SVEVIA, DUCATO DI
Il ducato di Svevia, ripartizione dell'Impero tedesco altomedievale, si estendeva dalle odierne Alpi Svizzere a sud fino al medio corso del fiume Neckar presso Stoccarda a nord, e dall'Iller presso Ulma a est fino a Breisach sul Reno a ovest. Come distretto amministrativo soggetto a un duca la sua esistenza risale all'inizio del sec. X e si prolunga fino alla morte di Corradino di Hohenstaufen nel 1268. La Svevia fu il primo territorio a nord delle Alpi in cui Federico II fece il suo ingresso nell'estate del 1212, durante la sua spedizione verso la Germania. Poiché il vescovo di Costanza, assecondando la volontà dei suoi concittadini, fece aprire le porte della città a Federico e non all'imperatore Ottone IV della casa guelfa, che si trovava a breve distanza, a Überlingen, lo Svevo poté iniziare il suo cammino nella terra d'origine dei suoi avi per andare a conquistarsi la corona tedesca. È comunque significativo che già in precedenza, nel 1212, Federico si fosse curato come rex Sicilie degli interessi svevi conferendo privilegi ai due conventi cistercensi di Salem e Tennenbach. A partire dalla sua elezione reale nel 1212 e fino all'inverno del 1216, o al principio del 1217, quando giunse in Germania il figlio Enrico (VII) accompagnato dalla madre, Federico II si occupò personalmente del ducato di Svevia, che dal 1079 fino alla morte di suo zio, re Filippo (1208), era stato amministrato da membri della casa staufica. Subito dopo l'arrivo in Germania Federico sembra aver conferito la dignità ducale sveva al figlio di cinque anni, ricostituendo, di conseguenza, il ducato di Svevia come unità sovrana autonoma all'interno dell'Impero. Anche Enrico lo considerò tale quando nel 1222 fu incoronato re di Germania, e dopo la sua ribellione contro il padre nel 1235 perse non soltanto la corona reale ma anche la dignità ducale.
Non fu comunque il giovane duca Enrico da poco designato, bensì lo stesso Federico II a prendere uno dei provvedimenti più importanti sul piano giuridico all'interno dei confini del ducato: quando nel 1218 morì il duca Bertoldo V di Zähringen, ossia l'ultimo titolare di una forma di sovranità ducale istituita soprattutto nella zona occidentale e sudoccidentale della Svevia sulla base dei diritti più disparati, Federico poté liquidare il titolo 'ducale' di Zähringen, che da lungo tempo era d'intralcio alla piena sovranità staufica in Svevia, con un lungo e complesso contrasto con gli eredi, in particolare i conti di Urach, e soprattutto riappropriarsi dei diritti dell'Impero. Anche le rivendicazioni avanzate da Federico nell'alta Svevia erano ispirate dalla preoccupazione per un'ulteriore frammentazione del patrimonio della sua casa e dell'Impero: esse si concretizzarono nell'incorporamento di possedimenti ministeriali e monastici, come pure dei beni delle chiese imperiali, dei conventi imperiali e dei feudi ecclesiastici nella terra imperii staufica; inoltre Pfullendorf fu innalzata al rango di città imperiale nel 1220, e sia Ravensburg che Überlingen furono incentivate come centri di più ampi possedimenti. All'inizio del sec. XIII Federico II diede un sostanziale impulso alle città della Svevia promuovendole a centri amministrativi, economici e 'militari' di queste aggregazioni di possedimenti. Inoltre riunì questi ultimi in procurazioni affidandone in un primo tempo il controllo a funzionari delle città imperiali, come per esempio lo scultetus di Überlingen. Questo tipo di accorpamento di possedimenti imperiali in unità amministrative più consistenti fu incoraggiato da Federico II anche nel caso dell'area posta a nord della 'Schwäbische Alb', al cui centro era situato il castello di Achalm.
Il conferimento della dignità ducale al figlio Enrico, nel 1216 o nel 1217, non impedì a Federico, nei suoi viaggi attraverso la Svevia fino al 1220, di visitare anche la residenza e la città di Ulma, il più importante 'avamposto' della sovranità ducale sveva; lo stesso farà anche in occasione del suo secondo soggiorno in Germania nel 1235 e nel 1236.
