DROUYN DE LHUYS, Édouard
Diplomatico francese, nato a Parigi il 1° novembre 1805, morto ivi il 1° marzo 1881. Consacratosi alla carriera diplomatica all'inizio della Monarchia di luglio, era divenuto nel 1840 direttore dei servizî commerciali al Minístero degli esteri quando, nel 1842, fu eletto deputato e combatté vivamente alla Camera la politica del suo ministro nell'affare Pritchard, sicché fu destituito. La sua opposizione al governo capitanato dal Guizot era andata accentuandosi durante la cosiddetta campagna dei banchetti; ed egli fu facilmente eletto rappresentante del popolo alla Costituente all'indomani della rivoluzione del 1848. Vi presiedette il comitato degli Affari esteri e nel dicembre ricevette quel portafoglio nel primo ministero costituito dal principe Napoleone appena eletto presidente della repubblica. Il conte di Falloux, che appresentava in quel gabinetto le preoccupazioni dei cattolici, trovò nel suo collega degli Esteri un grande appoggio per decidere il presidente e i ministri a inviare l'esercito comandato dall'Oudinot a Roma, da dove era fuggito il papa Pio IX. Il D. mirava al suo ristabilimento sul trono come avrebbe fatto per ogni altro governo che considerasse legittimo. Nel giugno del 1849, per far luogo al Tocqueville nella ricomposizione del gabinetto presieduto da Odillon-Barrot, il D. dovette rinunciare al ministero; e fu invece inviato a Londra come ambasciatore. Nel gennaio del 1851, avendo deciso di aderire alle iniziative del principe Luigi per consolidare il suo potere, accettò di nuovo il Ministero degli affari esteri, ma il gabinetto al quale apparteneva non poté reggersi di fronte all'ostilità dell'Assemblea legislativa. Dopo il colpo di stato del 2 dicembre il D. fu nominato membro della Commissione consultiva e senatore. Dal luglio 1852 fu una terza volta ministro degli Esteri per quasi tre anni, e in tale qualità, dopo i massacri di Sinope, formulò nella sua circolare del 29 dicembre 1853 il programma della spedizione in Crimea. Preoccupato peraltro del mantenimento della pace, moltiplicò fino all'ultimo i tentativi per ottenere la collaborazione dell'Austria agli sforzi per limitare la flotta russa nel Mar Nero. All'uopo si recò anche a Vienna e, quando nell'aprile del 1855 Napoleone III ritenne la guerra inevitabile, il ministro preferì ritirarsi. Il 12 gennaio 1856 si dimise anche da senatore e per sette anni rimase nell'ombra e quasi in disgrazia. Dopo i fatti di Aspromonte e la circolare con cui il ministero italiano volle commentarli come una prova dell'incoercibilità delle aspirazioni nazionali su Roma, Napoleone III parve rinunciare alla politica di arrendevolezza verso l'Italia praticata dal Thouvenel e lo sostituì nell'ottobre del 1862 col D., il quale, fermo nel proposito di difendere il potere temporale pontificio nei limiti in cui era ormai ristretto, si dichiarò peraltro disposto a conciliare in quanto fosse possibile gl'interessi del papa e quelli dell'Italia. I negoziati che il Pasolini, il Nigra, il Visconti-Venosta, il Lamarmora e l'Arese seppero far seguire a questa svolta della politica francese, condussero nel 1864 alla conclusione della convenzione di settembre. All'indomani della battaglia di Sadowa il D. propose invano la costituzione di un esercito francese di osservazione sul Reno. Non essendo riuscito a far prevalere il suo punto di vista e avendo dovuto constatare nelle settimane che seguirono l'impossibilità di ottenere compensi dalla Prussia coi soli mezzi morali, egli abbandonò il ministero. Nel maggio 1863 aveva accettato di rientrare in senato, dove sedette fino alla caduta del Secondo Impero.
Bibl.:B. D'Harcourt, Les quatre ministères de M. Drouyn de Lhuys, Parigi 1882; A. F. P. De Falloux, Mémoires d'un royaliste, Parigi 1888; M. Minghetti, La Convenzione di settembre, Bologna 1899.