ZAMFIRESCU, Duiliu
Poeta e romanziere romeno, nato a Focşani nel 1859, morto a Bucarest nel 1922. Fu dapprima magistrato, poi diplomatico e in questa qualità risiedette lungo tempo a Roma, dove s'interessò vivamente al movimento letterario italiano, come appare soprattutto dalle sue lettere al Maiorescu (ediz. di E. Bucup nella Revista Fundaţiilor Regale, 1936).
Affascinato dalla poesia del Leopardi, ne tradusse varî canti con molta esattezza in versi bellissimi che spesso conservano anche la musicalità di quelli originali, e dal pessimismo leopardiano trasse l'ispirazione per una sua lunga novella intitolata Lydia, che non ebbe però alcun successo. Le sue poesie, raccolte in diversi volumi (Alte orizonturi, Imnuri păgâne, Poezii nouă, Pe Marea Neagră, Miriţa), sono ispirate a un vago classicismo, che non va oltre un'aspirazione nostalgica verso le doti di serenità, d'equilibrio e d'armonia dell'arte antica, e, forse più ancora, verso la luce e l'azzurro dei paesi mediterranei; ma non rivelano alcuna familiarità con l'arte dei grandi lirici greci e romani. Il merito maggiore dello Z. consiste nell'aver dato alla Romania - nel primo dei romanzi della serie Neamul Comăneştenilor (La famiglia dei Comanesteni) intitolato Viaţa la ţara (La vita in campagna) - il primo romanzo d'importanza davvero europea, organicamente concepito, mirabilmente scritto, con delicatissime analisi di stati d'animo e soprattutto con una visione così poetica della vita rurale degli antichi boieri romeni, che si legge d'un fiato, dal principio alla fine, con grandissimo diletto estetico. Gli altri romanzi della medesima serie: Tănase Scatiu, In războiu, Îndreptări, Ana, sau Ceeace nu se poate, restano molto al disotto di questo vero capolavoro.
Bibl.: Poezii, con introduzione critica e note a cura di M. Rarincescu, nella collezione Clasici români comentaţi (diretta da N. Cartojan), Craiova 1935; M. Rarincescu, D. Z. şi Italia, in Studii Italienne, I (1934), p. 37 segg.; C. Isopescu, D. Z. a Napoli, in Rendiconti della R. Acc. di Arch., Lettere e Belle Arti di Napoli, 1933.