STIGNANI, Ebe
STIGNANI, Ebe. – Nacque nella casa di piazza Oronzo de Donno, a Napoli l’11 luglio 1903, dove il padre Ugo con la madre Pasqua Moni, originari di Bagnacavallo, si trovava per motivi di lavoro.
Studiò al Conservatorio di S. Pietro a Majella, sotto la guida dei maestri Florestano Rossomandi, Camillo De Nardis e Pietro Agostino Roche. Il 6 gennaio 1925 debuttò al San Carlo nel Cavaliere della rosa (nella particina di Zephira), e dopo l’iniziale titubanza del maestro Gino Marinuzzi, con il quale avrebbe poi condiviso memorabili serate, venne subito impegnata in Rigoletto (Maddalena), Aida (Amneris), Jacquerie dello stesso Marinuzzi (Gloriana), Falstaff (Meg), La cena delle beffe di Umberto Giordano (Laldomine), Norma (Adalgisa). Nel teatro napoletano tornò l’anno dopo, con Il trovatore (Azucena), poi nel 1940 nella Favorita (Leonora), nel 1945 in Carmen (protagonista), La Gioconda (Laura), Norma, Mignon di Ambroise Thomas (protagonista), Aida, che ripeté nel 1950 con Orfeo ed Euridice, nella parte dell’eroe eponimo. Nel 1953 cantò di nuovo Aida, nel 1955 Sansone e Dalila (Dalila), e infine comparve per l’ultima volta nel 1956 all’Arena Flegrea per cinque recite di Aida.
Per così dire senza fare gavetta, Stignani si trovò proiettata in una carriera di altissimo livello. Nel settembre del 1926 Arturo Toscanini la chiamò a Busseto per Falstaff, in ottobre la volle nella Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven alla Scala, dove in novembre debuttò in Dèbora e Jaéle (Mara). Alla Scala fu presente quasi ininterrottamente dal 1927 al 1956 (salvo il 1932, 1939 e 1950), con un repertorio che comprendeva Il franco cacciatore (Annetta), Don Carlo (Eboli), Il crepuscolo degli dei (Gutrune), La Gioconda, Aida, La forza del destino (Preziosilla), Il trovatore, Boris Godunov (Marina), Tristano e Isotta (Brangania), Fra Gherardo, Le preziose ridicole di Felice Lattuada (Cathos, in ‘prima’ assoluta nel 1929, direttore Gabriele Santini, con una compagnia memorabile), Norma, Nerone di Arrigo Boito (Rubria), Lohengrin (Ortruda), Nabucco (Fenena), La favorita, Il figliuol prodigo di Amilcare Ponchielli (Nefte), La fiamma di Ottorino Respighi (Eudossia), L’Orfeo di Claudio Monteverdi (La Musica e Silvia), Un ballo in maschera (Ulrica), Lucrezia di Respighi (La voce) nel 1937, Cavalleria rusticana (Santuzza), L’Arlesiana (Rosa Mamai). Nel 1951 partecipò alla riscoperta moderna di Oberto conte di San Bonifacio di Giuseppe Verdi (Cuniza) nel 50° anniversario della morte dell’autore, nel 1954 a quella della Vestale di Gaspare Spontini (Gran vestale), a fianco di Maria Callas e Franco Corelli.
Nel 1927 intraprese la prima tournée in America Latina, debuttando al Colón di Buenos Aires, al Municipal di San Paolo, in Norma, Hänsel e Gretel, Andrea Chénier (Madelon), Rigoletto, e Il trovatore accanto a Giacomo Lauri-Volpi. Vi tornò l’anno dopo, producendosi a Santiago del Cile e a Valparaiso; indi nel 1933 e nel 1934 (Buenos Aires, San Paolo, Rio de Janeiro); poi ancora al Colón nel 1953 con Orfeo ed Euridice, Don Carlo e Aida. Cominciò a prodursi con crescente e incondizionato successo sulle principali scene italiane; nel 1925 debuttò al Politeama Fiorentino in Aida e al Piccinni di Bari in Norma, nel 1926 alla Fenice di Venezia nella Norma e al Regio di Torino nella Nona di Beethoven, diretta da Toscanini. Nel 1929 cantò La forza del destino, al Comunale di Firenze, e Aida, al Teatro reale dell’Opera di Roma, dove fu ripetutamente ospite, nel 1930, 1932-34, 1936-40, 1942, 1943, 1945, 1946, 1950, 1951 e 1954, cantandovi La forza del destino, Le preziose ridicole, Tristano e Isotta, Norma, Aida, Falstaff (qui nel 1937 fu per la prima volta Quickly), Sansone e Dalila, Lohengrin, La Gioconda, Boris Godunov, Cavalleria rusticana, La vestale, Oberon, Il trovatore, La favorita, Don Carlo. Nel 1931 fu al Comunale di Bologna con La forza del destino, nel 1932 al Regio di Parma con Norma e nel 1933 al Carlo Felice di Genova nella Linda di Chamounix (Pierotto). Fu molto attiva anche nei grandi teatri estivi rivolti a un pubblico popolare assai vasto, tra cui l’Arena di Verona (vi debuttò nel 1930 nel Boris Godunov e vi tornò con regolarità fino al 1949, esibendosi per l’ultima volta nel Trovatore) e le Terme di Caracalla.
