Ecce ancilla Dei
In Pg X 44, nel primo esempio ‛ parlante ' di umiltà, leggermente variando la frase di assenso pronunciata dalla Vergine Maria all'angelo Gabriele dopo l 'annuncio della maternità divina (Luc. 1, 38 " Ecce ancilla Domini "). Il dialogo evangelico ha una sua particolare efficacia nel descrivere le obiezioni presentate da Maria, benché edotta circa l'avvento del Messia; infine avendo compreso la precisa volontà dell'onnipotente, ella si sottomette al divino volere pronunciando la frase predetta, simbolo di umiltà.
Il brano evangelico che descrive il mistero dell'incarnazione di Cristo viene letto nelle messe della Madonna (Annunciazione, Nome di Maria, ecc.); inoltre nelle feste di S. Gabriele, S. Giuseppe, nel mercoledì delle Tempora di Avvento. Nella pietà popolare la frase viene recitata nell'Angelus Domini al mattino, a mezzogiorno e alla sera. La scena ha offerto lo spunto ad artisti per la composizione del soggetto che va sotto il nome di Annunciazione.
D. con rapido tratto narrativo presenta l'angelo che porta il divino messaggio della salvezza dell'umanità. Entrato con Virgilio nella prima cornice dei superbi, contempla esempi di umiltà scolpiti nel masso: il primo è quello che ha per protagonisti l'angelo (Giurato si sarìa ch'el dicesse ‛ Ave! ' e Maria, quella / ch 'ad aprir l 'alto amor volse la chiave (Pg X 34-42). Il rapporto umiltà-incarnazione è richiamato dalla Vergine nel Magnificat (" quia respexit humilitatem ancillae suae ", Luc. 1, 48), ed è quello che suggerisce a D. la predetta citazione.
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