovano i quattro profeti maggiori dell'Antico Testamento che portano sulle spalle i quattro evangelisti: Geremia e Luca, Isaia e Matteo, Ezechiele e Giovanni, Daniele e Marco. Nella finestra ogivale centrale si trova la Vergine con il Bambino, mentre nel rosone compare Cristo in trono circondato da angeli e dai ventiquattro vegliardi dell'Apocalisse.Testimonianze della committenza di Pierre Mauclerc si ritrovano nella cappella ducale del castello di Suscinio in Bretagna (André, 1984): sul pavimento, databile intorno al 1250, sono presenti gli stemmi dei duchi di Bretagna della famiglia D.; si sono inoltre conservati frammenti di vetrate risalenti agli anni settanta del 13° secolo. Altre vetrate dovute alla stessa committenza sono nell'abbazia bretone di Saint-Méen-le-Grand (Lillich, 1993); la navata fu distrutta nel 1771, ma nelle traceries della campata meridionale ne rimangono dei frammenti: sette relativi a un Giudizio universale, altri con gli stemmi dei duchi di Bretagna (Pierre, il figlio Giovanni I le Roux e il nipote Giovanni II). Gli stemmi presentano lo stesso motivo a scacchiera oro e blu, circondato da un bordo rosso con un ermellino inquartato. Il committente non fu probabilmente Pierre Mauclerc, ma il figlio Giovanni I (m. nel 1286), che intrattenne rapporti privilegiati con l'abbazia di Saint-Méen-le-Grand. Un altro esempio si trova nella parrocchiale di Saint-Alban in Bretagna (Lillich, 1993), dove la finestra orientale presenta bordi con motivi araldici: l'ermellino di Giovanni II, duca di Bretagna, e i castelli della sua consorte Isabella di Castiglia. Dato che i duchi bretoni abbandonarono gli stemmi a scacchiera dei D. per il semplice ermellino nel 1316, la finestra orientale di Saint-Alban può essere datata tra il 1316 e il 1328, anno di morte della duchessa; il committente fu con tutta probabilità Oliver Tournemine, procuratore di Giovanni.Enrico di D., fratello più giovane di Pierre Mauclerc e protagonista di una brillante carriera ecclesiastica - nel 1227 fu eletto vescovo-duca di Reims, il più importante tra i pari di Francia -, fu committente di un'importante opera, la finestra assiale del cleristorio della cattedrale di Reims (Reinhardt, 1963, tav. 43). Enrico è rappresentato stante, un'ampia figura dal carattere iconico che benedice e tiene in mano il pastorale; al di sopra è raffigurata una Crocifissione con s. Giovanni Evangelista e la Vergine, al cui confronto la figura del committente colpisce per le grandi dimensioni. Manca in questo caso una qualsiasi traccia dell'arme dei D., mentre non costituisce motivo di sorpresa, dal momento che Reims era la città dell'incoronazione dei re di Francia, il fatto che sul bordo della vetrata compaiano i gigli araldici dei Capetingi, che in ogni caso erano tra gli antenati di Enrico.Un'altra immagine dello stesso committente si trovava nell'abbazia benedettina di Saint-Nicaise a Reims, ora completamente distrutta, e della quale Enrico stesso aveva posto la pietra di fondazione nel 1229 (Lillich, 1992, p. 76); la finestra con la sua immagine era situata nel cleristorio della navata in prossimità della facciata. Una raffigurazione di Enrico si ha infine nella navata settentrionale della cattedrale di Saint-Etienne a Châlons-sur-Marne (Lillich, 1992).Tra le vetrate meno note commissionate dai D. devono essere ricordate quelle della campata destra nella cappella di Saint-Quentin in Saint-Nicaise a Reims, datate al 1291-1299 (Lillich, 1992, pp. 71-76; 80-87), donate da Goucher V di Châtillon - allora connestabile del re in Champagne e in seguito connestabile di Francia - e dalla prima moglie Isabella di D., nipote di Roberto III. L'unica testimonianza conservata di queste vetrate è costituita da un disegno del sec. 17° dove compaiono gli stemmi di un ramo secondario dei D., la famiglia di Beu: alcune delle figure al di sopra degli stemmi