EBLA (v. vol. VII, p. 688, s.v. TellMardikh)
Importante centro urbano della Siria settentrionale interna, fiorito particolarmente nel periodo protosiriano maturo (2400-2300 a.C.) e paleosiriano arcaico e maturo (2000/1900-1600 a.C.), localizzato c.a 60 km a S-SO di Aleppo, sul luogo oggi denominato Teli Mardikh. È stato dal 1964 ed è tuttora oggetto di un'esplorazione archeologica sistematica a opera di una Missione dell'Università di Roma «La Sapienza» sotto la direzione di P. Matthiae.
Nel 1968 il ritrovamento di un busto acefalo basaltico di una statua votiva con un'iscrizione cuneiforme dedicata da Ibbit-Lim, figlio del re Igriš-Khepa, sovrano di E., ha consentito l'identificazione di Teli Mardikh, appunto, con E.; nel 1974 è stato individuato il primo settore del Palazzo Reale G, distrutto verso il 2300 a.C., mentre nel 1975 è stato scoperto il maggiore nucleo degli archivi di stato di tavolette cuneiformi, ammontanti a oltre 17.000 pezzi, interi o frammentari; nel 1978-79 sono stati individuati il grande Palazzo Occidentale, distrutto nel 1600 a.C., e la necropoli reale dello stesso periodo; nel 1986-89 sono stati riportati alla luce, sempre nell'ambito del periodo paleosiriano, il Palazzo Settentrionale, il tempio P2 e parti delle fortificazioni orientali della cittadella.
Tenuissimi resti dispersi sono relativi alla fase di Mardikh I (c.a 3500-2900 a.C.), formativa dell'insediamento che precedette quello del primo sviluppo urbano di Mardikh II A (c.a 2900-2400 a.C.), di cui è noto solo un resto limitato dell'Edificio G3 sui declivi S dell'acropoli. Nella fase di Mardikh II Β1 (c.a 2400-2300 a.C.), la dimensione topografica del centro urbano raggiunge forse i 50 ha con il grande complesso del Palazzo Reale G, mentre Mardikh II B2 (c.a 2300-2000 a.C.) è un periodo di decadenza e di crisi, di cui restano tracce assai modeste. La seconda grande fase è quella di Mardikh III Α-B (c.a 2000/1900-1600 a.C.), quando la città venne ricostruita all'interno degli imponenti terrapieni esterni, la cittadella ebbe la cinta delle fortificazioni interne, ed edifici pubblici, palatini e religiosi vennero eretti nell'ampia città bassa anulare estesa attorno alla cittadella centrale con una superficie complessiva di c.a 60 ha. Dopo la distruzione definitiva del grande insediamento urbano attorno al 1600 a.C., un assai limitato e molto modesto stanziamento si attestò nella sola area dell'acropoli durante la fase di Mardikh IV A-B (c.a 1600-1200 a.C.) e sporadici resti di villaggi sono attestati anche nel susseguente periodo di Mardikh V B-C (c.a 900-535 a.C.).
Un più consistente insediamento rurale con un'ampia fattoria fortificata è documentato nell'età persiana ed ellenistica di Mardikh VI Α-B (c.a 535-150 a.C.) sulla sommità dell'acropoli, mentre un modestissimo insediamento monastico in età tardo-romana e bizantina è attestato nella zona occidentale della città bassa (c.a 200-550 d.C.). La prima documentazione del toponimo Mardikh si trova in un documento dei regni latini medioevali e vi sono indizi che uno dei corpi di spedizione della I Crociata sia passato per Teli Mardikh alla fine del 1098.
Sono noti con sicurezza tre sovrani di E. nell'età degli archivi: Igriš-Khalam, Irkab-Damu e Išar-Damu, che potrebbe aver regnato al tempo della distruzione della città protosiriana matura, se non vi fu un quarto re, mai menzionato con il suo nome proprio nelle tavolette degli archivi. La distruzione di questa dinastia ebbe luogo a opera di Sargon di Akkad verso il 2300 a.C., quando il gran re ricorda che il dio dell'Occidente Dagan «gli diede Mari, Yarmuti ed Ebla». Anche il nipote e terzo successore di Sargon, Naram-Sin, si vanta di aver devastato E. e Armanum, ma molto probabilmente allude alla regione fino a pochi anni prima dominata da Ebla. La grande città paleosiriana, che singolarmente non è mai menzionata nei testi di Mari, è citata in testi di Kaniš e di Alalakh, mentre la seconda e definitiva distruzione è cantata in un poema epico hurrito-ittita, di recente scoperto a Boğazköy, e dovette essere realizzata da Khattušili I o più probabilmente da Muršili I, che prese anche Aleppo e Babilonia. Quando già E. non doveva essere più che un cumulo di rovine, nella prima metà del XV sec. a.C. il suo nome è presente nella lunga lista di città della Siria e della Palestina incisa da Thutmosis III sul IX pilone del tempio di Karnak per celebrare le sue vittorie in Asia. Poco più tardi appare ancora in rituali tradizionali a Boğazköy e ad Assur.
