Brunswick-Lüneburg, Ducato di
In seguito alla caduta di Enrico il Leone, nell'area settentrionale della Germania si era determinato un vuoto di potere che il duca Bernardo di Sassonia, della casa degli Ascani, non fu in grado di colmare a tutti gli effetti. La questione guelfa ‒ il futuro rango e le prerogative di sovranità della dinastia ormai esautorata ‒ non era stata ancora chiarita; in base alle rigide norme del diritto i suoi membri, un tempo appartenenti ai vertici dell'aristocrazia tedesca che si fregiava del titolo ducale o di analoga rilevanza, erano decaduti allo stato di semplice nobiltà. Tuttavia Enrico il Leone, dopo aver fatto atto di sottomissione alla dieta di Erfurt, nel novembre 1181, aveva potuto conservare, per grazia dell'imperatore, i suoi possedimenti ereditari in Sassonia. Intorno ai centri di Brunswick, Lüneburg e al territorio di Gottinga si concentravano gli allodi guelfi; muovendo da questa base territoriale i figli di Enrico il Leone, negli anni successivi, avviarono un'energica politica di restaurazione. Alla revisione del verdetto emesso contro Enrico, che neppure Federico Barbarossa avrebbe osteggiato e che anzi papa Celestino III aveva patrocinato, si opponevano tuttavia i legittimi diritti dei beneficiari del crollo guelfo, in primo luogo l'arcivescovo di Colonia per la Vestfalia e gli Ascani per il ducato sassone. Il primogenito di Enrico il Leone, omonimo del padre, si era unito in matrimonio con Agnese di Hohenstaufen e dopo la morte del suocero Corrado (8 novembre 1195) Enrico VI lo aveva insignito della dignità di conte palatino. Quindi il giovane Enrico, disponendo di un feudo imperiale, condivideva a pieno titolo il rango dei principi dell'Impero. Dal 1197, nei suoi documenti aggiunse al titolo palatino quello di dux Saxoniae, continuando così a rivendicare il diritto alla dignità ducale sassone. La politica di restaurazione intrapresa dai Guelfi era diretta principalmente a contrastare gli Ascani; nei confronti dell'arcivescovo Adolfo di Colonia, Ottone IV, figlio di Enrico il Leone, anche a nome dei fratelli Enrico e Guglielmo di Brunswick, all'atto della sua incoronazione nel 1198 rinunciò formalmente ai diritti guelfi e nel 1208 garantì nuovamente a quella Chiesa le acquisizioni del 1180. A Paderborn, nel 1202, i tre fratelli della casa guelfa misero mano alla divisione di quanto avevano ereditato: il nucleo territoriale dei possedimenti guelfi con Brunswick, fulcro del dominio di Enrico il Leone con funzioni di residenza, fu assegnato a Ottone, a esplicita riprova che la famiglia vedeva collegati i suoi futuri destini alla dignità reale. Enrico ottenne le zone situate a occidente dell'allodio, mentre a Guglielmo spettò la parte nordorientale con il centro di Lüneburg. Ma Ottone non fece alcun passo per chiarire in modo risolutivo, sul piano giuridico, la posizione della sua famiglia; la sua libertà d'azione era frenata dall'ossequio politico dovuto all'arcivescovado di Colonia e agli Ascani, che dal 1208 erano stati sostenitori importanti della sua sovranità. La situazione familiare si aggravò in seguito alla perdita della dignità palatina, cui Enrico rinunciò a favore del figlio Enrico il Giovane. Dopo la morte prematura di questi, Federico II, nel 1214, infeudò il Palatinato a Ottone di Wittelsbach.
