EAGC
Sigla di Ente Autonomo di Gestione per il Cinema, organismo di diritto pubblico con sede a Roma costituito con d.p.r. 7 maggio 1958 nr. 575 per provvedere alla gestione, attraverso criteri di economicità, delle partecipazioni statali nel settore della cinematografia. Attivi rispettivamente nel settore della produzione e dell'edizione, l'ente Cinecittà e l'Istituto Luce, cui si aggiunse nel 1967 l'Italnoleggio cinematografico, entrarono immediatamente sotto il controllo dell'EAGC, ma il richiamo istituzionale a criteri di economicità di gestione venne di fatto eluso da consigli inesperti che portarono a vere e proprie crisi politiche e a bilanci segnati da gravi passivi. Le dimissioni del presidente Mario Gallo nel 1973 inaugurarono un periodo travagliato, caratterizzato da gestioni commissariali seguite da un arresto completo delle attività nei primi anni Ottanta, che la vendita di terreni limitrofi a Cinecittà e un programma governativo di risanamento triennale riuscirono in parte a rilanciare. Con il d.l. 23 aprile 1993 nr. 118 l'EAGC è stato trasformato in società per azioni. Il nuovo atto legislativo, che attribuiva al ministro del Tesoro i diritti dell'azionista unico per la determinazione degli indirizzi culturali e la definizione della politica industriale cinematografica dell'ente società per azioni, stabiliva che la società presentasse, annualmente, "all'autorità competente in materia di turismo e di spettacolo, unitamente alle società in essa inquadrate, una proposta di programma di produzione, distribuzione e promozione in Italia e all'estero di opere cinematografiche di lungo e corto metraggio di interesse culturale, un programma di attività nei settori dell'esercizio, delle industrie tecniche e dei servizi di altre attività previsti dagli statuti delle singole società inquadrate, nonché una proposta di programma di attività finanziaria volta al potenziamento del cinema nazionale ed un programma di riconversione e restauro di pellicole e materiali fotocinematografici dei propri archivi" (d.l. 23 aprile 1993 nr. 118, art. 5-bis), insieme a un programma di acquisizione e potenziamento di sale cinematografiche per promuovere in particolare la programmazione della cinematografia italiana ed europea. Ma il diverso profilo statutario non ha tolto l'EAGC, ora Ente cinema S.p.A., dai suoi affanni. Proprio nel 1993 si è registrata la denuncia di Gian Paolo Testa, consigliere dal 1985, sulla paralisi dell'ente dovuta a una lottizzazione politica in grado di bloccare qualsiasi ipotesi di ristrutturazione, e le dimissioni di Roberto Zaccaria, anch'egli consigliere, motivate dall'incertezza del quadro istituzionale di riferimento.
L'analisi impietosa condotta l'anno successivo dal nuovo vertice presieduto da Franco Lucchesi, amministratore delegato, e dai consiglieri Raffaele Maiello e Mauro Miccio sul cattivo stato di salute dell'ente, a fronte di un bilancio chiuso nel 1993 con un passivo, è stata la premessa per la messa a punto di una strategia di rilancio, che ha individuato soprattutto nel ricorso a soci privati l'occasione principe per uscire dall'impasse. L'esponenziale aumento in Europa di studios avanzati tec-nologicamente e della produzione di fiction televisive ha indotto l'ente all'ideazione di una società in grado di coordinare l'uso degli studi di Cinecittà, rimasta comunque pubblica nei suoi terreni come nelle strutture. Alla fine del 1996 a opera dell'Ente cinema è stata così avviata per la gestione degli studi la nuova società per azioni Cinecittà servizi, prevista con un capitale sociale, suddiviso tra l'ente di Stato, cui è andato il 25 %, e soggetti privati, che possono impiegare con contratti di affitto della durata di nove anni le attrezzature, gli studi e il personale di Cinecittà per le proprie produzioni cinematografiche e televisive. La nuova direzione intrapresa, data la tipologia dei candidati in maggioranza di provenienza televisiva, cui comunque è destinata quasi tutta la quota privata di Cinecittà servizi, dalla RAI a Mediaset fino a Rank Group e Fin.Ma.Vi. della Cecchi Gori Group, ha provocato accese proteste sindacali e del mondo del cinema, dalla CGIL Spettacolo all'ANAC, dettate dal forte timore di vedere snaturata la tradizionale vocazione cinematografica dell'impianto romano. Paura non sopita nonostante l'elezione a presidente di Gillo Pontecorvo, sempre nel 1996, sostituito nel 1999 da Felice Laudadio e nel 2002 da Pupi Avati. Diventato Cinecittà Holding S.p.A. nel 1998, con la totalità delle azioni dell'Istituto Luce S.p.A. e azionista di Cinecittà Studios S.p.A. e di Italia cinema s.r.l., ha dal luglio 1999 come azionista di riferimento il Ministero per i Beni e le Attività culturali.Insieme alla gestione delle società inquadrate, compito istituzionale di Cinecittà Holding S.p.A. è l'attività di promozione del cinema italiano nel mondo.