presentano vesti con lo stesso motivo araldico.Un altro esempio di questo genere di committenza si ritrova in Saint-Père a Chartres (Lillich, 1978, p. 129), dove, nella finestra circolare della diciannovesima campata, compaiono due stemmi appartenenti a Roberto IV di D. e a sua moglie (o forse a sua figlia). Roberto morì tuttavia nel 1282, troppo presto per poter essere stato il committente di tale vetrata ed è quindi probabile che essa sia dovuta a sua moglie Beatrice di Montfort-l'Amaury (m. nel 1312). Sebbene la vetrata con gli stemmi dei D. sormonti entrambe le finestre ogivali, la presenza di un ignoto abate donatore nella finestra della Vergine permette di ritenere che la donazione dei D. sia relativa soltanto a quella di Anna e Gioacchino, che risale soltanto al primo decennio del 14° secolo.È possibile che anche la cappella di S. Stefano, nel castello di Dreux, abbia beneficiato del patronato dei primi membri della casata. L'intero complesso fu distrutto durante la Rivoluzione, ma in particolare si conservano tre capitelli - con le scene della Natività, dell'Adorazione dei Magi e della Sepoltura di Cristo - che mostrano una capacità narrativa pienamente romanica (Cahn, 1974); essi sono conservati a Dreux (Mus. d'Art et d'Histoire) insieme a settantuno frammenti di vetrate degli inizi del sec. 13°, forse provenienti dalla cappella di S. Stefano o dalla chiesa di Saint-Pierre (Les vitraux du Centre, 1981, pp. 66-67).Ulteriori esempi della munificenza dei D. si evidenziano nel campo degli smalti: la c.d. cassetta di s. Luigi (Parigi, Louvre), del 1236, che reca gli stemmi delle famiglie reali, della nobiltà e di quelle che parteciparono alle crociate (Pinoteau, 1983), presenta tra gli altri gli scudi del ramo bretone e del ramo principale della casata dei D., i cui membri parteciparono alle crociate in Terra Santa e a quelle contro gli albigesi. La cassa venne conservata per un certo periodo a Saint-Yved-de-Braine e poi nell'abbazia di Lis, fondata nel 1244 da Luigi IX e dalla madre Bianca di Castiglia (Pinoteau, 1983, pp. 97-98), la cui prima abbadessa fu Alice di Vienne, che in precedenza, nel 1217, era stata sposata con Giovanni di D. (m. nel 1239), quarto figlio di Roberto II.
Bibl.: E. Lefèvre-Pontalis, Braine, CAF 78, 1911, pp. 428-440; S. Painter, The Scourge of the Clergy, Peter of Dreux, Duke of Brittany, Baltimore 1937; H. Reinhardt, La cathédrale de Reims. Son histoire, son architecture, sa sculpture, ses vitraux, Paris 1963; G. Sirjean, Encyclopédie généalogique des maisons souveraines du monde, I, 2, France. Branches cadettes. Première maison de Bourgogne, Paris 1964; W. Cahn, A King from Dreux, Yale University Art Gallery Bulletin 34, 1974, 3, pp. 14-29; M.P. Lillich, The Stained-Glass of Saint-Père de Chartres, Middletown 1978; A.W. Lewis, Royal Succession in Capetian France: Studies on Familial Order and the State, Cambridge (MA)-London 1981; Les vitraux du Centre et des Pays de la Loire, in CVMAe. France, II, Paris 1981; H. Pinoteau, La date de la cassette de Saint-Louis: été 1236?, Cahiers d'héraldique 4, 1983, pp. 97-130; P. André, La chapelle ducale du château de Suscinio, BMon 142, 1984, pp. 189-191; J. van der Meulen, J. Hohmeyer, Chartres. Biographie der Kathedrale, Köln 1984; M.H. Caviness, Sumptuous Arts at the Royal Abbeys in Reims and Braine, Princeton 1990; B. Brenk, Bildprogrammatik und Geschichtsverständnis der Kapetinger im Querhaus der Kathedrale von Chartres, AM, s. II, 5, 1991, 2, pp. 71-96; M.P. Lillich, Early Heraldry: How to Crack the Code, Gesta 30, 1991, pp. 41-47; id., Heraldry and Patronage in the Lost Windows of Saint-Nicaise de Reims, in L'art et les révolutions, "Actes du XXVIIe Congrès international d'histoire de l'art, Strasbourg 1989", Strasbourg 1992, pp. 71-102; id., The Armor of Light: Stained Glass in Western France 1250-1325, Berkeley 1993.J. Melczer