Ebro (Ibero)
Fiume della Spagna nord orientale; nasce dai Monti Cantabrici e, dopo un corso di 800 km in direzione NE-SE, sfocia nel Mediterraneo a sud di Tortosa. E utilizzato due volte da D. come luogo geografico di riferimento.
In Pg XXVII 1-6, D. si serve dell 'E., di Gerusalemme e del Gange per un'indicazione di tempo in chiave astronomica: Sì come quando i primi raggi vibra / là dove il suo fattor lo sangue sparse, / cadendo Ibero sotto l'alta Libra, / e l'onde in Gange da nona rïarse, / sì stava il sole; onde il giorno sen giva, / come l'angel di Dio lieto ci apparse. Se a Gerusalemme il sole vibra i primi raggi, alle foci del Gange, che è 90° a oriente, è mezzogiorno (per l 'ora di nona cfr. Cv IV XXIII 15-16; G. Villani XI 100), e al Purgatorio, che è antipode, è il tramonto; e se il sole, che si trova in Ariete, è alle foci del Gange, la notte, che si trova nella costellazione diametralmente opposta, è alle sorgenti dell'Ebro. Ai vv. 61-63 si ritrova poi il logico proseguimento di questa indicazione oraria: " Lo sol sen va ", soggiunse, " e vien la sera; / non v'arrestate, ma studiate II passo, / mentre che l'occidente non si annera ".
L 'altro luogo nel quale l 'E. è usato come riferimento geografico è in Pd IX 88-90, ove Folco di Marsiglia, nella descrizione della sua terra d'origine, dice: Di quella valle fu ' io litorano / tra Ebro e Macra, che per cammin corto / parte lo Genovese dal Toscano (v. BUGGEA). Il Torraca sostiene una terza citazione dell 'E., in Pd XII 49-50; per la questione v. Calaruega.
Bibl. - G. Buti-R. Bertagni, Commento astronomico della D.C., Firenze 1966, 143; O. Baldacci, Alcuni problemi geografici di esegesi dantesca, in " Boll. Soc. Geogr. Ital. " s. 9, VII (1966) 574.