Il monumento più importante della città protosiriana matura è il Palazzo Reale G di Mardikh II Β1, finora esplorato per c.a 2500 m2 nelle zone periferiche O e S dell'acropoli, che originariamente era con ogni probabilità un complesso molto articolato di fabbriche, esteso certo su grandissima parte della collina.
Di esso sono oggi noti, sul declivio SO, il quartiere amministrativo, con una corte centrale interna e un'ampia sala del trono a S affiancata da vani minori e preceduta dalla famosa sala d'archivio adiacente al vestibolo d'ingresso, dove furono trovati oltre 15.000 tavolette e frammenti di testi cuneiformi originariamente disposti su scaffalature lignee; la grande Corte delle Udienze, un ampio spazio piazza/corte di c.a 65 x 35 m, porticato su almeno due lati, su cui si apriva il portale monumentale percorso da una lunga scalinata di oltre 22 m, che era certamente l'unico ingresso ai quartieri alti del palazzo; sul limite O dell'acropoli, l'unità occidentale con un quartiere per la macinazione dei cereali e la produzione alimentare, connesso forse a una regione sacra localizzata più a Ν sotto il tempio D d'età paleosiriana; e sui declivi S dell'acropoli, il quartiere meridionale ai piedi della collina, probabilmente adibito a funzioni residenziali o amministrative periferiche, e l'unità meridionale all'estrema periferia S della sommità della collina, caratterizzata da magazzini con funzione di depositi per il vasellame.
L'orizzonte della cultura materiale del Palazzo Reale G corrisponde a quello delle fasi di Hama J8-6 e di 'Amuq I, che condividono largamente, soprattutto il primo sito, la produzione vascolare di Mardikh II B1. Produzioni tipiche del Palazzo G, ma eccezionali per i contemporanei contesti archeologici finora conosciuti, sono rappresentate da una serie di intagli lignei traforati con figure umane, anche regali, esseri mitici compositi e figure animali di un caratteristico naturalismo severo, con corrispondenze iconografiche agli ultimi decenni del Protodinastico III Β della Mesopotamia meridionale; da un gruppo di eccezionali intarsi figurativi marmorei originariamente montati su assi di legno con scene di trionfo militare e con raffigurazioni di aquile leontocefale e tori androcefali celebranti una divinità della guerra del tipo di Ninurta da attribuire a una fase arcaica del Protodinastico III Β; e da un certo numero di cretule con impronte di sigilli cilindrici di una glittica aulica di stile elaborato appartenente ad alti dignitari palatini, che costituisce una produzione locale parallela allo stile c.d. di Lugalanda in Mesopotamia, degli anni immediatamente precedenti Sargon di Akkad.
Le tavolette degli archivi reali, raccolte in larga prevalenza nella sala d'archivio (L. 2769), nel piccolo archivio (L. 2712), nel piccolo vestibolo (L. 2875) e nel magazzino trapezoidale (L. 2764) del quartiere amministrativo, sono un eccezionale complesso di documenti di carattere contabile, economico, amministrativo, giuridico, lessicale e letterario dell'amministrazione centrale dello stato eblaita, che riguardano non più di quaranta o cinquanta anni subito prima della distruzione di E. a opera di Sargon di Akkad: scritti nel cuneiforme classico della Mesopotamia meridionale nella tradizione scribale di Fara, pervenuta probabilmente in Siria settentrionale dall'area di Kiš, i testi di E. sono di straordinaria importanza anche linguistica, in quanto, pur con molte grafie logografiche sumeriche, esprimono un'arcaicissima lingua semitica, certamente anteriore, come tipo linguistico, al paleoaccadico della dinastia sargonica.
Quando, dopo una fase di decadenza, E. venne ricostruita, probabilmente nei primi decenni del II millennio a.C., la città fu cinta da imponenti terrapieni, alti fino a 22 m e spessi alla base c.a 40 m, con rivestimenti di grossi scheggioni lapidei alla base, secondo una tradizione diffusa largamente in tutta l'area siro-palestinese nel Bronzo Medio II. Analoga fortificazione fu eretta attorno alla cittadella centrale, dove il terrapieno sembra essere stato costituito dai declivi stessi della collina, che fu cinta, in basso, da un muro di scarpa alto in media c.a 4 m e, in alto, da un muro di mattoni crudi impostato su un alto rivestimento a scarpata, pure in mattoni crudi, molto ben conservato nel settore E della cittadella.
Tre importanti edifici palatini sono stati finora individuati: il Palazzo Reale E nella zona Ν della cittadella, scavato per breve tratto e adibito certamente a residenza dei sovrani; il Palazzo Occidentale nell'area Q della città bassa, di c.a 7.400 m2, destinato quasi certamente a residenza e forse sede amministrativa del principe ereditario; il Palazzo Settentrionale nell'area Ρ della città bassa, di c.a 3.500 m2, che aveva sicuramente importanti funzioni di rappresentanza connesse alla regalità. Ancora nella città bassa, in zone non troppo distanti dalla base del muro inferiore della cinta fortificata interna, erano una serie di edifici di culto: a Ν il tempio N, probabilmente dedicato al dio Samas; a N-NO il tempio P2, forse sede del culto di Ištar; a SO il tempio B1 del dio Rašap.
