E-bond
s. m. inv. Titolo, obbligazione europea.
• per i tedeschi, attivi piuttosto nel proporre l’intervento dei privati nella ristrutturazione dei debiti sovrani, i punti di frizione sono molteplici: con un tasso univoco per gli E-bond a perderci sarebbero solo i titoli tedeschi; un altro «sì» all’Europa della cancelliera Angela Merkel sarebbe sgradito all’elettorato e il suo partito, la Cdu, a marzo dovrà affrontare le urne in tre Länder; infine l’E-bond implicherebbe una modifica del Trattato Ue, secondo [Wolfgang] Schäuble. (Foglio, 8 dicembre 2010, p. 1, Prima pagina) • E-bond, perché Eurobond è già utilizzato come sinonimo di eurobbligazione ovvero «un’obbligazione emessa nella valuta del proprio Paese, ma negoziata nel sistema monetario europeo». Jean-Claude Juncker e Giulio Tremonti che per primi lanciarono sulle colonne del Financial Times la proposta di emettere titoli pubblici congiunti a livello di eurozona per mettere un freno alla crisi, li chiamarono proprio e-bond. (Piccolo, 17 agosto 2011, p. 3) • Bisognerà rivedere i patti di Maastricht che prevedono solo la figura di controllore della moneta all’opposto della Fed? «Sì. Con l’occasione va chiarito il ruolo dell’Efsf: se si vuole pensare che possa salvare l’Italia bisogna quadruplicarne le risorse o creare E-bond, ma l’altro giorno un dirigente tedesco mi ha confermato che loro si opporranno fino alle massime autorità giudiziarie europee a tali opzioni. L’unica opzione ora sul tavolo, l’Efsf che si comporta da banca, fallirà presto. L’unica via d’uscita è politica, e l’Italia deve esserci nelle decisioni» (Nouriel Roubini intervistato da Eugenio Occorsio, Repubblica, 9 novembre 2011, p. 15, Economia).
- Espressione inglese composta da e(uro)-3 e dal s. bond ‘obbligazione’.
- Già attestato nella Repubblica del 1° giugno 2002, Firenze, p. VII (Simone Poli).