In seguito alla morte di Ottone IV, il 19 maggio 1218, il sogno di una rinascita della famiglia protesa alla conquista della dignità reale s'infranse irrevocabilmente. Tuttavia Enrico riuscì a rinsaldare la propria posizione, quando alla fine di giugno del 1219, in occasione della dieta di Goslar, consegnò a Federico II le insegne imperiali che gli aveva affidato il fratello. Lo Svevo gli concesse il vicariato imperiale sul territorio compreso fra l'Elba e il Weser e inoltre gli assegnò una cospicua somma di denaro. La nuova carica rappresentò una sorta di compensazione della dignità ducale, pur essendo connessa esclusivamente alla persona di Enrico, che negli anni successivi si adoperò per il mantenimento della tregua in Sassonia. Nel luglio 1223, per garantire continuità alla politica guelfa, cedette al nipote Ottone il Fanciullo, figlio di Guglielmo, in qualità di suo erede e legittimo successore, la città di Brunswick e tutti i suoi possedimenti, e nel documento redatto in questa circostanza conferì a Ottone il titolo di dux Luneborch. Il risalto attribuito in questo atto alla città di Brunswick denota come fosse considerata il baluardo dei diritti guelfi. Nel regolare la successione Enrico aveva ignorato i diritti delle due figlie, Ermengarda, sposata con il margravio Ermanno di Baden, e Agnese, moglie del conte palatino del Reno Ottone; entrambe avevano ceduto i loro diritti, dietro pagamento di una somma di denaro, a Federico II, il quale forse, per questa via, aveva cercato di consolidare la propria posizione nell'area settentrionale della Germania. Il conte palatino Enrico morì il 28 aprile 1227; gli succedette Ottone il Fanciullo, che già dalla fine del 1226 si fregiava del titolo di duca di Bruns-wick attestando in tal modo la sua aspirazione allo status di principe dell'Impero. La causa guelfa fu minacciata da una nuova grave crisi quando Ottone, coinvolto nel conflitto fra suo zio, il re di Danimarca Valdemaro II, e i principi tedeschi settentrionali, cadde prigioniero in seguito alla sconfitta subita dal sovrano il 22 luglio 1227 a Bornhöved. Dopo la liberazione Ottone riuscì comunque a consolidare la propria posizione. Nella contesa fra Gregorio IX e Federico II, su iniziativa del re d'Inghilterra Enrico III fu addirittura presa in considerazione, per un certo periodo, la sua candidatura alla dignità reale in contrapposizione allo Svevo. Ma Ottone non si fece allettare da quest'avventura e agendo in tal senso pose una premessa essenziale alla riconciliazione con Federico, caldeggiata anche da un gruppo di principi. In occasione della fastosa dieta di Magonza, convocata da Federico nel 1235 con il proposito di attuare una riforma dell'Impero, la questione guelfa fu definitivamente regolata. In ottemperanza a quanto era esposto nel diploma emesso da Federico il 21 agosto, Ottone accettava di rimettersi senza riserve alla benevolenza dell'imperatore, faceva professione di vassallaggio e veniva innalzato al rango di principe dell'Impero. Cedette i suoi beni allodiali, il castello di Lüneburg con i suoi annessi, all'imperatore che li restituì all'Impero riunendoli a Brunswick, anch'essa riconsegnata all'Impero. In tal modo Federico, dietro consiglio e con il beneplacito dei principi imperiali, creò un nuovo ducato, che assegnò ai Guelfi come feudo imperiale. Inoltre Ottone ottenne le decime imperiali di Goslar e il vassallaggio guelfo confluì nella ministerialità imperiale. La di-sputa fra il nuovo duca e l'arcivescovo Gerardo II di Amburgo-Brema per il possesso della contea di Stade si ricompose con la rinuncia guelfa nel 1236; nel mandato per i ministeriali di Stade, il nuovo ducato è denominato per la prima volta ducato di Brunswick (ducatus de Brunswic). L'antica residenza di Enrico il Leone fu il fondamento concreto sul quale poggiava il rango di principi dell'Impero e ad essa rimase legata la dignità ducale. Con la creazione del ducato Federico II aveva inglobato l'area di sovranità guelfa nell'Impero trasformandola in un principato territoriale di stampo moderno; così facendo, aveva chiarito sul piano giuridico i rapporti di sovranità vigenti nell'area tedesca settentrionale che fin dal 1180-1181 erano stati controversi. L'imperatore attribuì grande risalto a questa decisione, dando disposizioni affinché fosse registrata in tutti gli annali, "poiché allora egli aveva accresciuto il Sacro Romano Impero e investito un nuovo principe" (Chronica regia Coloniensis cum continuationibus, a cura di G. Waitz, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, XVIII, 1880, p. 267).
Ottone il Fanciullo morì il 9 giugno 1252. In seguito alla divisione del ducato fra i due figli, Alberto (il Lungo, il Grande) e Giovanni, al primo spettò Brunswick e al secondo Lüneburg. Le divisioni si perpetuarono nei secoli successivi, ma continuò a esistere un unico ducato di Brunswick-Lüneburg, feudo imperiale, le cui parti, fino al Seicento, possono essere definite principati. Nel Cinquecento la casa guelfa si divise in quattro rami: Wolfenbüttel, Grubenhagen, Gottinga (dal Quattrocento unita a Calenberg) e Lüneburg.
fonti e bibliografia
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(traduzione di Maria Paola Arena)