EBE ("Ηβη, Hebe)
Figlia di Zeus e di Era, fu riguardata dagli antichi Greci come la personificazione della fiorente giovinezza. Nell'Iliade figura come la coppiera degli dei dell'Olimpo; in particolare tuttavia, essa è la divina ancella di Era; come quando, nel V libro aiuta la dea ad allestire il carro da guerra. Anche nel culto Ebe si trova in stretto legame con Era; ed è anzi probabile che in origine essa non sia stata altro che un'ipostasi di Era stessa, l'Era fanciulla ("Ηρα παῖς). Così nell'Heraion di Micene e in quello di Mantinea la sua immagine si vedeva a lato di quella di Era; e il gruppo di Era e di Ebe compare talora anche nelle pitture vascolari.
Nella mitologia più tarda, l'ufficio di coppiere celeste fu assegnato a Ganimede; ma Ebe rimase tuttavia la dea della giovinezza e della bellezza e di tutti i piaceri che esse portano seco e dei quali godono gli dei dell'Olimpo: e anche la troviamo partecipe delle danze di Apollo con le Muse (Hymn. in Apoll., 195)
Un altro aspetto di Ebe fu quello di sposa di Eracle; già la conoscono come tale l'Odissea (XI, 604), ed Esiodo (Theog., 950), e Pindaro (Isthm., IV, 49) canta di Eracle che "dagli dei è onorato e tenuto caro come uno di loro, e ha in sposa Ebe ed è genero di Era".
A tale aspetto di Ebe fa riscontro il suo antichissimo legame con Eracle anche nel culto: come ci è attestato per l'isola di Coo e specialmente per l'Attica, dove Ebe era venerata a lato di Eracle nel Cinosarge di Atene e nel demo di Aexone.
Merita di essere ricordato il suo culto di Fliunte e di Sicione, dove Ebe veniva riguardata come la dea della più scapigliata giovinezza e festeggiata con riti licenziosi da giovani incoronati di edera.
A Roma il culto della greca Ebe fu introdotto, non sappiamo precisamente da quale città, nel corso del sec. III a C.; e ivi la dea fu subito identificata, com'era naturale, con l'indigena Iuventas e sotto questo nome venerata. Per la prima volta nel 218 a. C. le furono offerti un lettisternio e una supplicazione presso il tempio di Ercole (Livio, XXI, 62, 9); e ad essa sotto il nome di Iuventas fu votato da M. Livio Salinatore durante la battaglia del Metauro nel 207 a. C., un tempio, che fu eretto nelle vicinanze del Circo Massimo e dedicato poi nel 191 a. C. da C. Licinio Lucullo (Cicer., Brutus, 73; Livio, XXXVI, 36, 5). Dal tempo di Augusto in poi, la romana Iuventas fu concepita e raffigurata esclusivamente con le qualità e gli attributi della greca Ebe.
Bibl.: L. Preller, Griech. Mythologie, 4ª ed. di C. Robert, II, Berlino 1894; p. 498 segg.; L. v. Sybel, in Roscher, Lexicon der griech. u. röm. Mythologie, I, 1869 segg.; J. Eitrem, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 2579 segg.; G. Wissowa, Religion u. Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 136; P. Decharme, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiquités greques et romaines, III, p. 44 segg.