All’estero fu nel 1933 alla Deutsche Oper di Berlino (Aida e Il trovatore); nel 1935 all’Opéra di Parigi e al Palais des beaux-arts di Bruxelles, dove cantò la Messa da requiem di Verdi, che eseguì anche nel 1937 all’Opernhaus di Berlino e alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera (dove si produsse anche in Aida, già affrontata al Covent Garden); nel 1943 all’Opera di Budapest per Cavalleria rusticana, Carmen e Don Carlo. Dal 1946 si esibì al São Carlos di Lisbona con una compagnia di celebri artisti italiani; vi tornò nel 1947, 1948, 1950, 1951, cantandovi Norma, Falstaff, Il trovatore, Cavalleria rusticana, Sansone e Dalila, Aida, Orfeo ed Euridice, La Gioconda, Carmen, lo Stabat mater di Gioachino Rossini. Nel 1946 fu all’Albéniz di Madrid (Aida) e al Grand Théâtre di Ginevra (Norma). Nel 1947 cantò al Théâtre des Champs-Élysées La favorita e Il trovatore, e all’Opernhaus di Zurigo Norma e Un ballo in maschera. Dal settembre del 1948 intraprese una tournée negli Stati Uniti, che toccò Sacramento, l’Opera House di San Francisco, il Massonic Temple di Detroit, il Northrop Memorial di Minneapolis, la Central High School di Omaha, lo Shrine Auditorium di Los Angeles, il Civic Center di Oklahoma City, l’Academy of music di Philadelphia, lo Studebaker Theater di Chicago, il Carnegie Hall e il Walldorf Astoria di New York: si esibì in concerto e in alcuni titoli del suo repertorio (Cavalleria rusticana, La Gioconda, Il trovatore, Falstaff, La forza del destino); nel 1949-50, in una nuova tournée di concerti negli USA, cantò anche Il trovatore al Music Hall di Cleveland e al Bushnell memorial di Hartford, alla Academy of music di Philadelphia e al Rodeheaver Auditorium di Grenville. Nel 1951 fu a Barcellona per Norma e Orfeo ed Euridice, poi a Parigi, all’Opéra per Un ballo in maschera, alla Madeleine per la Messa da requiem, rieseguita al Royal Festival Hall a Londra, dove si produsse anche in concerto alla BBC. Nel 1952 tornò al Covent Garden per Il trovatore e Norma con Callas, e fu anche a Berna, Zurigo, Basilea e Ginevra con la Messa da requiem; nel 1955 fu a Dublino e poi alla Lyric Opera di Chicago con Il trovatore, Il ballo delle ingrate di Monteverdi e Cavalleria rusticana. Nel 1956 e nel 1957 tornò per l’ultima volta a Londra (qui nel febbraio del 1957, in St. James Church, prese parte alla commemorazione di Toscanini) e a Dublino, dove in aprile al Gaiety Theater diede l’addio alle scene in tre recite di Aida.
Il quadro dell’attività di Ebe Stignani si completa con le frequenti presenze all’EIAR (Ente italiano per le audizioni radiofoniche): a Torino, nel 1932, Mignon, Un ballo in maschera, Aida, Il principe Igor′ di Aleksandr Borodin (Končakovna); nel 1937, Lohengrin, Norma, Adriana Lecouvreur (Principessa di Bouillon), Il trovatore; nel 1938 Parisina di Pietro Mascagni (Stella); nel 1942 La fiamma, La Gioconda; a Roma, nel 1932, Un ballo in maschera, Aida, Mignon, Fata Malerba di Vittorio Gui (nel ruolo eponimo); nel 1934 Norma; nel 1937, Don Carlo; nel 1938, L’Italiana in Algeri (Isabella), Nerone; nel 1940, La forza del destino, La cenerentola (Angelina), Nabucco; nel 1941 Norma, Il trovatore, Aida; nel 1942 Nerone; poi alla RAI nel 1948 Il trovatore, nel 1949 Norma, nel 1951 Don Carlo, senza dimenticare alcuni Concerti Martini & Rossi.
Morì il 6 ottobre 1974 a Imola, la città dove s’era ritirata al termine della carriera e dove il 10 ottobre 1941, nella chiesa di Croce coperta, aveva sposato l’ingegner Alfredo Sciti, da cui nel 1944 aveva avuto il figlio Dino.
