DURIDE
(Δοῦρις, Duris).- Nome di un ceramista attico dello stile severo fiorito tra la fine del sec. VI e i primi due decennî del sec. V a. C. Il nome indica una probabile origine samia; esso ricorre seguito dalla voce verbale ἔγραψεν, che lo palesa come pittore, su trentaquattro vasi, in maggioranza tazze; su altri cinque vasi, che sono lekythoi, il nome è senza voce verbale. In un cantaro del museo di Bruxelles invece D. si firma anche come fabbricante (ἐποίησιν); ma se da questo vaso appare che egli fu capo e proprietario di officina, da altri vasi si deduce che lavorò come pittore presso varî fabbricanti, e cioè presso Pitone, Cleofrade, Calliade. D. dovette essere uno dei decoratori di vasi più fecondi del suo tempo, e invero la sua maniera è stata riconosciuta su molti vasi anonimi.
La sua produzione è interessante e in parecchi vasi pregevole, ma non ha la potenza concettuale ed espressiva di Eufronio, non l'audacia e la focosità di Brigo, non la solennità e la dignità di Eutimide. D. è piuttosto tradizionalista e si scorge nella sua opera una certa uniformità, mentre per la grande facilità di lavoro si avvertono talora delle ineguaglianze. Onde avviene che, accanto a opere di scarso pregio, si notano vasi con pitture assai interessanti.
L'opera di D. si può ripartire in tre fasi: nella prima D. dipinge nelle offiicine di Pitone e di Cleofrade, nella seconda in quella di Calliade, nella terza egli è capo di officina. Nei suoi vasi è l'elogio (con l'epiteto di καλός) di Cherestrato, di Aristagora, di Panezio, di Ippodamante, di Ermogene. Celebre e riprodotta in ogni manuale è la tazza trovata a Cerveteri, ora nel museo di Berlino, con scene scolastiche nei lati esterni: ma se questo vaso ha un valore di documento per la conoscenza della pedagogia ateniese, non spicca per qualità artistiche. Altri lavori sono assai migliori: così le due tazze di Cerveteri, ora nel Museo artistico-industriale di Vienna, una con scena di armamento di guerrieri, l'altra con scene riferibili alla gara tra Ulisse ed Aiace per le armi di Achille. Magnifica è la tazza di S. Maria di Capua del Museo del Louvre, dell'officina di Calliade, nella quale interessa soprattutto l'interno medaglione con la scena di Eos (Aurora) che trasporta l'ucciso figlio Memnone; espressione sublime del dolore materno in quest'arte di stile arcaico. Segue il cantaro sopra citato con l'amazonomachia di Eracle assistito dall'eroe Telamone; qui è eleganza e raffinatezza, con schemi e scorci felicemente raggiunti: queste figure rammentano i contemporanei marmi dei frontoni del tempio di Afaia in Egina. Tale squisitezza di forme è pure presso i Sileni dello psykter di Cerveteri al Museo Britannico.
Bibl.: J. D. Beazley, Attische Vasenmaler. des rotfigurigen Stils, Tubinga 1925, p. 199 segg.; P. Ducati, Storia della ceramica greca, Firenze 1923, p. 305 segg.; J. C. Hoppin, a handbook of attic red-figured Vases, Cambridge 1919, I, p. 208 segg.; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, I, p. 475 segg.; E. Pottier, Douris et les peintres de vases grecs, Parigi s. a.