BRITO, Duarte de
Poeta portoghese fiorito nella seconda metà del sec. XV, di cui si hanno scarse e incerte notizie e solo si può dire con certezza che frequentò la corte di Giovanni II (1481-1495) e fu molto amico del poeta D. João de Menezes. Le poesie che si conoscono, poco più di trenta (alcune, secondo l'uso del tempo, in lingua spagnola), si trovano inserite nel Cancioneiro Geral compilato da Garcia de Resende, e sono ispirate, alcune almeno, da una dama di nome Elena che non sappiamo chi sia; altre invece discutono, secondo la moda d'allora, di casistica amorosa. La più famosa delle sue composizioni è un lungo poemetto in 80 strofe, nel quale un usignolo mostra ai due innamorati i fatti dolorosi dell'amore, e per meglio persuaderli dell'infelicità ch'esso arreca, conduce il poeta a visitare l'Inferno e a vedere le tristi condizioni degli amanti infelici. Elementi descrittivi dell'Inferno, e nomi, derivano dalla materia classica tradizionale, non senza riflessi danteschi.
Bibl.: Cancioneiro geral de Garcia de Resende, nuova edizione, di A. J. Gonçalvez Guimarãis, I, Coimbra 1910, pp. 337-437; Th. Braga, Poetas Palacianos, Oporto 1871, pp. 327-432; A. Pellizzari, Portogallo e Italia, Napoli 1914, pp. 22-25; M. Casella, in Bullettino della Società dantesca italiana, n.s., XXI pp. 35-37.