DUCHOBORCY [pron. -ortzy]
Settarî russi il cui nome significa "lottatori dello spirito". Si fa risalire la loro origine a un prigioniero tedesco luterano, di cui si ha traccia nell'Ucraina verso il 1740. Un russo, certo Kolesnikov, avrebbe propagato la sua dottrina presso i proprî connazionali. Dall'Ucraina la nuova dottrina passò nella provincia di Tambov, poi fino al Volga e a Mosca. Vengono spesse volte confusi con i molokani o bevitori di latte, altra setta religiosa, e furono perseguitati insieme più volte. Presso Melitopol, sul Mare d'Azov, formarono una piccola repubblica agricola, e forse subirono l'influenza dei coloni tedeschi anabattisti sparsi nella regione. Nel 1841, per ordine di Nicola I, furono trasportati nel Caucaso, dove hanno ancora colonie. Negli ultimi anni del regime zarista emigrarono nel Canada (stato di Saskatchewan). I duchoborcy dànno maggiore importanza alla tradizione che alla S. Scrittura, e ammettono una rivelazione interna per ogni cristiano. Così interpretano a modo loro e simbolicamente quasi tutti i dogmi della fede ortodossa. Negano il peccato originale, credono alla preesistenza delle anime e talvolta identificano Dio con l'uomo. Non ammettono l'al di là, e pensano che l'anima umana si unisca, dopo la morte, a un nuovo corpo. Cristo non è Dio, e la Chiesa è composta da tutti quelli che camminano sui sentieri della verità e della giustizia, qualunque sia la loro religione.
Bibl.: A. Palmieri, La Chiesa russa, Firenze 1908, p. 431; id., Le dottrine religiose dei D., Roma 1910; Aylmer Maude, A peculiar people: the Doukhobórs, Londra 1905; A. Leroy-Beaulieu, L'Empire des Tsars et les Russes, III, 3ª ed., Parigi 1898, oltre le opere russe citate dal Palmieri, pp. 495-506.