Nella zona occidentale dell'acropoli era il grande tempio D, certamente dedicato alla dea Ištar, probabilmente divinità poliade, come indicherebbe la menzione, in un rituale medioassiro, di una dea con il semplice appellativo di eblaitu, «la Eblaita». Tutti gli edifici sacri di E. sono monocellulari, a sviluppo longitudinale con accesso assiale, talora eccezionalmente monumentali, come è il caso del tempio P2, mentre il solo tempio D è planimetricamente una dilatazione di questa tipologia, essendo un edificio assiale, tripartito longitudinalmente con un breve vestibolo, un'antecella e una cella profonda con una nicchia sulla parete di fondo.
Quartieri di case private sono noti finora soltanto in due regioni della città bassa SO, l'una in prossimità della porta urbica SO, nell'area A, e l'altra presso i piedi dell'acropoli, nell'area B. Sulla grande cinta fortificata esterna si aprivano certamente quattro porte urbiche, a NO, a NE, a SE e a SO, delle quali sono state esplorate solo la porta SE, molto danneggiata, e la monumentale e ben conservata porta SO. Quest'ultima è caratterizzata da un forte sviluppo longitudinale e dalla tipologia a tre coppie di contrafforti e due vani intermedi che delimitavano due passaggi a battenti, secondo il c.d. schema delle «porte a tenaglia», tipico dell'area siro-palestinese del Bronzo Medio II. Il carattere accentuatamente monumentale della porta SO è sottolineato dall'aggiunta allo schema classico di una corte trapezoidale anteposta e di una porta avanzata a due coppie di contrafforti, un solo vano intermedio e un solo passaggio a due battenti.
Nella zona occidentale della città bassa è stata individuata la necropoli reale del XVIII-XVII secolo a.C., che si estendeva nell'area del Palazzo Occidentale del principe ereditario, del tempio B1 del dio dell'oltretomba Rašap e del santuario B2 dedicato al culto degli antenati regali. Benché sia stata identificata una decina di tombe, in larga parte danneggiate e violate durante saccheggi delle rovine successivi alla distruzione della città attorno al 1600 a.C., sono stati finora scavati tre sepolcri ipogei: la «Tomba del Signore dei capridi», molto probabilmente reale, databile attorno al 1750 a.C.; la «Tomba della Principessa», di poco più antica, chiusa verso il 1800 a.C., e la «Tomba delle cisterne», che fu sigillata probabilmente verso il 1650 a.C. Le due prime tombe avevano un cospicuo corredo di vasellame ceramico e litico e numerosi gioielli, armi di bronzo, amuleti d'avorio, resti di rivestimenti bronzei di mobilio, spesso gravemente danneggiati dalle infiltrazioni d'acqua. Importanti e frequenti sono i rapporti tipologici dei materiali di oreficeria con quelli, pressoché contemporanei, delle tombe reali di Biblo e quelli di poco più recenti dei ripostigli di Tell el-'Ağğūl in Palestina meridionale.
Un contributo fondamentale reso dall'esplorazione archeologica della città di Mardikh III Α-B è il recupero di una serie di resti di plastica monumentale, dai bacini rituali a due vasche con rilievi cultuali e mitici databili tra il 1990/1850 e il 1800/1750 a.C., che erano tipici arredi templari eblaiti, alla statuaria votiva basaltica scoperta soprattutto di fronte al tempio P2 con immagini di sovrani seduti e di regine stanti, da datare tra il 1850/1800 e il 1650 a.C., alle stele votive a quattro facce scolpite a rilievo, delle quali quella quasi integra scoperta nell'area sacra del Tempio di Ištar, risalente agli anni compresi tra il 1825 e il 1750 a.C., presenta una serie di scene rituali, mitiche e cultuali di eccezionale interesse iconologico. Questa nuova importante documentazione scultorea consente di delineare una successione di almeno tre fasi stilistiche paleosiriane per la plastica tra il 1900/1850 e il 1650/1600 a.C., che può ormai essere paragonata a quella in corso di definizione, su ben più ampia base documentaria, della glittica contemporanea.
Mentre la plastica in pietra documenta il ruolo primario di E. nella realizzazione anche delle fasi classiche dell'arte paleosiriana, un cospicuo gruppo di frammenti di intagli in avorio, che decoravano un trono o un letto cerimoniale, di stile egittizzante databile attorno al 1700 a.C., attesta l'importanza dell'influsso faraonico al livello dell'arte palatina connessa all'esaltazione della regalità. L'altissima qualità di questa produzione, che è la più antica dell'area siro-palestinese, è evidente soprattutto nelle immagini di divinità del tipo di Hathor, Sobek, di Horus e particolarmente in una testa con tiara osiriaca.
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