Vedi DUGGA dell'anno: 1960 - 1973
DUGGA (Thugga)
Costruita su un altipiano che domina la valle dell'Ued Kralled, che era percorsa dalla grande strada da Cartagine a Theveste, D. è probabilmente ricordata nel resoconto della spedizione di Agatocle; faceva allora parte del territorio punico; conquistata da Massinissa alla fine della II guerra punica, si arrende a Metello dopo la battaglia del Muthul; Cesare l'annette all'Africa Nova nel 46; al tempo di Tiberio un pagus di cittadini romani vi coesisteva con la civitas indigena, trasformata in municipio nel 105, poi in colonia (Colonia Licinia Septimia Aurelia Alexandriana Thugga) nel 261. Un vescovo cattolico è menzionato nel 256, uno donatista nel 411.
Dell'epoca numidica sussistono degli elementi di muro di cinta, dei dolmen, e soprattutto il grande mausoleo (restaurato nel 1908-20 da L. Poinssot). Questo edificio era la tomba di un certo Ateban, figlio di Sempatathe; due iscrizioni in lingua punica e libica davano, insieme col suo nome, quello degli architetti e dei loro assistenti. Esse si trovano oggi nel British Museum. Il mausoleo, torre quadrata a tre piani con tetto piramidale, è il miglior esempio che ci sia stato conservato dell'architettura punica che congiunge i procedimenti appresi dall'arte greca arcaica a formule orientali. È notevole soprattutto la cornice cosiddetta egiziana. Le sculture rappresentano i compagni di viaggio che permetteranno al defunto di raggiungere l'al di là: cavalieri, carri e sirene. Questo simbolismo è analogo a quello delle tombe dell'Asia Minore. Il monumento non è datato con precisione, ma rimonta senza dubbio al II sec. a. C. Un'altra iscrizione bilingue fa menzione di un tempio di Massinissa, del quale nulla è stato ritrovato.
Dopo il I sec. fu installato un forum in un avvallamento vicino alla sommità dell'altipiano. Numerosissimi edifici vi si aggiunsero nel corso del II secolo. A parte il teatro, costruito sotto Marco Aurelio, uno dei meglio conservati d'Africa, e le Grandi Terme, si tratta in massima parte di templi. Alle due estremità della città i santuarî consacrati alle grandi divinità puniche: Saturno (Ba῾cal Ḥammon) e Caelestis (Tanit), offrono un esempio delle formule immaginate dall'architettura classica per rispondere alle necessità dei culti africani. Sotto il tempio di Saturno sono stati trovati gli ex voto di un santuario più antico. I templi propriamente romani sono raggruppati intorno al forum, col Capitolium dedicato nel 166-7. Le difficoltà del terreno resero necessaria in questa parte della città la creazione di una organizzazione urbanistica che si allontana un po' dalle norme abituali. Il Capitolium, perpendicolare all'asse del Foro, è preceduto sulla facciata da una piccola piazza a esedra; dalla parte opposta era il mercato, preceduto da una larga piazza la cui pavimentazione porta incisa la rosa dei venti. La città non è mai stata sottomessa alle esigenze del catasto. Ricche case dei sec. II e III, pavimentate a mosaico, sorgono lungo le strade tortuose che salgono la china a zig-zag. Alcuni di questi mosaici, particolarmente quello che rappresenta i Ciclopi al lavoro nell'antro di Efesto, sono opere di primaria importanza.
Malgrado la presenza di un vescovo, dopo la metà del III sec., D. non sembra essere stata un centro cristiano importante. Vi si è scoperta solamente una piccola chiesa. I Bizantini trasformarono il Foro in porto, del quale sussiste tuttora il bastione.
Bibl.: La bibl. di D. è vasta ma manca un'opera di sintesi (la Guide di L. Carton, già vecchia è priva di carattere scientifico). Le pubblicazioni sul D. sono state raccolte da L. Poinssot, Atl. Archéol. de la Tunisie, folio di Tebursuq, pp. 3-5, n. 183 e Bull. Arch. du Comité, 1922, pp. 231-241. L'elenco è stato completato da J. B. Chabot, Réc. des Inscript. Lybiques, nn. 1-9. Vedi inoltre S. Gsell, Hist. Anc. de l'Afrique du nord, VI, pp. 251-256; P. Romanelli, Storia delle provincie romane dell'Africa, Roma 1959, p. 376 ss. e 390.