La voce di Ebe Stignani è stata ben documentata dal disco lungo l’arco della sua carriera. Le prime incisioni, realizzate per Columbia a Milano, risalgono al triennio 1926-29, cui seguirono le Cetra del 1939-42, che offrono un interessante panorama dell’arte del celebre mezzosoprano, con brani del grande repertorio, dal Sansone e Dalila alla Cavalleria rusticana, ma anche con pezzi inusitati, soprattutto per l’epoca, quali la romanza di Pierotto nella Linda di Chamounix, la sortita di Arsace nella Semiramide (Ah! quel giorno ognor rammento) e la cavatina di Rosina dal Barbiere di Siviglia nella versione originale. Al 1941 risalgono due pagine del Sansone e Dalila, per La voce del padrone, seguite dalle registrazioni Columbia del 1946-55. Stignani realizzò anche incisioni di opere complete a 78 giri: La Gioconda nel 1931 (EMI), Norma nel 1937 (Cetra), La forza del destino nel 1941, Aida nel 1946 e Carmen nel 1949 per HMV; in microsolco per Columbia incise di nuovo Norma nel 1954 accanto a Maria Callas e Il matrimonio segreto nel 1956; per Cetra Don Carlo nel 1951.
Stignani possedette autentica voce di mezzosoprano, una delle più ricche e fastose dell’intero Novecento, capace di affondare nel grave, compatta nel centro, facile nell’acuto. La sosteneva una tecnica di prim’ordine, in un momento storico in cui la scuola di canto italiana, condizionata dal gusto verista, sembrava non essere sempre attenta ai dettami del bel canto, specie nel comparto delle voci femminili. L’omogeneità della gamma, la felice saldatura dei registri – dal grave affondato nel petto, come allora usava, all’acuto limpido e fermo –, il bel legato (la si ascolti con attenzione nell’aria di Leonora Oh mio Fernando! della terra il trono, dalla Favorita), l’arte di alleggerire il suono e di variare i colori a seconda dei personaggi e delle situazioni, fecero di Stignani uno dei punti di riferimento delle scene liriche italiane e internazionali tra gli anni Trenta e la fine dei Cinquanta. Si fece valere nell’intero repertorio del suo ruolo vocale, consentendo la persistenza in cartellone di un’opera come La favorita, contribuì alla diffusione della Norma, divenendo l’Adalgisa modello anche per la capacità, almeno negli anni migliori, di affrontare con piglio sicuro una vocalità che implicava il pieno dominio della terza acuta. In questa parte dimostrò di possedere un côté virtuosistico che, almeno per l’epoca, faceva spicco. Proprio per questo non sfigurò nel recupero della parte di Arsace nella Semiramide del 1940 al Comunale di Firenze, che risolse onorevolmente, pur non essendo dotata di quelle competenze belcantistiche che furono poi una conquista del secondo dopoguerra, e non essendo di natura un contralto. Tra i personaggi en travesti da lei affrontati vanno ricordati il Pierotto della Linda di Chamounix e, almeno in dischi, il Beppe dell’Amico Fritz, di cui lascia un’apprezzabile incisione di Laceri, miseri tanti bambini. All’ascolto, la sua Carmen (in italiano) risulta assai datata, mentre fanno tuttora testo le testimonianze delle sue interpretazioni verdiane: in Azucena, Eboli, Amneris, Stignani dette prova di saper abbracciare le esigenze della drammaturgia verdiana, onorando la nobiltà e lo slancio di una vocalità che richiede sorvegliata musicalità e viva partecipazione. Proprio per questo il giudizio di Lauri-Volpi (1960, p. 108), che le assegna il ruolo della vocalista pura – una donna-suonatrice, non davvero capace di creare un personaggio – suona soverchiamente severo. Nel corso della carriera il successo fu costante, e anche nel secondo dopoguerra fu ritenuta in grado di partecipare ad allestimenti di spicco e a incisioni del massimo prestigio, come la citata Norma con Callas, direttore Tullio Serafin.
Fonti e Bibl.: G. Lauri-Volpi, Voci parallele, Milano 1960, pp. 107 s.; R. Celletti, S. E., in Le grandi voci, Roma 1964, pp. 803-807; L. Pinzauti, Il ricordo di nonna Ebe, in Il Resto del Carlino, 7 aprile 1972; A. Sguerzi, Le stirpi canore, Bologna 1978, p. 186; F. Battaglia, L’arte del canto in Romagna, Bologna 1979, pp. 182-189; B. De Franceschi, E. S. Una voce e il suo mondo, Imola 1980; J.-J. Hanine Vallaut, Giulietta Simionato, Parma 1987, pp. 63, 70, 85, 90, 104, 109, 117, 119, 143; D. Rubboli, Gianna Pederzini, Parma 1989, pp. 19, 71, 118; M. Selvini - G. Landini, E. S., in Grandi voci alla Scala, Milano 1993; G. Marinuzzi, Tema con variazioni. Epistolario artistico di un grande direttore d’orchestra, a cura di L. Pierotti et al., Milano 1995, ad ind.; K.J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, V, Monaco 1997, pp. 3349 s.; J. Kesting, Die großen Sänger, Kassel 2010, pp. 890-893; M. Beghelli - R. Talmelli, Ermafrodite armoniche. Il contralto nell’Ottocento, Varese 2011, p. 92.