Nichols, Dudley
Scrittore, sceneggiatore e regista cinematografico statunitense, nato a Wapakoneta (Ohio) il 6 aprile 1895 e morto a Hollywood il 4 gennaio 1960. Sceneggiatore di successo, collaborò tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta con grandi registi come John Ford e Howard Hawks. Molto apprezzato nell'ambiente hollywoodiano, N. ‒ come Ben Hecht ‒ ebbe due volti: quello dello sceneggiatore commerciale, capace di scrivere dialoghi brillanti di sicuro successo, e quello dello scrittore impegnato che vive malvolentieri nell'ambiente superficiale del cinema e cerca solo l'occasione di predicare al mondo verità scomode e d'avanguardia. I risultati migliori li ottenne comunque con le sceneggiature 'disimpegnate', divertenti e caustiche, al servizio del talento di grandi attori e registi, come per esempio la commedia Bringing up baby (1938; Susanna) di Hawks. Nel 1936 si aggiudicò l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale con The informer (1935; Il traditore) diretto da Ford.
Compì gli studi universitari nel Michigan e negli anni Venti lavorò come giornalista per diverse testate. Si mise quindi in mostra come scrittore brillante e fu assunto a Hollywood come sceneggiatore nel 1930, lavorando a Men without women (Il sottomarino) di Ford. Con il regista continuò a collaborare per tutti gli anni Trenta, in sintonia con il carattere epico dei suoi film, seppure alcune delle sue sceneggiature, come quelle di The informer, Mary of Scotland (1936; Maria di Scozia), tratta dall'opera teatrale scritta da M. Anderson, The plough and the stars (1936; L'aratro e le stelle), tratta dalla pièce di S. O'Casey, e The fugitive (1947; La croce di fuoco), basata su un romanzo di G. Green, appaiono viziate da pregiudizi ideologici e dalla mania di strafare, risultando eccessivamente retoriche. Non a caso Ford intervenne spesso tagliando e depurando i testi che N. gli offriva, come emerge dal confronto tra la sceneggiatura originale di Stagecoach (1939; Ombre rosse) e il risultato finale, nel quale restano solo i dialoghi che lo sceneggiatore aveva scritto lavorando a quattro mani insieme al regista. Negli anni successivi continuò a collaborare ancora con autori come Jean Renoir (This land is mine, 1943, Questa terra è mia), René Clair (It happened tomorrow, 1944, Accadde domani), Fritz Lang (Scarlet street, 1945, La strada scarlatta). Ma N. non riusciva ad accontentarsi del ruolo di sceneggiatore, nonostante la reputazione e i riconoscimenti pubblici (oltre all'Oscar ebbe nel corso della sua carriera tre nominations). Lo scoppio della guerra gli permise maggiore libertà per la continua richiesta a Hollywood di spettacoli di evasione e nel 1943 passò alla regia dirigendo una commedia che ottenne un discreto successo di pubblico: Government girl (Se non ci fossimo noi donne), con Olivia De Havilland, Anne Shirley e Sonny Tufts. Migliori risultati ebbe con il successivo Sister Kenny (1946; L'angelo del dolore), film dall'impianto melodrammatico sapientemente confezionato di cui fu anche sceneggiatore e produttore, basato sulla storia di un'infermiera australiana (Rosalind Russell) che trova una cura empirica per la poliomielite. Il pubblico, reduce dalla guerra, apprezzò l'esaltazione dell'eroismo e del sacrificio. Forte del successo ottenuto, N. si sentì finalmente di poter esprimere liberamente la sua vena artistica e si lanciò nell'impresa temeraria di portare al cinema un testo di E. O'Neill, realizzando Mourning becomes Electra (1947; Il lutto si addice ad Elettra) con Raymond Massey, Katina Paxinou, Michael Redgrave, Rosalind Russell. N. mise in scena con maniacale pignoleria il testo di O'Neill, accentuando la magniloquenza originaria e mescolando, con pedanteria, psicoanalisi e tragedia greca. Il risultato fu un film di lunghezza smisurata e un insuccesso colossale che chiuse per sempre la sua carriera di regista. Frustrato e disilluso, tornò al suo vecchio mestiere di sceneggiatore dedicandosi ad adattamenti di opere letterarie, tra gli altri, per Elia Kazan (Pinky, 1949, Pinky, la negra bianca), nuovamente Hawks (The big sky, 1952, Il grande cielo) e George Cukor (Heller in pink tights, 1960, Il diavolo in calzoncini rosa).