KOROMPAŸ (Corompai), Duilio
Nacque a Venezia il 25 sett. 1876 da Antonio e Caterina Soppelsa. Il padre, originario di Brno, era impiegato delle ferrovie, lavoro che obbligò la famiglia a ripetuti spostamenti. Giunto con i genitori a Milano nel 1891, il K. iniziò gli studi artistici presso l'Accademia di Brera. Qui fu allievo di G. Mentessi, esponente del divisionismo lombardo, che contribuì a indirizzare il suo interesse verso la pittura di paesaggio all'aria aperta. Nel 1893 fu con la famiglia a Bologna, dove conseguì l'abilitazione all'insegnamento del disegno presso il Regio Istituto di belle arti (1896) ed entrò a far parte della Società artistica Francesco Francia, avvicinandosi ad artisti, quali L. e F. Bertelli, che condividevano le ricerche dei macchiaioli toscani e dei pittori di Barbizon.
Il dipinto Tramonto (ubicazione ignota), esposto alla mostra della Società nel 1896, dimostra come tali riferimenti culturali contribuirono alla definizione del suo stile, che iniziò a esprimersi attraverso pennellate sintetiche e veloci. Tuttavia, in opere come l'Autoritratto (collezione privata: riprodotto in D. K., p. 11), l'impostazione del quadro rimanda ancora al realismo di tradizione accademica.
Di ritorno a Venezia nel 1897, il K. frequentò per un breve periodo lo studio del pittore L. Nono; ma fu soprattutto l'opera di G. Ciardi a influenzare lo sviluppo del suo lavoro: nelle vedute dipinte in questi anni la ricerca dell'equilibrio compositivo e tonale assunse infatti sempre maggiore importanza, come testimonia il dipinto Campiello di Venezia con altalena (Pordenone, Museo civico). Durante il secondo soggiorno nella città lagunare conobbe Felicita Civran, che sposò nel 1904 e dalla quale ebbe cinque figli: Iris, Mario, Margherita, Ada e Giorgio.
Nel 1905 partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia; successivamente prese parte alle mostre di Ca' Pesaro (1909, 1912, 1913) e alle esposizioni internazionali di Milano (1906, 1908, 1912), presentando luminosi e atmosferici scorci veneziani.
In questi anni la conoscenza dell'opera di C. Monet, nel 1908 a Venezia, condizionò certamente l'evoluzione del suo stile, incentivando l'interesse verso l'osservazione dei fenomeni di riflessione della luce nell'acqua: ne sono testimonianza alcune vedute come Notturno veneziano con pioggia, Riflessi sull'acqua 1 e Riflessi sull'acqua 2 (proprietà degli eredi: ripr. in D. K., pp. 30, 36).
A causa dello scoppio della guerra, nel 1915 si trasferì con la famiglia nella villa di Cimpello (presso Pordenone), dove insegnò disegno nella locale scuola tecnica; ma poco dopo fu costretto a rifugiarsi a Milano. Tornò a Venezia nel 1919 e vi rimase fino al 1940, allontanandosene solo per trascorrere alcuni periodi nella villa di campagna. Nel 1920, per evitare di essere invitato a esporre presso il padiglione ungherese della Biennale di Venezia, italianizzò il proprio cognome firmandosi da quel momento Corompai.
Gli anni Venti e Trenta segnarono una fase di intensa produzione artistica e partecipazione a esposizioni collettive (la Biennale di Venezia del 1924 e la mostra commemorativa per la fondazione della manifestazione lagunare del 1935; le esposizioni di Ca' Pesaro del 1919 e 1926 e quelle internazionali di Milano del 1923 e 1925; le esposizioni nazionali annuali di arti figurative di Torino degli anni 1920-21, 1923, 1925-26, 1928, 1930, 1932). Nel 1933 tenne a Venezia la prima mostra personale.
In questo periodo si dedicò molto al genere del ritratto, grazie alle frequenti commissioni dell'aristocrazia friulana. Tra i numerosi ritratti, quello della moglie Felicita (Ritratto di Fely, proprietà degli eredi: ripr. in D. K., p. 53) può essere considerato il prototipo del suo modo di affrontare il genere: pur rivelando nella posa e nell'ambientazione del personaggio il legame con la tradizione ottocentesca, il K. manifesta un'acuta capacità di penetrazione psicologica del soggetto, la cui vivace espressività rompe con il formalismo di impostazione accademica.
In questa fase della sua pittura le vedute di paesaggio si caricano di suggestioni postimpressioniste e divisioniste; mentre gli scorci cittadini, quali Chiesa dei gesuati (1927: Pordenone, Museo civico) rimangono ancorati al realismo ottocentesco.
Durante gli anni Trenta e Quaranta eseguì un gran numero di pale d'altare e affreschi di soggetto religioso nel Veneto, nel Ferrarese e nel Trentino. Tali opere, che per quantità e impegno costituirono una parte importante del suo lavoro, testimoniano la fama da lui raggiunta in questo genere, che gli assicurò continue commissioni.
I suoi dipinti sacri si rifanno alla tradizione veneziana settecentesca. L'impostazione scenografica vi appare fredda e schematica, animata tuttavia dalla vivacità dei dettagli e dei ritratti e dall'intensità dei contrasti cromatici. Tra le prime pale si ricordano quella con la Beata Capitanio e s. Francesco da Paola nel collegio femminile Sperti di Belluno (1928), la pala raffigurante la Madonna con i ss. Antonio Abate e Giovanni Battista nella parrocchiale di Biacesa in Val di Ledro (Trento) e quella per la parrocchiale di Casotto (Vicenza) con Cristo in gloria e i ss. Giovanni Nepomuceno e Vigilio (bozzetto presso il Museo diocesano di Trento). Molte le opere sacre eseguite a Venezia: oltre alla pala di S. Tommaso d'Aquino (1930 circa) per la chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, si ricordano quelle per la cappella del palazzo patriarcale (S. Marco e santi) e per il seminario patriarcale (Gesù si avvia al Calvario). La maggior parte dei dipinti ad affresco del K. furono realizzati nel secondo dopoguerra. Tra questi, l'Ascensione della Vergine per la parrocchiale di Vigonovo, eseguita nel 1947, e gli affreschi precedenti per la chiesa arcipretale di S. Giacomo a Sedrano del 1944-45, dove sono raffigurati il Martirio del santo e quattro tondi con le Virtù cardinali, forse dei ritratti.
Il K. trascorse il periodo della seconda guerra mondiale ritirato nella villa di Cimpello. Terminata la guerra tornò a Venezia, dove rimase fino al 1947, quando decise di trasferirsi a Pordenone.
Morì il 30 luglio 1952 a Noventa Vicentina.
Fonti e Bibl.: G. Bianchet, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, II, Milano 1992, pp. 925 s. (con bibl.); F. Romagna, Una chiesa tutta sacerdotale, Trento 1994, pp. 39 s.; M. Caretta, D. K. (1876-1952), tesi di laurea, Università degli studi di Udine, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1992-93; D. K. 1876-1952: nel cinquantesimo anniversario della morte (catal.), Cologno Monzese 2002.