Quando Federico II nel 1220 ritornò in Italia affidò la cura del figlio Enrico, ancora minorenne, insieme all'amministrazione del ducato di Svevia, al nobile Enrico di Neuffen. Da questo momento fino al 1228 circa il ducato, i possedimenti imperiali e i beni della casa staufica in Svevia furono amministrati in qualità di procuratori da funzionari della corte imperiale. A questa cerchia appartenevano, per esempio, lo scalco Eberardo di Tanne-Waldburg, al quale Federico II assegnò dalla fine del 1220 la procura sveva, e suo nipote il coppiere Corrado di Tanne-Winterstetten, al quale affidò l'educazione del figlio Enrico; in seguito sarà lo stesso Corrado, nel 1237, a occuparsi della formazione dell'altro figlio di Federico, Corrado IV. Eberardo e Corrado di Tanne discendevano da una famiglia appartenente in origine alla ministerialità guelfa e in seguito staufica dell'alta Svevia. È interessante osservare che Enrico, prevosto del duomo di Costanza e fratello di Eberardo, fu attivo dal 1217 come protonotaro di Federico II e dal 1224 come protonotaro di Enrico (VII); in seguito, dal 1233 al 1248, occupò la cattedra vescovile a Costanza, la cui diocesi comprendeva la maggior parte del ducato di Svevia. Ai Tanne-Waldburg Federico II affidò inoltre, dal 1220 al 1225, la custodia dei gioielli imperiali nella Waldburg. Quindi, sebbene Enrico fino all'incoronazione imperiale del padre nel novembre del 1220 si definisse dux Suevie et in regem Romanorum electus e in seguito addirittura Romanorum rex, Federico II continuò per il momento a occuparsi personalmente degli affari riguardanti la Svevia. Quando nel 1240 Corrado di Winterstetten viene designato come Suevie procurator ovvero praefectus Suevie, questo titolo può alludere al fatto che l'imperatore affidò al funzionario della corte imperiale mansioni che concernevano l'intero ducato di Svevia. Invece un altro figlio di Federico II, Corrado IV, fratellastro di Enrico (VII) ed eletto re nel 1237, non portò mai il titolo di duca di Svevia, ma saltuariamente quello di rex Suevie ovvero di rex Alamannorum. Verso la fine del 1236 l'imperatore, che dalla primavera del 1235 era rimasto stabilmente in Germania, abbandonò definitivamente l'area tedesca del suo Impero e quindi anche la Svevia. Non avrebbe mai più rivisto la patria dei suoi avi fino alla morte, sopraggiunta il 13 dicembre 1250.
Considerando il periodo di regno di Federico II nel suo complesso, per quanto riguarda il ducato di Svevia si potrebbe dire sinteticamente che sotto l'imperatore proseguì e giunse a compimento quel processo di fusione, delineatosi già sul finire del sec. XII, fra Regno e ducato e, corrispondentemente, di mescolanza indissolubile di diritti e possedimenti dell'Impero ma anche della dinastia staufica. La sovranità ducale da istituzione imperiale si era trasformata in un dominio territoriale, in un principato staufico, che ‒ essendo sempre assegnato a sovrani ‒ poteva di nuovo tornare a essere un possedimento imperiale, un territorio dell'Impero.
Fonti e Bibl.: H. Niese, Die Verwaltung des Reichsgutes im 13. Jahrhundert, Innsbruck 1905, pp. 267-273, 289-294; H. Maurer, Der Herzog von Schwaben, Sigmaringen 1978, pp. 274 ss.; H. Schwarzmaier, Das Ende der Stauferzeit in Schwaben: Friedrich II. und Heinrich (VII.), in Bausteine zur geschichtlichen Landeskunde in Baden-Württemberg, Stuttgart 1979, pp. 113-127; P. Thorau, König Heinrich (VII.), das Reich und die Territorien, Berlin 1998; H. Schwarzmaier, Der Ausgang der Stauferzeit (1167-1269), in Handbuch der baden-württembergischen Geschichte, I, 1, Stuttgart 2001, pp. 529-620.
Traduzione di Maria Paola Arena