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DUODENO

di Paolo BIOCCA - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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DUODENO (XIII, p. 281)

Paolo BIOCCA

In questi ultimi anni, mentre l'ulcera gastrica costituisce sempre un'indicazione alla resezione gastro-duodenale - indicazione che è legata fondamentalmente alla documentata tendenza alla anaplasia maligna ed alla grande difficoltà di un riconoscimento preoperatorio di tale anaplasia - l'ulcera duodenale sembra più facilmente dominabile da cure mediche o, almeno, da una chirurgia non demolitiva. Il concetto che attualmente informa il suo trattamento è basato sul principio che per ottenere la guarigione sia condizione essenziale e sufficiente un permanente abbassamento dell'acidità gastrica. Per raggiungere questo non è necessario ricorrere alla resezione. Sono state riprese in esame le ricerche sperimentali di I. P. Pavlov, E. Stahnke, J. B. Hartzell, ecc. e l'esperienza clinica di molti chirurghi tra cui vanno ricordati Pieri e Schiassi, e si è giunti alla conclusione che il modo migliore per ottenere tale abbassamento è rappresentato dalla resezione dei vaghi: nel 1943 L. R. Dragstedt e F. M. Owens pubblicarono i primi risultati di questo intervento nella cura chirurgica dell'ulcera duodenale. Il metodo, per quanto non ancora controllato per un periodo di tempo sufficientemente lungo, offre innegabili vantaggi sulla resezione gastro-duodenale.

Mentre le neoplasie maligne si devono considerare del tutto eccezionali nella prima porzione del duodeno, questa rarità non si mantiene così assoluta nel suo tratto discendente: qui, in corrispondenza della papilla, ove sboccano insieme nell'ampolla di Vater il coledoco ed il dotto pancreatico, è relativamente frequente l'insorgenza di cancri (1,1% del totale). Nonostante che i tumori ampullo-papillari siano raramente dotati di un'alta malignità, essi hanno sempre costituito uno dei più gravi problemi chirurgici per l'età generalmente inoltrata dei pazienti, la sede profonda retroperitoneale della lesione in intimo rapporto con i grossi vasi, e per il severo interessamento epatico secondario alla precoce occlusione coledocica. L'aver portato nel dominio della chirurgia questi tumori, considerati fino a pochi anni fa inoperabili, è merito di A.O. Whipple e dei suoi collaboratori; ma tali risultati sono fondamentalmente legati ai notevoli progressi realizzati nella preparazione preoperatoria di pazienti così defedati. Certamente meno importanti dal punto di vista clinico e meno ben conosciuti sono i diverticoli duodenali; ma la loro frequenza, sia nei reperti autoptici che radiologici, ha finito per richiamare su di essi l'attenzione. Asintomatici nella gran maggioranza dei casi, i diverticoli duodenali possono esser responsabili di sindromi polimorfe spesso simulanti l'ulcera gastro-duodenale o la colecistite. Il loro trattamento è naturalmente chirurgico.

Vedi anche
resezione Intervento chirurgico di exeresi parziale di un organo: per es., r. gastrica (asportazione dei 2/3 o dei 3/4 dello stomaco), r. epatica (asportazione di un tratto più o meno esteso di fegato), r. tiroidea (asportazione di una parte di un lobo della tiroide) ecc. L’intervento trova indicazione in caso ... coledoco Condotto escretore della bile che fa seguito al dotto epatico; inizia al punto di confluenza con il cistico e sbocca nel duodeno. L’infiammazione del c. ( coledocite) è causata da calcoli o da agenti microbici o tossici ed è per lo più conseguenza di una colecistite, calcolosa o infettiva, o di una duodenite, ... duodeno Porzione fissa dell’intestino tenue lunga circa 25 cm, a forma di C, che abbraccia nella sua concavità la testa del pancreas. Si estende dal piloro alla flessura duodenodigiunale (o angolo di Treitz), l’angolo formato a sinistra della seconda vertebra lombare dall’intestino tenue, che si assume come ... diverticolo In anatomia, ogni estroflessione cava di organi cavitari (per es., l’appendice vermiforme dell’intestino). In anatomia patologica, estroflessione a fondo cieco, congenita o acquisita (per es., d. esofageo, intestinale ecc.). In caso di ristagno di materiali si può assistere a fenomeni infiammatori ( ...
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    Dizionario di Medicina (2010)
    Lucio Mandalà Il tratto iniziale dell’intestino tenue posto tra lo stomaco e il primo tratto del digiuno: la sua lunghezza varia tra i 25 e i 30 cm. Al suo interno trovano sbocco il dotto coledoco e i dotti pancreatici, piccoli canali destinati a convogliare al d. i succhi digestivi di varia natura ...
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    Enciclopedia Italiana (1932)
    In anatomia umana è la porzione fissa dell'intestino tenue (v. digerente, apparato), situata sulla parete posteriore dell'addome, nel limite fra la zona epigastrica e la mesogastrica. È lunga in media 25 centimetri, in forma d'un anello incompleto che abbraccia nella sua concavità la testa del pancreas; ...
Vocabolario
duodèno-digiunale
duodeno-digiunale duodèno-digiunale agg. – Relativo al duodeno e al digiuno: tratto d.-d.; fossetta d.-d., insenatura a fondo cieco, situata alla radice del mesentere, dove questo si divide in due foglietti; ernia d.-d., ernia che si produce...
duodèno
duodeno duodèno s. m. [dal lat. duodeni, distributivo di duodĕcim «dodici», perché lungo nell’uomo dodici pollici circa: calco del gr. tardo δωδεκα-δάκτυλος]. – In anatomia, il primo tratto dell’intestino tenue situato profondamente sulla...
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