VALPERTO, duca di Lucca
VALPERTO (Vualperto, Walperto, Gualperto), duca di Lucca. – Non si hanno notizie sulla nascita e sulla famiglia d’origine.
Attivo al tempo di re Liutprando, resse il Ducato nel periodo compreso tra il 713-714 circa e il 736. Non è dato sapere quando si interruppe la sua esperienza di governo.
Forse originario della Toscana ma collegato con la corte pavese, presente nel Ducato lucchese e nei territori limitrofi, Valperto come altri aristocratici attestati in quest’area nel corso dell’VIII secolo godette di un patrimonio immobiliare distribuito su base prevalentemente regionale (Toscana settentrionale, centrale e meridionale fino all’attuale confine con il Lazio).
Nel 713 (o nel 714), insieme al vescovo di Lucca Talesperiano, Valperto duci nostro civitatis nostre Lucense autorizzò Fortunato e suo figlio Bonualdo prete, il quale ricevette a sua volta l’assenso dei suoi fratelli, a costruire presso il villaggio di Cassiana nelle vicinanze di Vaccoli (Lucca), una chiesa e un monastero dedicati a san Pietro (Codice diplomatico longobardo, CDL, I, n. 16, p. 44 = Chartae latinae antiquiores, ChLA, XXX, n. 895, pp. 8-15). Nel 716 Valperto fu uno dei giudici che, insieme al missus e notaio regio Ultiano, al gastaldo Alahis e al vescovo Specioso di Firenze, sentenziò presso Pieve a Nievole circa l’appartenenza di due chiese poste nel territorio di Pistoia alla diocesi di Lucca, guidata dal vescovo Talesperiano (CDL, I, n. 21, p. 86).
Nel 722 sottoscrisse in qualità di dux come testimone a una donazione effettuata da Orso a favore della chiesa di S. Maria Ursimanni di Lucca (CDL, I, n. 30, p. 111 = ChLA, XXX, n. 900, pp. 38-43). Nel 736 egli acquistò una casa nel castellum Uffi in Versilia per venti soldi (CDL, I, n. 56, p. 182 = ChLA, XXX, n. 909, pp. 80-82). La sua morte va collocata in una data antecedente il giugno del 752 (CDL, I, n. 105, p. 301 = ChLA, XXXI, n. 935, pp. 78 s.); nel luglio del 754 è attestato il duca Alperto, suo successore. Sebbene già defunto, Valperto è ricordato nel 768 insieme ai figli come detentore di diritti e prestazioni presso Oliveto, in Maremma, dove due fratelli habitatores in quella località e i loro genitori ebbero obblighi di trasporto di materie prime per conto del dux e dei suoi figli (CDL, II, n. 223, p. 261 = ChLA, XXXIV, n. 1005, pp. 76 s.).
Il dux ebbe tre figli da una donna di cui non si sa nulla: il clericus e in seguito vescovo di Lucca Valprand (Vualprand, Walprand, Gualprando; CDL, I, 22, p. 87 = ChLA, XXXII, n. 947ab, pp. 45-49; CDL, I, n. 40, p. 138 = ChLA, XXX, n. 905, pp. 60-65; CDL, I, n. 61, p. 191 = ChLA, XXX, n. 911, pp. 86-93; CDL, I, n. 85, p. 250 = ChLA, XXXI, n. 923, pp. 32 s.; CDL, I, n. 86, pp. 252-254 = ChLA, XXXI, n. 924, pp. 34-37; CDL, I, n. 99, p. 285 = ChLA, XXXI, n. 931, pp. 61-63; CDL, I, n. 105, p. 301 = ChLA, XXXI, n. 935, pp. 78 s.; CDL, I, n. 108, p. 311 = ChLA, XXXII, n. 937, pp. 3-5; CDL, I, n. 113, p. 328 = ChLA, XXXII, n. 942, pp. 19-25; CDL, I, n. 114, p. 333 = ChLA, XXXII, n. 939, pp. 8-11) e i viri magnifici Perprand e Pertifuns (CDL, I, n. 105, p. 301 = ChLA, XXXI, n. 935, pp. 78 s.; CDL, I, n. 108, p. 311 = ChLA, XXXII, n. 937, pp. 3-5; CDL, I, n. 114, p. 335 = ChLA, XXXII, n. 939, pp. 8-11). Dalla documentazione che a loro si riferisce si deduce che la famiglia ebbe possedimenti a Tocciano (CDL, I, n. 105, p. 301 = ChLA, XXXI, n. 935, pp. 78 s.) a Lusciano (CDL, I, n. 108, p. 312 = ChLA, XXXII, n. 937, pp. 3-5) nei pressi di Sovana e nell’attuale provincia di Grosseto, e in Corsica (CDL, I, n. 114, p. 335 = ChLA, XXXII, n. 939, pp. 8-11). Probabilmente a loro appartenne anche la silva in Rusciano, in territorio pisano (CDL, II, n. 161, p. 97 = ChLA, XXXIII, n. 969 abc, pp. 45-49). Mentre il vescovo Valprand verosimilmente morì al seguito dell’esercito di re Astolfo durante la campagna del 754, benché anziano Perprand era ancora vivo nel 783, quando donò a sua figlia Ololia proprietà consistenti e beni dominicati presso Rosignano Marittimo (Carte dell’Archivio arcivescovile di Pisa, 1, n. 13, pp. 33-35 = ChLA, XXVI, n. 810, pp. 69-73).
Un’epigrafe un tempo murata nella chiesa di San Macario, presso Lucca, ma oggi non più leggibile poiché spezzata e utilizzata come soglia d’ingresso della chiesa stessa, attesterebbe la successione di Pertifuns al padre Valperto e l’attribuzione del titolo di comes durante il regno di Liutprando. Altrimenti non attestato, l’incarico giustificherebbe l’uso da parte di Pertifuns del titolo di vir magnificus. La sua nomina avrebbe anticipato di pochi mesi quella a vescovo del fratello Valprand; l’assunzione dell’incarico cadrebbe nel breve lasso di tempo compreso tra la prima attestazione di Valprand come titolare della cattedra lucchese e l’ultima menzione del vescovo Talesperiano, al governo del quale si riferisce l’iscrizione oggi non più visibile. Oltre che per il controllo delle cariche di maggior prestigio a Lucca, il gruppo familiare di Valprando si contraddistinse per la notevole disponibilità di denaro liquido e di oggetti preziosi.
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