DURANDO da Brindisi (D. del giudice Mattia)
Nacque, presumibilmente intorno al 1200, da un giudice di Brindisi, di nome Mattia, di cui non si hanno altre notizie. Compi studi che gli consentirono di diventare a sua volta giudice. Probabilmente frequentò anche la nuova università di Napoli, dove aveva insegnato prima della sua elevazione ad arcivescovo di Brindisi Pietro Paparone (1231-1248), maestro tra gli altri di Bartolomeo Pignatelli. L'arcivescovo Pietro affidò a D. la carica, certamente da lui stesso istituita, di iudex matrix ecclesie Brundusii, in luogo di quel "Maurus de iudice Lupone" ricordato l'ultima volta nel 1238. Nel suo nuovo ruolo D. compariva fin dall'aprile del 1242, allorché il capitolo di Brindisi assegnava ad Angelo Muscettola, mercante e appaltatore fiscale originario di Ravello, una casa presso la chiesa di S. Nicola di Casale.
Nel 1242-43, parallelamente al suo ufficio di giudice ecclesiastico, D. esercitò anche le funzioni di giudice cittadino di Brindisi. In tale veste, nel novembre del 1242, redasse gli atti relativi a una donazione anniversaria da parte del canonico brindisino Giovanni de Ciresa. Nell'agosto del 1243 D. e il baiulo Leucio de Archipresbitero furono testimoni dell'atto con cui l'arcivescovo Pietro Paparone conferiva a una donna di Brindisi beni ecclesiastici posti fuori delle mura cittadine.
Nel giugno seguente D., in veste di giudice della Chiesa brindisina, presenziò all'atto con cui l'abate Nicola di S. Andrea dell'Isola si sottometteva alla giurisdizione dell'arcivescovo, in seguito a una sentenza del tribunale della Magna Curia, che aveva risolto la disputa tra abbazia e arcidiocesi in senso favorevole a quest'ultima. Dopo questo successo, nel gennaio del 1245 Pietro Paparone, con un vasto seguito, si recò in visita nell'isola-monastero situata nel porto di Brindisi; in quest'occasione D., insieme al vescovo Pietro di Ostuni (unica diocesi suffraganea di Brindisi), a un abate greco e a un giudice cittadino, verbalizzò tutte le azioni compiute dai frati e dall'arcivescovo, che visualizzavano e dovevano cosi rafforzare la nuova situazione giuridica. Nel maggio del 1246 D., sempre in veste di giudice ecclesiastico, fu testimone, nella cattedrale di Brindisi, del giuramento d'obbedienza del nuovo abate del monastero greco di S. Maria de Feruliellis, Nicodemo.
Quando l'imperatore Federico II, nei suoi ultimi anni di regno, dovette ridefinire la composizione del tribunale della Magna Curia, chiamò a farne parte anche Durando. Insieme con Roberto di Palermo, Andrea de Episcopo di Capua e Giovanni di Martirano, egli subentrò al vecchio gruppo di giudici che, dalle riforme federiciane in poi, aveva avuto un ruolo determinante non solo nella giurisdizione della corte presieduta fin dal 1246 da Riccardo di Montenero, ma aveva anche aumentato notevolmente il suo peso politico nella gerarchia statale. Nel 1250 D. prese parte alle sedute in cui veniva affrontato il ricorso presentato a Melfi dall'ex vescovo eletto di Patti, Gregorio Mustacio, contro il vescovo Filippo, per ottenere dalla Chiesa di Patti il casale Sinagra, su cui Gregorio rivendicava un'investitura preesistente ai diritti del vescovo, che aveva ottenuto Sinagra dall'imperatore in cambio del casale di Santa Lucia del Mela, presso Milazzo. Dopo l'accusa e la contestazione, il processo prosegui nel dicembre 1250 a Foggia, dove si concluse, dopo l'interrogatorio dei testimoni e la valutazione delle prove, con una formale assoluzione del vescovo, poiché Gregorio aveva ritirato il suo ricorso.
Dopo il dicembre del 1250 D. non partecipò più ad alcuna seduta del tribunale di cui si abbia testimonianza. Neanche a Brindisi egli ha lasciato altre tracce; s'ignora perciò quanto sia ancora vissuto.
Fonti e Bibl.: J. L. A. Huillard-Bréholles, Historia diplom. Friderici Secundi, VI, 2, Paris 1861, pp. 801-805; J. F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Regesta Imperii, V, Innsbruck 1881-1901, nn. 3834, 13778 a; Annibale di Leo, Codice diplom. Brindisino, a cura di G. M. Monti, I, Trani 1940, pp. 91 ss. nn. 57-58, 96-104 nn. 60-61, 116 ss. n. 66; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II. in Reichsitalien, Kleinheubach 1936, p. 124; W. E. Heupel, Der sizilische Großhof unter Kaiser Friedrich II, Leipzig 1940, pp. 95, 151.
N. Kawp